E' la prima intervista da candidato alle primarie, che si terranno il 9 e 10 aprile prossimo, tra quattro settimane.
Pierpaolo Pietrucci, già capo di gabinetto del sindaco Massimo Cialente, oggi consigliere regionale, ha sciolto le riserve soltanto venerdì, nel corso dell'assemblea degli iscritti del Partito Democratico; ha accettato di affidare a NewsTown le sue prime riflessioni sulla sfida elettorale che l'attende, sulle questioni da affrontare fosse eletto sindaco, sul futuro che immagina per la città.
Pietrucci, cosa l'ha convinta ad accettare la sfida delle primarie?
E’ stata la mia comunità. L’ho ripetuto pubblicamente tante volte negli ultimi tempi, che mi mettevo a disposizione per una partita così importante come quella delle elezioni nella nostra città: in qualsiasi modo avrei potuto dare una mano, l’avrei fatto. In assemblea, sono stati molti gli interventi che hanno sollecitato un mio impegno diretto. Così sarà: non mi piacciono le autocandidature, vivo la politica con spirito di servizio. Questo non mi stancherò mai di ripeterlo.
A chi sostiene che è stato un errore decidere di candidarsi, perché L'Aquila rischia di perdere il suo unico consigliere regionale, cosa sente di rispondere?
Rispondo che è una preoccupazione del tutto legittima, tanto che anch'io me la sono posta. Si tratta di fare una scelta: è più importante, in questo momento storico, mantenere quella postazione in Consiglio regionale o mettersi direttamente a disposizione per potere costruire un progetto per L'Aquila che parta e ruoti attorno al Comune? Abbiamo ritenuto di scegliere la seconda strada. Non potrei aggiungere più di quanto ha detto in assemblea Giovanni Lolli, in un intervento bellissimo, che abbiamo apprezzato tutti. L’impegno per L’Aquila dalla Regione passa innanzitutto dalla Giunta, e sappiamo quanta autorevolezza lui abbia conquistato in questi anni, persino più di quella che gli ha permesso di essere scelto come vicepresidente tre anni fa. Sulla programmazione e il sostegno alla città, a cominciare dalla pianificazione dei fondi e dei progetti, avremo sempre in lui il migliore riferimento possibile. Non dobbiamo dimenticare, del resto, che l’attuale amministrazione regionale ha avuto una buona dose di spinta propulsiva e di legittimazione popolare proprio dall’Aquila. Nella nostra città e nel nostro territorio il centrosinistra ha preso più voti che in qualsiasi altra parte d’Abruzzo. Questo in politica non può che contare, che ci sia o non ci sia un consigliere regionale di riferimento, specialmente se si tiene conto del fatto che il Consiglio regionale ha un’autonomia di bilancio veramente ridotta, visto che la stragrande maggioranza dei fondi va agli stipendi del personale.
Che campagna elettorale sarà, quella delle primarie, che la vedrà contrapposta ad un esponente di peso del suo partito, Americo Di Benedetto?
Sono convinto che sarà bellissima, oltre che utile. Potremo confrontarci sui problemi della città, avremo un mese di tempo per fare conoscere all’Aquila i nostri punti di vista e il nostro approccio. Io sono onorato di potere confrontarmi con Americo, che ha già dimostrato bravura, qualità, senso di responsabilità. Una persona a cui voglio bene. Per parte mia, parlerò del progetto per la città che non può che prendere le mosse da quanto ho fatto per L’Aquila in Consiglio regionale: i finanziamenti per la pista ciclabile, il salvataggio di Abruzzo Engineering e dell’Isa, le risorse per i Comuni delle Rocche e per la scuola di Scoppito, per gli impianti da sci, per le strade e contro il dissesto in alcuni Comuni del territorio, la soluzione ai problemi e ai rallentamenti del Genio civile, solo per citare alcuni provvedimenti. La legge per L’Aquila capoluogo e la fusione tra Ama e Tua sono i due tasselli al programma di mandato che mi sono prefissato di realizzare, e spero possano trovare compimento nei prossimi giorni.
Teme che primarie così, aperte, vere e davvero contendibili, possano logorare il Partito Democratico e, dunque, fiaccare il centrosinistra più che 'lanciarlo' verso le elezioni di giugno?
Al contrario: se la contesa sarà corretta e si svolgerà nell’alveo delle regole e con la consapevolezza costante dei contendenti di essere parte di uno stesso progetto, requisiti che sono convinto non verranno mai meno, sarà una mobilitazione utile, costruttiva. Ovunque le primarie, quando sono state vere e contendibili, laddove non hanno lasciato strascichi e malumori, hanno rafforzato il candidato sindaco e la coalizione. Accadrà lo stesso anche all’Aquila.
Dovesse vincere le primarie, e poi le elezioni amministrative, quali sarebbero le sue priorità da Sindaco dell'Aquila?
I problemi impellenti li conosciamo, sono quelli che affrontano gli aquilani ogni giorno: è sul tavolo la questione della sicurezza nelle scuole, per me in questo momento è la priorità delle priorità. Lo dico da padre di due bambini. Ho partecipato negli ultimi giorni ad un tavolo con le istituzioni, le famiglie, i rappresentanti degli istituti: è una situazione di forte difficoltà che prende le mosse da scelte sciagurate assunte dal livello nazionale quando si è deciso di indebolire Enti che hanno grandi responsabilità in queste settore, penso alle Province. La Regione, con Lolli, sta assumendo impegni e responsabilità che vanno persino oltre le proprie competenze. Il prossimo sindaco sarà un attore fondamentale in questo processo, un processo che deve produrre il risultato di un piano che sappia contemperare il breve e il lungo periodo, la sicurezza con la necessità e il dovere dell’attività didattica. Dovremo essere in grado di fornire uno scadenzario di interventi, e ad ogni intervento di messa in sicurezza dovrà corrispondere il reperimento o l’allestimento (penso ai Musp) di strutture alternative dove allocare i ragazzi il cui istituto è interessato in quel momento dall’intervento. Sempre rimanendo nell’ambito della sicurezza delle strutture sensibili, non credo dovremo privarci dell’ambizione di realizzare un ospedale nuovo, ovviamente dotato delle migliori tecnologie antisismiche, in project financing. Proprio sull’ospedale mi sono opposto a una proposta bizzarra di project che avrebbe gettato la scure su ogni possibilità di costruzione di un nuovo plesso ospedaliero.
Poi, è centrale la questione del lavoro e dell’occupazione: ancora più che nel passato, lo sforzo del sindaco deve essere quello di un tessitore di alleanze, di attore influente sulle politiche di salvaguardia e anche creazione del lavoro. Penso agli investimenti derivanti dagli incentivi e dai fondi per la ricostruzione; con la Regione occorrerà un dialogo serrato. Il sindaco dovrà essere in grado di parlare con tutti, dagli investitori ai sindacati. Mi viene in mente la vicenda dei call center, un settore che nella nostra città dà reddito a duemila persone. Ci stiamo sforzando di costruire un polo del settore all’Aquila, che valorizzi le competenze acquisite in tanti anni. Il sindaco dovrà essere anche facilitatore di processi come questo.
Inoltre il tema del sociale, del sostegno ai più deboli è prioritario. Fatemi spendere su questo argomento un parola di elogio per il grande lavoro dell’assessore Emanuela Di Giovambattista e di tutta la Giunta; è sempre più difficile, in tempi di ristrettezze finanziarie, far quadrare i bilanci e trovare le risorse, eppure quelle destinate alla protezione dei più deboli, per il sociale, il Comune dell’Aquila negli ultimi anni le ha persino aumentate. Dobbiamo proseguire su questa via, con sempre maggiore determinazione: in una città come la nostra, che ha conosciuto il dramma del 2009, questo ambito va affrontato con ogni attenzione possibile.
In generale, molto si giocherà nei prossimi anni sul ruolo della nostra città in un contesto più largo. Vanno messi in campo tutti gli sforzi possibile per fare dell’Aquila un faro piuttosto che un’isola. L’Aquila deve essere riferimento e guida per tutto il comprensorio, e credo che una volte per tutte la dicitura “città territorio” debba uscire dalla dimensione dello slogan per trasformarsi in atti amministrativi (penso alla mobilità e alle connessioni infrastrutturali) e procedure (come consultazioni continue con i sindaci del territori e protocolli di intesa) che diano effetti concreti. Nella mia esperienza da Consigliere regionale tocco con mano quanto male faccia alle aree interne l’isolamento, e come sia fondamentale creare un sistema che sappia valorizzare tutte le potenzialità del territorio, in una produttiva suddivisione dei ruoli. L’Aquila inoltre dovrà svolgere nei fatti il ruolo di capoluogo, dovrà essere più forte in Abruzzo, e qui giocheranno un ruolo fondamentale le politiche, l’innovazione che sapremo mettere in campo in campi come la creazione di un habitat favorevole per le imprese, il sociale, le politiche per i giovani, l’università. Infine L’Aquila dovrà affermare un ruolo di leadership su tutta l’area dell’Appenino centrale, quella accomunata dal fatto di essere stata colpita dai terremoti, dal 2009 in poi. La ricostruzione, la prevenzione e la rinascita economica, l’interlocuzione con i governi: le soluzioni e le proposte devono partire da qui.
Non è affatto semplice, per una coalizione, confermarsi dopo 10 anni di governo di una città, figurarsi a L'Aquila. Come si segna la necessaria discontinuità senza disconoscere il lavoro fatto fino ad oggi?
Massimo Cialente è un grande sindaco, e credo che ce ne renderemo conto sempre di più col trascorrere degli anni. E’ stato un grande interprete per la fase dell’emergenza e ha saputo gettare le basi per una ripartenza. Questa fase è decisiva per L’Aquila che sarà, ci giochiamo tantissimo: le risorse del 4%, una ricostruzione che comincia a restituirci la città, tanti interrogativi. Credo che la dicotomia continuità e discontinuità sia un falso problema. La domanda che dovranno porsi il sindaco e la prossima amministrazione non è quanto sarà diverso il loro stile o il loro approccio rispetto a chi li ha preceduti ma piuttosto come fare in modo che quanto si è costruito possa essere valorizzato nel modo migliore, e cosa si debba fare per portare a frutto e compimento le vocazioni della città. Il turismo, le competenze sviluppate nel campo della prevenzione, l’università, la ricerca, la nuova infrastrutturazione tecnologica di cui ci potremo avvalere. Dovremo andare avanti tutti assieme, senza lasciare indietro nessuno. Bisognerà comunicare in maniera pedissequa gli avanzamenti fatti, gli obiettivi da raggiungere, i passi da compiere.
Altri temi sul tavolo sono lo sviluppo del Gran Sasso, le infrastrutture (variante sud e ponte della Mausonia, tra le altre), la gestione del Progetto Case: come li affronterebbe, fosse eletto sindaco?
E’ un momento difficile per il Gran Sasso. Vorrei esprimere la mia solidarietà a tutti coloro, tra dipendenti del Centro turistico e impiegati nel settore, che sono vittime di questa stagione disgraziata. Direi che alla sfortuna e alle fatalità si è unito anche l’accanimento di qualche ente che ha preferito mettere da parte il buon senso. Gran parte della mia attività da Consigliere regionale l’ho spesa per la montagna (ho promosso una serie di leggi tra cui la Reasta sulla rete dei sentieri, i finanziamenti per il soccorso alpino, il provvedimento per i maestri di sci, il protocollo di valorizzazione del lago di Campotosto) ed è ovvio dire che considero quella del Gran Sasso la sfida per eccellenza. Ripartiamo dal documento del dicembre 2015 sottoscritto da tutti i gruppi consiliari del centrosinistra, che era un punto di sintesi molto avanzato, e facciamo in modo di concentrarci sulla realizzazione di quanto stabilito, a cominciare dalla sostituzione degli impianti e dal tema del collegamento. Molto si giocherà poi nell’efficienza e nella gestione dei fondi, che ci sono e vanno sollevati dalle pastoie burocratiche, nel rapporto con la Regione, nel fatto che il Gran Sasso deve giocare un ruolo in un sistema più ampio di alleanze, che chiami le altre bellezze d'Abruzzo e dell’Appennino a costruire un sistema di attrazioni integrato, in primis assieme alle altre montagne abruzzesi. Il Gran Sasso, ecco l’altro obiettivo, dovrà essere vissuto 365 giorni l’anno: una strada possibile è quello di renderlo la montagna madre per gli sport outdoor.
Sul Progetto Case inevitabilmente una discussione andrà aperta, e rientrerà in quella che attiene al Piano regolatore generale. Non credo che L’Aquila possa permettersi di avere sulle spalle un patrimonio edilizio che costa più di quello che rende anche in termini sociali, quindi andrà fatta una attenta discussione e una selezione tra gli insediamenti e le possibili funzioni. Molto potrà venire dalle politiche di rigenerazione, ma credo anche che il bacino universitario possa darci molto: in questo senso andrà predisposto un piano complessivo per la residenzialità universitaria, che comprenda anche la comunicazione all’esterno.
Stesso discorso per la pianificazione delle infrastrutture. Alcuni interventi avviati in questi anni, alla cui programmazione ho concorso da Consigliere regionale, penso alla metropolitana di superficie Scoppito – San Demetrio, agli investimenti sulle piste ciclabili, all’attenzione da riservare ad arterie come la Mausonia e la Statale 17, dovranno tendere verso l’unico obiettivo di ridurre il traffico automobilistico dove è possibile, anche trovando alternative come il trasporto pubblico e la mobilità dolce, e renderlo più scorrevole sulle strade più importanti. La ciclabilità in questo senso è fondamentale. Dovrà arrivare a compimento la rete delle piste ciclabili che sta progettando l’Università su mio impulso sostenuto dal Comune dell’Aquila, in connessione con la dorsale appenninica (la pista ciclabile Aterno da Consigliere regionale l’ho fortemente voluta, i lavori dovranno avanzare) e con la rete Pescara – Roma. Progetti ampi e inclusivi per una città che deve sapersi aprire all’esterno. Sempre rimanendo nell’ambito delle infrastrutture, credo sarà fondamentale mettere a sistema tutti gli impianti sportivi: L’Aquila ha le strutture per diventare una vera e propria città dello sport, con tutto quello che ne consegue in termini di indotto, coesione sociale, qualità della vita.
Ha citato il piano regolatore, è l'altra sfida che attende il sindaco che verrà.
E’ stata una scelta saggia quella di fare in modo che l’adozione fosse appannaggio del prossimo Consiglio comunale. Credo, l’ha già detto il segretario del mio Partito, che attorno alla discussione sul Prg potremo mettere a fuoco le priorità di sviluppo dei prossimi anni. Non potremo limitarci a elencare le aree di espansione e quelle dove è vietato costruire: dovrà emergere un disegno che abbia come riferimento la vivibilità della nostra città.
Dovesse immaginare L'Aquila tra 10 anni?
Sarà la città in cui i miei figli saranno giovani uomini, e la voglio meglio di oggi, anche meglio di quella che era prima del 6 aprile 2009. La immagino aperta al cambiamento e disponibile alle opportunità, comprese quelle che arriveranno da fuori sotto forma di persone e idee. Una città capace di scommettere sui giovani e sulla conoscenza, in cui il centro storico sia tornato definitivamente a vivere perché si è investito su di esso, valorizzando il patrimonio immobiliare pubblico (le pubbliche amministrazioni le vorrei tutte in centro, e i parcheggi all’esterno delle mura, come ha già programmato questa amministrazione) ma anche l’infrastrutturazione tecnologica che lo renda un habitat praticamente unico in Italia. Una città in cui gli aquilani potranno dirsi orgogliosi di avercela fatta, e anche di spiegare agli altri come ci sono riusciti. Una città dove ci sarà fermento e dove le buone iniziative e le capacità emerse dopo il 2009 - ma in qualche modo innate - e penso alla capacità di organizzare i grandi eventi, diventino una vocazione, tanto da essere alla ribalta nazionale almeno una volta per ogni stagione. Eventi come la Perdonanza, il Festival della Montagna e il Jazz italiano per L'Aquila sono un punto di partenza lusinghiero, si tratta solo di lavorare sull'organizzazione, la comunicazione, la sistematizzazione. Ci sarà da lavorare moltissimo, di sicuro.