It- girl. Termine molto in voga negli ultimi tempi che sta ad indicare le prezzemoline delle riviste di moda e simili il cui compito è quello di farsi fotografare nel momento giusto con il capo d’abbigliamento (o accessorio, è uguale) al momento giusto, presenziare alle sfilate, sfavillare nei party più esclusivi e trasudare quel non so che di “ho messo la prima cosa che avevo nell’armadio ma ne so a pacchi ed è subito stile”. Una figura che poi c’è sempre stata e che in passato ha riguardato più personaggi alla Paris Hilton, quindi con un aspetto più costruito. Complice la crisi, non so, le it-girl si sono svestite dei panni dell’inarrivabile e hanno preferito quelli più comodi e meno pretenziosi di ragazze della porta accanto, molto spesso dotate di velleità artistiche, self made ed impegnate non solo ad accaparrarsi flash. All’apparenza il cursus honorum può essere sintetizzato in un po’ di lungimiranza, spirito di iniziativa nel metterci la faccia e voglia di stare dietro ad un blog. Se poi madre natura è stata un minimo generosa la carriera è aperta a tutte!
A ben vedere intraprendenza e lungimiranza sono solo i titoli di testa di percorsi fatti da carriere sudiate a tavolino o vicende personali che alla base hanno cinema, tv e senz’altro mondo della moda.
L’esempio principe di casa nostra è la protagonista del blog The Blond Salad, Chiara Ferragni, cremonese classe 1987 che inizia l’avventura nel 2009 facendosi strada nei social network postando foto dei suoi outfit. In sei anni la giovane biondina si trasforma in Re Mida e, ad oggi, attorno al suo nome ruotano copertine, contratti con le più grandi case di moda, una sua personale linea di accessori e fatturati da capogiro. Sappiamo tutti che è l’invidia a parlare ma se mi fossi fatta qualche foto in più negli anni in cui gli autoscatti non si chiamavano ancora selfie… Lei è un esempio anche parecchio ambizioso ma sulla falsa riga se contano a centinaia, soprattutto fuori dai confini dove le fanciulle prendono quasi il posto delle top model, retaggio molto anni ’90. Le ragazze immagine degli stilisti oggi sono prestiti dalle scene televisive, artistiche e cinematografiche. E le it-girl.
Estasiata e stupita vengo a sapere che quello della it-girl è un mestiere vecchio quasi un secolo come la rappresentante vivente della categoria che è una splendente “geriatric star” newyorkese 93enne. Fashion guru, interior designer e molto altro. Iris Apfel. Protagonista non solo di un fortunatissimo documentario firmato dallo scomparso Albert Maysles uscito ad aprile in America, ma anche e soprattutto di una serie piuttosto lunga di retrospettive a lei dedicate da parte di musei e gallerie di tutto il mondo, non ultimo il Metropolitan. Punto di riferimento di generazioni stilisti che le hanno chiesto collaborazione e supervisione. Il suo segno distivo sono gli enormi occhiali tondeggianti e gioielli al limite del fisicamente sostenibile: ne indossa enormi, sovrapposti e di ogni materiale, alternando pezzi di alto valore con oggetti recuperati nei mercatini.
Per il sito di e-commerce yoox.com anni fa mise in vendita tre linee di monili, una delle quali composta da pezzi di sua proprietà, che descrivevano pienamente la stravaganza e la forte personalità dell’eterna ragazza al passo con i tempi che vive con serenità il passare degli anni. Figlia di altri tempi si dice spaventata dall’impazzare della tecnologia e suggerisce di trovare il proprio stile compiendo un lavoro di introspezione e non di superficiale emulazione; di non stare a soffermasi sul valore estrinseco dei capi, restituendo una certa dignità alla moda, all’essenza della stessa, colta da una donna che ne ha fatto il centro della sua vita per oltre 70 anni.