Ieri il Consiglio Regionale abruzzese, convocato in seduta straordinaria, ha approvato all'unanimità la risoluzione proposta dal Consigliere ex-Idv (ora Mov139), Carlo Costantini, tramite la quale si impegna a deliberare nella prossima seduta ordinaria a settembre, l'istituzione di una commissione di inchiesta sullo stato delle depurazione e qualità delle acque in Abruzzo.
La commissione - come indicato nella risoluzione - dovrà avviare un censimento di tutti i depuratori presenti sul territorio regionale; verificare la congruenza delle spese sostenute per l'adeguamento, il completamento e il potenziamento dei depuratori, degli acquedotti e delle fognature; quantificare gli introiti, dettagliatamente indicati in bollettazione, incassati dai soggetti gestori del Servizio Idrico Integrato e destinati alla realizzazione di interventi sui depuratori, sulle reti idriche e sulle reti fognarie e, infine, verificare, in ragione della crescita esponenziale della spesa sostenuta, se le assunzioni di personale amministrativo in carico ai soggetti gestori, nel corso degli anni, sono avvenute nel rispetto della legislazione nazionale e regionale vigente in materia.
Una volta terminato, il lavoro della commissione di inchiesta - ci tiene a precisare lo stesso Costantini - sarà inoltrato direttamente dal Consiglio regionale alla Procura Regionale della Corte dei Conti, perché attivi le necessarie azioni di responsabilità nei confronti di chi ha ridotto l'acqua dell'Abruzzo da fattore di ricchezza ad elemento di arretramento sociale ed economico. Una prima risposta - conclude Costantini - allo scandalo infinito che ha segnato la gestione del settore in Abruzzo negli ultimi anni".
La risoluzione approvata all'unanimità fa il palio, però, con quella proposta dal Consigliere di Rifondazione Maurizio Acerbo votata solo da lui e Costantini con l'astensione di Sel e Partito Democratico. Acerbo ha chiesto che, in virtù dei dati sconfortanti sulla qualità delle acque dei fiumi abruzzesi, "si modifichi radicalmente la governance regionale appliccando la meritocrazia tanto sbandierata dalla Giunta Chiodi".
Nello specifico, la risoluzione chiedeva la rimozione dai rispettivi incarichi del commissario straordinario per la messa in sicurezza del fiume Aterno-Pescara Antonio Goio, del direttore regionale del Ciclo idrico integrato Pierluigi Caputi e del direttore regionale Affari della presidenza che presiede il comitato VIA (valutazione impatto ambientale) Antonio Sorgi.
Per il capogruppo di Rifondazione "non si possono scaricare tutte le responsabilità sulle Società di gestione delle acque perché c'è anche una precisa responsabilità della Governance Regionale".
"Per quanto riguarda il Commissario – ha continuato Acerbo - da quando ha iniziato il suo lavoro i dati sulle acque dell'Aterno-Pescara sono peggiorate. Se fossimo un Paese serio andrebbe via".
Acerbo ha attaccato anche il piano di tutela delle acque approvato nel 2010: "un Piano dai contenuti del tutto inaccettabili sia per le norme palesemente dilatorie per il raggiungimento della stato di qualità buono (per molti fiumi rimandate al 2027!), sia per quelle vantaggiose per i grandi concessionari dell'idroelettrico a scapito degli interessi dell'ambiente e del comparto turistico".
Per la comunità europea, infatti, lo stato di qualità buono deve essere raggiunto nel 2015: "Mi auguro di arrivare prima del 2027 – ha risposto ai microfoni di NewsTown l'Assessore regionale al Servizio idrico Angelo Di Carlo che, durante il Consiglio, ha letto una lunga relazione - ma con la sola emissione di provvedimenti amministrativi non possiamo risolvere i problemi. Per arrivare a quei parametri servono altri finanziamenti".
L'Unione Europea ha stabilito infatti, con la Direttiva 60/2000/CE "Acque", che entro il 2015 tutti i fiumi devono raggiungere lo stato ambientale definito "buono".
Ad oggi per l'Abruzzo, regione dei Parchi, il raggiungimento di quest'obiettivo si sta allontanando sempre di più, visto che il trend è in peggioramento e ormai il 68% delle stazioni di campionamento non è nella classe buono.
Il monitoraggio dei corsi d'acqua viene svolto dal 2004 dall'ARTA che ha una rete di oltre 100 stazioni di campionamento lungo i fiumi della regione; Nel 2011 ben il 10% (12 su 118) delle stazioni monitorate è risultato nella classe "pessimo" mentre nel 2009 erano 3 e nel 2008 solo 1. Rispetto al 2009, il 38% è stato declassato mentre solo il 4% ha visto migliorare la categoria di qualità. il restante 58% è rimasto invariato;
Tra il 2009 e il 2011 i due principali fiumi abruzzesi, il Sangro e l'Aterno-Pescara, hanno visto peggiorare la loro qualità, il primo da "buono" a "sufficiente" e "scadente" (significativamente il tratto che scorre nel Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise!) e il secondo da "sufficiente" a "scadente" (tranne una sola stazione nella classe "sufficiente").
Anche per quanto riguarda le aree balneabili lungo la costa la situazione non è delle migliori. Nel 2013 il ministero della salute ha stilato un rapporto, che prende in esame i dati per l'anno 2012, dal quale esce fuori che il 96,6% delle acque costiere italiane rispetta i valori obbligatori, registrando un miglioramento complessivo rispetto agli ultimi anni.
I dati abruzzesi invece sono sconfortanti. La percentuale di conformità è di 84.75, in coda a tutte le altre regioni: "C'è stata una valutazione errata da parte del Ministro – sostiene in merito l'assessore Di Carlo - perché sono state considerate non solo le parti balneabili ma anche le parti della costa soggette a interesse analitico in quanto presentano aspetti critici. Noi giustamente le abbiamo mensionate ma non andavano computate ai fini della balneabilità".