"La sanità aquilana cambia finalmente pagina".
Parola del sindaco Massimo Cialente che, stamane, ha tenuto una conferenza stampa con la senatrice Stefania Pezzopane sulla riorganizzazione della sanità regionale, a partire dalla rete ospedaliera, come previsto dal discusso decreto Lorenzin.
"In queste settimane, abbiamo assistito ad un dibattito stranissimo, piuttosto marginale a nostro parere, intorno alla nomina del manager dell'azienda sanitaria locale", ha detto Cialente. "In realtà, ci aspettavamo una discussione più strutturata: con Stefania Pezzopane, siamo stati gli unici a denunciare che la gestione Silveri non funzionava. E oggi, si raccolgono i cocci: tra i medici, infatti, si respira un clima di preoccupazione e profondo disorientamento. Inoltre, siamo stati gli unici a sottolineare che, quando si cambia un governo, coloro che sono stati nominati da altre maggioranze dovrebbero rimettere il mandato. Funziona così. Abbiamo perso molto tempo, troppo: ora, è necessario voltare pagina, tornando al giorno in cui Marzetti fu cacciato".
Roberto Marzetti è tornato, in effetti: sarà consulente del direttore generale Rinaldo Tordera. E a quanto dice Cialente, starebbe per pubblicare un libro "che racconta, finalmente, cosa accadde davvero dopo il sisma: si liberarono di lui perché si volle bloccare la ricostruzione dell'ospedale dell'Aquila così da utilizzare i fondi dell'assicurazione per risanare i bilanci della sanità regionale".
Si volta pagina, insomma, con un obiettivo chiaro: "Grazie al personale medico e paramedico, vogliamo rendere la nostra azienda sanitaria la migliore d'Abruzzo, e tra le migliori del centro Italia".
Il momento, però, è delicatissimo, con la prossima applicazione del decreto Lorenzin che prevede la riorganizzazione della rete ospedaliera regionale e, ricorda il primo cittadino dell'Aquila, "la più generale organizzazione dei presidi sanitari sul territorio". E l'ultima bozza diffusa sulla ripartizione delle Unità Operative complesse, dei reparti a dirla in breve, tra i vari nosocomi regionali, non lascia presagire nulla di buono, per il nostro territorio. "Bisogna sciogliere il nodo dei due hub di secondo livello, che andrebbero distribuiti sui 4 ospedali principali, L'Aquila con Teramo e Chieti con Pescara - l'auspicio di Cialente - tutelando le due facoltà di Medicina".
L'ultima bozza, in realtà, sembrerebbe disegnare un unico ospedale di II° livello, tra Chieti e Pescara: pur con una fusione, ai nosocomi di L'Aquila e Teramo mancherebbero almeno le Unità operative complesse di Chirurgia plastica, Medicina nucleare e Gastroenterologia per configuarsi come hub di alta specializzazione. "Fino ad ora, il direttore dell'Agenzia sanitaria regionale Alfonso Mascitelli ha audito soltanto i tecnici: le 21 sigle sindacali e i medici, anche i medici aquilani, e abbiamo serie perplessità su quanto hanno detto. E' arrivato il momento di ascoltare la politica che ha la responsabilità di compiere le scelte: dunque, aspettiamo la convocazione dei comitati ristretti dei sindaci, di assessori e consiglieri regionali".
Deve entrare in campo la politica, insomma.
D'altra parte, il decreto Lorenzin presenta luci e ombre ma lascia ampi margini di manovra nella pur dovuta applicazione, ha voluto sottolineare la senatrice Stefania Pezzopane. "E' su questi margini che la politica è chiamata a lavorare e, fino ad ora, non si sono tenuti in adeguata considerazione. Aspetti che consentirebbero di attrezzare le strutture ospedaliere con una specifica vocazione". A partire dai bacini di utenza, minimi e massimi, entro cui le Regioni sono chiamate a muoversi: "Se Mascitelli operasse le assegnazioni dei reparti facendo la media tra utenze minime e massime, è chiaro che i territori a più bassa densità demografica verrebbero fortemente penalizzati. Non è un caso che il decreto preveda, appunto, bacini di utenza minimi. Già questo elemento, rimesso sul tavolo della politica, potrebbe aiutarci a realizzare una piccola rivoluzione in ambito sanitario, capace di premiare le necessità dei territori, rendendo i presidi sanitari omogenei e rispondenti alle esigenze dei cittadini".
Omogeneità, un concetto caro a Pezzopane e Cialente: "Nell'ultima bozza, non è previsto il reparto di Radioterapia oncologica al San Salvatore. Eppure, abbiamo sempre immaginato il nostro ospedale come un presidio oncologico: non avrebbe senso distaccare la diagnosi dalla cura". Non solo. Il decreto Lorenzin prevede anche la riorganizzazione delle residenze sanitarie: "Ancora, ragionare in termini di media matematica tra bacini di utenza minimi e massimi significherebbe penalizzare fortemente le aree interne, con il serio rischio di perdere presidi importanti e posti di lavoro".
Aggiunge dunque Pezzopane: "Mentre eravamo impegnati nella nomina del direttore generale, arrivata con un certo ritardo, si è andati molto avanti nella discussione sulla riorganizzazione, con il parere favorevole di molti operatori della sanità. Come ha già detto il sindaco Cialente, ora è il momento della politica, e non vogliamo fare neanche un passo indietro sulle scelte che dovremo assumere, con una visione globale della sanità regionale che vogliamo. Siamo certi che la Regione non vorrà tirarsi indietro, anche perché le bozze devono diventare delibere che vanno approvate da assessori e consiglieri".
Nessun campanilismo, però. "Ci sono pezzi d'Abruzzo che hanno importanti problematiche orografiche", ha ricordato Cialente. "Avere una visione complessiva significa porsi l'obiettivo che ogni abruzzese, ovunque abiti, abbia le stesse certezze di soccorso. Altro obiettivo da perseguire sarà un servizio territoriale che permetta a ciascun abruzzese di curarsi al meglio in Abruzzo, senza dover ricorrere alle cure di aziende ospedaliere di altre regioni".
Dunque, la battaglia politica sarà sul doppio hub di secondo livello e sulla riorganizzazione generale degli ospedali secondo filiere e vocazioni: "Il San Salvatore deve mantenere la filiera oncologica, così come Teramo la sua vocazione di presidio di Cardiochirurgia e Pescara di centro d'eccellenza di ematologia. Evitando doppioni, con la capacità di ragionare su aree territoriali, L'Aquila con Teramo e Chieti con Pescara, e più in generale a livello regionale: per dire, di alcune specialità - in Abruzzo - potrebbe bastarne anche una, altre, probabilmente, non avrebbe senso averle e, dunque, si potrebbero stringere accordi con aziende di altre Regioni nella concezione, sempre più diffusa, che la vera macroregione è quella mediana".
A conclusione della conferenza stampa, l'ultimo affondo: "Abbiamo assistito al dibattito tra chi voleva voltare pagina e chi, invece, chiedeva un miglioramento nella continuità. E' un problema di mentalità: dobbiamo aprirci a scelte che superino la dimensione cittadina. Finalmente, siamo sul punto di voltare pagina davvero".