Martedì, 29 Novembre 2016 17:05

"China doll. Sotto scacco": dal genio di Mamet alla maestria di Pagni

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Storia d'amore di uno squalo in affari al quale hanno violato la donna, "China doll. Sotto scacco" è un testo geniale dell'autore statunitense contemporaneo David Mamet con l'interpretazione del notevole Eros Pagni nel ruolo di Mickey Ross e del promettente Roberto Caccioppoli in quello dell'assistente Carlson. Grande prova attoriale e registica, con ritmi ottimi e serrati. Necessari in un testo così intenso, nero come le pareti di fondo e pieno di furore come i quadri di scena (le tanto essenziali quanto curate scenografie sono di Matteo Soltanto). Divertente senza essere una vera e propria commedia, drammatico senza essere una tragedia, coinvolgente e abile nel lasciare col fiato sospeso senza essere un thriller. Pieno della tecnologia imperante al giorno d'oggi, eppure esclusivo teatro di parola. Con un inizio in media res e un finale che lascia presagire chissà quali peripezie, è un formidabile groviglio di telefonate chiuso in un bozzetto di vita esilarante che non necessita altro.

Ho deciso di fare un paio di domande al regista Alessandro D'Alatri. L'ho incontrato il 23 novembre scorso al Ridotto del Teatro Comunale di L'Aquila durante le prove dello spettacolo, che poi ho visto il giorno seguente (è andato in scena anche il 25) con un teatro in visibilio per uno di quei rari momenti di spettacolo che mettono d'accordo il pubblico e la critica.

china doll 2"China doll. Sotto scacco" è un testo su "un percorso rivelatore dei meccanismi e delle logiche del mondo della politica, della finanza e della giustizia". Lei, nelle note di regia paragona il protagonista addirittura a un moderno King Lear. E' davvero così attuale Re Lear?
Eh, be' sì! Poi tocchi Shakespeare che per me in questo momento... sono 4 anni che sto facendo un lavoro di ricerca su Shakespeare… L’ho passato al setaccio. Ma sai, “King Lear” è un testo meraviglioso sulla follia del potere (foto a sinistra Matteo Soltanto).
A parte che c’abbiamo un’interpretazione straordinaria di Eros Pagni che è un gigante del teatro italiano, è uno degli ultimi, cioè: un professionismo e una dedizione, una vita intera dedicata al teatro. Io sono onorato. E’ la seconda volta che lavoro con Eros. Ho fatto un film con lui, il mio primo film, “Americano rosso”, quindi è stato bello rincontrarsi a ‘casa’ sua perché poi il teatro è casa sua.
C’ha un testo meraviglioso di Mamet che credo che sia uno dei drammaturghi più importanti della contemporaneità che ha sempre questa capacità di anticipare in qualche modo le atmosfere che circolano attraverso l’umanità. Questo testo è l’ultimo testo. I diritti li abbiamo presi quando stava debuttato a Broadway con Pacino. Quando l’ho letto so’ rimasto impressionato per la capacità, diciamo, quasi chirurgica di entrare dentro i meccanismi e le pieghe del mondo della finanza che oggi governa questo mondo: siamo tutti vittime di pensieri stabiliti in appartamenti, in uffici che noi non sapremo mai quali sono. Quindi questo backstage della finanza, dell’economia, del potere, della gestione della giustizia e quindi dell’ingiustizia, è bello vederlo sulla scena. Me ne sono innamorato subito. Ho fatto un lavoro nell’ombra perchè poi lo ha firmato Luca. Luca Barbareschi è colui che ha portato sempre Mamet in Italia. E’ stato il primo.
Per l’adattamento, ho fatto un grande lavoro. Io vivo in America gran parte della mia vita. Faccio su e giù con gli Stati Uniti. Mi sono sposato lì, c’ho mia figlia americana. Insomma, conosco molto bene la cultura americana. E il testo necessitava secondo me di un adattamento linguistico proprio, perché ci sono dei modi di dire per esempio che sono intraducibili. Già lo stesso titolo “China doll”, sarebbe la “bambola cinese”, ma non vuol dire niente perché è un modo di dire. La ‘bambola cinese’ è quando c’è un casino, quando c’è una confusione... Il sottotitolo italiano gliel’ho trovato che era “Sotto scacco”, quando sei nell’angolino in mezzo alla confusione e non sai più come uscirne. Questo è. È un termine militare. Nelle sigle militari quando stanno in un combattimento dicono “We are in a china doll”, ‘ci troviamo in una bambola cinese’, ‘stiamo dentro una situazione che probabilmente può finire molto male’. Questo è il senso. Ecco, era impossibile da tradurre. “Sotto scacco” forse era la cosa migliore come traduzione.

china doll 3 fotoTSALei ha visto la versione originale con Al Pacino?
L’ho vista a Broadway con Pacino. La cosa bella è che l’agente di Mamet è venuto all’Eliseo [la pièce ha debuttato al Teatro Eliseo di Roma dal 05 al 24 aprile scorsi, ndr] a vedere lo spettacolo e ci ha mandato una lettera bellissima dove era in copia anche Mamet (che poi è venuto recentemente a Roma in occasione del festival del cinema) dove ha detto che il nostro era migliore! Questo per noi è stato un privilegio perché poi Pacino, voglio dire, stiamo parlando di un mostro di attore, una capacità attoriale straordinaria. Però devo dire che l’adattamento italiano, secondo me, non fa rimpiangere quello americano, nel senso che sono molto contento di questo lavoro che poi è stato fatto di concerto chiaramente con gli attori sulla scena: abbiamo cercato sempre di renderlo il più possibile fruibile. E in questa analisi, esattamente come “King Lear”, c’ha dei momenti dove la tragedia si trasforma in ironia, in qualche modo, perché noi ridiamo sempre delle tragedie dell’umanità, cioè ci fa ridere la tegola che casca in testa al personaggio per strada; poi in realtà uno muore se gli cade una tegola in testa. Però la tragedia è comica, in qualche modo. Questo non è un testo comico, perciò l’ironia graffiante di Mamet prevale sempre tanto, cioè questo cinismo. E’ il trionfo del cinismo. Ed è il trionfo anche dell’ingiustizia.
Io credo che chi vede questo spettacolo, torna a casa, capisce una serie di meccanismi che sono estremamente contemporanei. Quest’uomo è un uomo che rappresenta figure che in questo momento della nostra epoca sono così prevalenti: Murdock, Trump diventato Presidente degli Stati Uniti, Berlusconi... cioè sono figure egocentriche. E riescono a vincere perché riescono a bucare la fantasia anche del popolo perché, poi, li vota la gente. Alcuni giudizi suoi sul votare, sulla democrazia, che sono nel testo, sono meravigliosi però da qual punto di vista è una riflessione importante su dove stiamo andando. E quando il teatro secondo me si fa interprete, anche attraverso i ‘classici’ - perché non è necessario che sia contemporaneo il teatro -, il teatro è un invito continuo alla riflessione. E’ un assorbimento attraverso la gestualità, attraverso l’esasperazione del tempo, perché poi il teatro c’ha un tempo chiuso: c’è un inizio e una fine. Ma in quella dilatazione secondo me ci sono spazi, anche per l’intrattenimento, perchè comunque io godo a teatro (non parlo solo del mio, ma io sono un grande consumatore di teatro) il teatro per me è uno spazio straordinario perché restituisce a mio avviso al pubblico quella capacità di essere anche protagonista di quello che sta avvenendo perché chiede la partecipazione, chiede una condivisione il teatro. E’ come quando si gioca da bambini che si stabiliscono quelle piccole regole: facciano che tu eri mamma e io sono papà e quindi da quel momento nel gioco tu sei mamma e io sono papa, tu sei l’americano e io sono il tedesco, tu sei l’indiamo e io sono il cowboy. Cioè: ci sono i ruoli. Il teatro stabilisce esattamente questo. E il pubblico accetta e diventa pubblico nel momento in cui accetta questa condizione. E allora a teatro magari, tu vedi un palcoscenico vuoto, vedi uno che dice che sta affogando nel mare: non c’è l’acqua, ma tu senti che sta affogando. E allora questo secondo me è la grande magia del teatro, che diventa la grande magia che da millenni ha il fascino della rappresentazione.
Il cinema non è rappresentazione, il cinema è racconto visivo, cioè preconfezionato in qualche modo; se c’è il mare c’è il mare, se c’è un palazzo è un palazzo. il teatro invece c’ha questa condizione straordinaria per cui fa in modo che vedi quello che non c’è. E quindi chiede una partecipazione.
E è la stessa cosa che chiede la religione, la mistica: chiede una fiducia incondizionata.
E quindi è questo che funziona. E’ una magia irripetibile. Io trovo che per me che mi divido fra tante forme diverse espressive, questo per me la è parte più ‘ossigenante’, perché il teatro è ossigenazione proprio. L’attore è attore. Non è montato, non c’è la moviola. L’attore lavora senza rete. Io vado a teatro perchè amo gli attori. Al teatro vedo gli attori. Al cinema vedo l’elaborazione dell’attore, Per cui è un fascino straordinario.
China doll(foto a destra, Tsa) è l’ultimo testo che ho fatto, ma è uno dei testi che mi ha dato di più perché innanzitutto è un testo contemporaneo per cui ti chiede di essere nell’oggi nella logica anche di quello che succederà. Pensa: noi abbiamo cominciato questo spettacolo che Trump non era Presidente, oggi è Presidente degli Stati Uniti. E quindi, voglio dire, già vedi come il potere è in evoluzione continua nel rapporto con il popolo, con la massa, con il mondo. Uomini come Mickey: pochissimi sono quelli che contano nelle vite dell’umanità.
Trovo che il teatro ha questa funzione, più del cinema. Infatti sta riprendendo uno scettro secondo me. Io credo che il teatro nonostante le difficoltà ha una marcia in più rispetto alle arti performative.
Come la musica dal vivo: adesso è diventata importante, il disco non lo compra più nessuno. Però la musica dal vivo la vanno a sentire tutti. Perché succede questo? Perché c’è quella cosa che succede lì in quel momento, quell’unicità che è irripetibile: se non l’hai visto, peccato!, perché ti sei perso una cosa. Cioè, c’è qualcosa che non puoi perdere. Questo chiaramente quando gli spettacoli funzionano. Quando non funzionano è meglio perderli.

china doll 4 soltanto

Letto 14036 volte Ultima modifica il Martedì, 29 Novembre 2016 17:19
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