Sabato, 15 Novembre 2014 01:29

Rosetta, anche L'Aquila sbarca sulla cometa con Thales Alenia

di 

Mercoledì 12 novembre il lander della sonda spaziale Rosetta è atterrato sulla cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko (67P/C–G). Si tratta di un'impresa epocale, di un risultato scientifico di assoluto rilievo. E' la prima volta nella storia dell'umanità che un congegno costruito dall'uomo riesce a toccare la superficie del nucleo di una cometa.

Un viaggio, quello della sonda interplanetaria, durato oltre dieci anni. Rosetta venne infatti lanciata nello spazio il 2 marzo 2004. Da allora, per raggiungere la sua cometa, ha percorso oltre 6,5 miliardi di chilometri, seguendo un tragitto piuttosto tortuoso, percorso sfruttando la spinta fornita dalle orbite di alcuni pianeti.

Quando si trovava a 800 milioni di chilometri dal Sole, e alle spalle dell’orbita di Giove, la sonda è stata quasi totalmente disattivata e i ricercatori non ne hanno più avuto notizia per più di due anni. Poi, a gennaio scorso, c'è stato il "risveglio".

Rosetta è stata chiamata così in onore della stele di Rosetta, la lastra di pietra che permise agli archeologi di decifrare i geroglifici degli antichi egizi. L’ESA (l'Agenzia Spaziale Europea) ha deciso di darle questo nome nella speranza che possa rendere comprensibili e decifrabili, oltre alla struttura e alla composizione del nucleo delle comete, anche i fenomeni all'origine della formazione dei pianeti e del sistema solare in generale.

Nell’ambito della missione, un contributo fondamentale per la realizzazione della sonda e del lander Philae è venuto dall’Italia. L’Agenzia Spaziale Italiana ha coordinato lo sviluppo degli strumenti VIRTIS - per studiare il nucleo di 67P/C–G - GIADA - per lo studio delle polveri della chioma della cometa - e OSIRIS/WAC - per mappare la superficie. Sul lander Philae, inoltre, ci sono altri due strumenti sviluppati in Italia: DS2, che servirà per raccogliere i campioni del nucleo della cometa, e i pannelli solari che serviranno a ricaricare le batterie del lander.

In questo quadro, un ruolo rimarchevole è stato svolto da Thales Alenia Space, che ha preso parte alla missone in qualità di contraente principale per conto della capocommessa Airbus Defence and Space per le attività di assemblaggio, integrazione e prove dell'intero satellite e per la campagna di lancio, per le quali ha provveduto anche alla definizione e all'approvvigionamento delle attrezzature meccaniche ed elettriche di supporto.

Su Rosetta è montato un dispositivo, chiamato transponditore, progettato appositamente per comunicazioni a distanza di milioni di chilometri. Questo apparato, denominato Deep Space Transponder, essenziale per il collegamento tra la Terra e la sonda, è stato progettato nei laboratori Thales di Roma e L'Aquila.

"Si tratta di una radio rice trasmittente che serve per comunicare con la Terra" spiega il fisico Sigilfredo Cocchi, uno degli scienziati che hanno progettato il congegno "che riceve i telecomandi che vengono inviati da Terra, rispedisce le telemetrie sullo stato di salute del satellite, sulla posizione e la velocità, sullo stato di salute del lander Philae. Si può insomma dire che è responsabile di tutta la missione. bisogna tener conto che un segnale trasmesso da Terra, per raggiungere la cometa, impiega circa 30 minuti e altrettanti ne impiega la trasmissione dall'orbitel verso Terra. Per mandare un telecomando e ricevere una telemetria occorre un'ora. Se la cosa non è fatta bene, c'è il rischio di "perdere" questo tempo. Anche i dati di posizione devono essere estrememanete precisi, perché un oggetto così piccolo nello spazio così profondo deve avere delle enormi antenne puntate con estrema precisione verso l'oggetto, altrimenti il segnale viene catturato. Questo oggetto, progettato all'Aquila e realizzato in Francia, svolge proprio questo compito di ricevere telecomandi da Terra, di attuarli e di ritrasmetterli di nuovo a Terra. E' un oggetto di circa 2 cm quadrati ma tutt'intorno c'è un equipaggiamento di apparecchiature a radiofrequenza atte a interfecciarsi tra le antenne che stanno sul satellite e l'oggetto in sé, un componente digitale ad altissima integrazione".

Alla base di tutto questo c'è un lavoro di squadra e soprattutto ci sono competenze, professionalità, saperi ed eccellenze formatesi presso l'Università dell'Aquila: "Non ho fatto tutto da solo" spiega il dottor Cocchi "siamo un team composto da colleghi che si scambiano continuamente informazioni. Molti di loro - ingegneri, fisici, chimici, matematici - hanno studiato e si sono specializzati presso l'Università dell'Aquila. Noi, voglio ricordarlo, iniziammo nel 1985 con Italsat, il primo satellite italiano. Il successo di quella missione ha fatto sì che la nostra realtà sia ancora attuale. In questi anni, qui all'Aquila, si sono formate tantissime professionalità che hanno continuato a sviluppare questo tipo di oggetti, anche più complessi e di diversa natura. Dall'Università dell'Aquila arrivano persone preparate e qualificate e forse i laureati aquilani sono superiori anche a molti laureati provenienti dai college inglesi e americani. Forse bisognerebbe dare un po' più di risonanza alle qualità formative dell'Unversità dell'Aquila".

 

Ultima modifica il Domenica, 16 Novembre 2014 11:46

Articoli correlati (da tag)

Chiudi