"Il Progetto Case è stato fatto male: lo dovremo demolire. C’è stato qualcuno che non ha controllato i lavori a dovere. Se fossi al posto di Bertolaso, chiederei scusa ai cittadini aquilani e agli italiani tutti: i problemi si sono verificati nella realizzazione delle strutture e non in altre fasi. Bertolaso sta addebitando al Comune, e quindi alla città, le sue colpe".
Così Massimo Cialente, in un'intervista rilasciata al quotidiano 'Il Centro' e pubblicata stamane. Il sindaco dell'Aquila ha inteso replicare alle accuse dell'ex capo della Protezione civile che, ospite di La7, ha ribadito come i problemi strutturali manifestati da alcuni degli alloggi costruiti a seguito del terremoto del 2009 siano dovuti alla mancata manutenzione del Comune dell'Aquila. "Se Bertolaso comprasse una casa e dopo pochi anni a questa cadesse un balcone, se la prenderebbe con se stesso o convocherebbe la ditta che l’ha costruita? D’altra parte, hanno avuto problemi solo 20 piastre su 167, se si fosse trattato di cattiva manutenzione sarebbero crollati tutti i balconi del Progetto Case e non solo alcuni".
Alcune piastre andranno demolite, insomma. Si, ma quali?
Nel febbraio scorso, su proposta del capogruppo Pd Stefano Palumbo, il Consiglio comunale dell'Aquila ha approvato un ordine del giorno che impegnava il Sindaco e l'amministrazione attiva ad elaborare un piano di abbattimento graduale del compendio immobiliare dei progetti Case e Map, "nella misura e con le modalità derivanti da valutazioni di carattere urbanistico, sociale e demografico", e a farsi promotori, presso il Governo, "per il reperimento delle somme necessarie agli interventi". E lo stesso Cialente, già allora, aveva sottolineato la necessità di procedere con l'abbattimento di alcune piastre. In attesa, tuttavia, di capire cosa ne pensi l'Unione Europea e di comprendere che fine faranno i 19 insediamenti 'dentro' il Piano regolatore generale che doveva essere approvato entro la fine della legislatura: non sarà così, evidentemente.
Intanto, però, la Giunta comunale - il 23 agosto scorso - ha dato il via libera ad un progetto integrato di riqualificazione urbana e sociale delle periferie denominato "Connecting City, Connecting People: ricucire le relazioni interrotte dal terremoto" che prova a ridisegnare, tra l'altro, anche il futuro degli insediamenti del progetto Case. Si tratta di un sistema integrato di interventi che persegue gli obiettivi della riconnessione del tessuto urbano disperso e frammentato, della riqualificazione urbana e sociale delle periferie e dei quartieri di edilizia residenziale pubblica, della ricucitura del tessuto delle relazioni sociali e del riutilizzo degli edifici residenziali realizzati per l'emergenza, oltre a prefiggersi la promozione della gestione dei beni comuni da parte dei cittadini e la rigenerazione di ambienti devastati dal terremoto.
Una proposta d'intervento sviluppata dal Settore ricostruzione pubblica, in collaborazione con ActionAid e ViviamolAq, articolata in 4 progetti specifici per un costo complessivo di 31 milioni e 643 mila euro, di cui 13 milioni e 643 a valere sui fondi Cipe destinati all'Erp e altri 18 da reperire tra le risorse stanziate dal Governo a finanziamento del "Programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie delle città metropolitane e delle città capoluogo di provincia".
Nello specifico, i progetti articolati sono Biking to school (4mln e 851mila euro), Networking people (6 mln e 161mila euro), Reusing house (4 mln e 429 mila euro) e Multiethnic community (16 mln e 200mila euro).
I progetti, in concreto
L'intervento Biking to school si propone di realizzare una ciclopedonale che vada ad integrarsi con la rete stradale e di mobilità pubblica esistente. Il tracciato è stato appositamente studiato per collegare efficacemente le principali strutture scolastiche e universitarie della città. Il progetto è suddiviso in tre lotti: il primo, collega l'insediamento Case di Coppito 2 (oggetto dell'intervento Student Housing, ci torniamo tra poco) con la casa dello studente 'Carlo Borromeo' e, di lì, con il polo universitario di Coppito. Il secondo lotto, invece, parte dalla stazione ferroviaria, costeggia le mura, toccando anche il Tribunale, e interseca il Parco Urbano di Piazza d'Armi. Il terzo lotto, infine, funge da attraversamento nord della città, correndo complanare alla rete stradale locale, e collegando tra loro tutte le strutture scolastiche lungo il percorso, fino al Castello Cinquecentesco.
Networking People è la proposta di realizzazione di una rete di centri sociali e servizi di quartiere nelle aree periferiche urbane, attraverso la ristrutturazione e il riuso di 10 scuole dismesse - alla Torretta, a Gignano, Sant'Elia, San Sisto, Coppito, san Marco di Preturo, Menzano, Pescomaggiore, Valle Pretara, Tempera - con l'attivazione di progetti sociali finalizzati a stimolare partecipazione e aggregazione.
Multiethnic community è un intervento destinato alla riqualificazione edilizia, urbana e sociale del complesso Erp di San Gregorio, composto da 111 alloggi di cui, molti, inagibili.
Reusing housing, riabitare l'emergenza, infine, intende riutilizzare alcuni edifici dismessi del progetto Case, e torniamo al punto di partenza. L'intervento è stato pianificato negli insediamenti di Arischia, Collebrincioni e, appunto, Coppito 2. Dovesse realizzarsi, il piano Case di Collebrincioni sarebbe destinato a cooperative di giovani cui verrebbero assegnati degli alloggi a patto che si occupino della manutenzione ordinaria e della gestione dei plessi attraverso l'utilizzo del baratto amministrativo e della banca del tempo. Il progetto prevede la ricoversione del piano terra di una sola piastra, a spazio aperto, e coinvolge 8 appartamenti. Arischia sarebbe destinato agli anziani, cui destinare alloggi (anche in co-housing) a fronte dell'impegno di autogestione degli spazi comuni. Verrebbero aperti i piani terra di due piastre ad attività collettive, utilizzando 16 appartamenti. Come accennato, Coppito 2 interesserebbe invece gli studenti, collegato anche al progetto Bike to school. Verrebbero riconvertiti 24 appartamenti: la palazzina A sarebbe destinata ad attività formative, la piastra B ospiterebbe attività sportive, e la piastra C iniziative di respiro culturale.
Come interagiscono questi progetti con le decisioni assunte fino ad ora?
Fin qui, la delibera approvata il 23 agosto scorso e la necessaria sintesi giornalistica per cogliere, al meglio possibile, le caratteristiche del progetto [qui, potete leggere il deliberato con il progetto completo].
Un lavoro complesso e interessante, che ha il pregio, indiscutibile, di provare a reinventare un futuro per gli insediamenti del progetto Case e di offrire una progettualità forte su alcuni temi spinosi per il destino della città, la viabilità tra gli altri e la gestione dell'edilizia residenziale pubblica pre-sisma.
Tuttavia, non è affatto chiaro come la delibera di Giunta approvata non più tardi di una settimana fa possa 'dialogare' con le intenzioni manifestate in questi mesi dal sindaco Cialente, finanche con l'intervista pubblicata stamane su 'Il Centro', e con l'indicazione fornita dal Consiglio comunale in febbraio, che ribadisce la necessità di procedere ad una graduale dismissione del patrimonio alloggiativo post-sisma.
Lo riconosce anche il capogruppo Pd, Stefano Palumbo, sollecitato sull'argomento: "Non si affronta - ammette su Facebook - la questione che posi a febbraio in consiglio comunale, ovvero ridurre il patrimonio immobiliare pubblico (eliminando materialmente alcune piastre), oggi (a mio avviso) decisamente sovradimensionato rispetto alle esigenze future". Oltretutto, se alcune piastre andranno demolite, sarebbe logico iniziare da quelle che hanno manifestato problemi strutturali, "ovvero proprio Collebrincioni, Arischia e Coppito". Inoltre - aggiunge Palumbo - "alcune scelte cozzano con altre assunte recentemente sempre dall'Amministrazione e dal Consiglio, come la proroga della concessione all'ADSU di Casale Marinangeli per dare la possibilità di accedere ai fondi della 338/2000".
A dire che la Giunta sembrerebbe seguire, nei fatti, una strada completamente diversa da quella indicata dal Consiglio comunale: "Purtroppo è vero e me ne dispiaccio - sottolinea il capogruppo del principale partito di maggioranza - non perché tutto debba passare sotto la mia supervisione piuttosto perché senza condivisione politica tutto questo lavoro rischia di rimanere un utile esercizio di pianificazione personale". Tra l'altro, sarebbe interessante capire come il progetto Multiethnic community si integrerà, se si integrerà, con il Masterplan per la ricostruzione degli alloggi popolari di San Gregorio, approvato dalla Giunta alla fine del novembre scorso, per 16 milioni di euro.
E sullo sfondo, resta il Piano regolatore generale ancora da approvare che dovrebbe dare un senso compiuto - scriverlo a sette anni e mezzo dal sisma lascia piuttosto interdetti - alla città che verrà.