"Perché mi sono candidata? Perché penso sia un momento molto particolare, per la nazione e la Regione. C'è molta propaganda ma non si parla dei veri problemi. C'è una destra a trazione leghista e un M5S che dice cose paradossali, come Di Maio che parla di boom economico quando siamo in recessione. Di fronte a tanta improvvisazione e a tanto populismo, ho sentito il dovere civico di impegnarmi. Queste elezioni servono a dare una svolta e un cambiamento. Sono un test nazionale, non solo per il centrosinistra ma anche per il centrodestra, perché dirà chi comanda nella coalizione".
A dirlo è Patrizia Masciovecchio, candidata nella provincia dell'Aquila con il Pd in tandem con Pierpaolo Pietrucci. La sua è quella che una volta si sarebbe detta "candidatura indipendente": la Masciovecchio, infatti, è medico e dirigente sanitario (è direttore della Uoc di Medicina legale alla asl dell'Aquila), anche se ha una storia politica ben incardinata nel centrosinistra.
"Nel 2007 fui eletta nell'assemblea regionale e nazionale del Pd, anche se poi mi sono allontanata. Il Pd ha commesso tanti errori, ha dimenticato i problemi della gente e del suo elettorato, è stato il partito dell'uomo solo al comando. Tuttavia, non si può buttare un'esperienza storica così importante. Ho grande rispetto per il civismo, ma se non ci si ricompatta dentro una forza politica strutturata diventa difficile fare opposizione".
"In questa campagna elettorale stiamo incontrando tante persone. La gente è sfiduciata, ci sono situazioni, nel nostro territorio, complicate, le risposte date dopo l'ultimo terremoto sono incomplete, se non inesistenti. Però c'è anche il bisogno di ricondursi a un'azione che sia davvero operativa".
"Il nostro impegno, se saremo eletti" afferma la Masciovecchio "è quello di portare nel consiglio regionale le istanze di questo territorio, che sono peculiari".
Lavoro e sanità sono i due punti programmatici forti della candidatura della Masciovecchio.
"Nella sanità veniamo da 5 anni difficili: la Regione era commissariata, si potevano fare scelte tecniche, non politiche, e non abbiamo potuto fare investimenti. Il commissariamento, da cui siamo usciti anche se siamo ancora sotto monitoraggio del Mef, si è poi incrociato con la legge 70, quella che ha ridisegnato la rete ospedaliera. Da dove ripartire? Nella provincia dell'Aquila bisogna potenziare la medicina di prossimità e la rete delle emergenze, andando anche contro i criteri economicisti e ragioneristici, perché una vita salvata vale più di tutto. E poi bisogna dare attuazione al piano nazionale sulle patologie croniche, già recepito dalla Regione. Qui bisognerà lavorare insieme al terzo settore, gestire le cronicità al di fuori degli ospedali, per dare risposte migliori ai pazienti e liberare posti letto".
Gli altri due nodi da sciogliere, per la sanità aquilana, saranno quello del project financing per il San Salvatore e quello del Dea di secondo livello: "Sul project financing" dice la Mascioveccio "si dovrà fare un'analisi costi/benefici, di tipo tecnico e non politico. Sul Dea di secondo livello, nessun ospedale, in Abruzzo, ce la fa da solo perché nessuno possiede tutte le specialità previste dalla legge. L'unica possibilità per il nostro ospedale è unirsi con quello di Teramo".