Venerdì, 13 Settembre 2013 15:15

Decadenza Berlusconi, Pezzopane:"Momento storico, ci vuole rigore"

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L'accordo è stato raggiunto. A fatica. La giunta delle immunità e delle elezioni del Senato voterà mercoledì sera sulla relazione di Andrea Augello, nel procedimento di decadenza a carico di Silvio Berlusconi. "Oggi si erano iscritti a parlare sei senatori e abbiamo già consumato i loro interventi" , ha spiegato il presidente Stefàno al termine della seduta di ieri. "Si sono iscritti a parlare altri 19 senatori - ha aggiunto - e i loro interventi sono previsti tra lunedì e martedì".

"Un compromesso accettabile", a sentire Felice Casson. "Pressing non sono abituato a riceverli. Se c'è lo evito". Quanto alla legge Severino - al centro della relazione di Augello - "la decadenza non è né una sanzione penale né amministrativa - ha ribadito il senatore democratico - e pertanto non si pone il problema della retroattività".

Parole che non lasciano molte speranze al Pdl. "E' un momento in cui è richiesta a tutti noi una grande lucidità, rigore e serietà", sottolinea a NewsTown la senatrice Stefania Pezzopane. "E' un momento storico e le pressioni sono enormi. Non è affatto normale che un ex Presidente del Consiglio venga condannato, non è normale venga condannato per frode fiscale, per aver frodato cioè lo Stato di cui era primo ministro. E non è normale che non si sia dimesso all'indomani della sentenza di terzo grado. Al Senato c'è uno schieramento di mezzi di informazione spaventoso, che non avevo visto neanche a L'Aquila dopo il terremoto".

"Siamo riusciti ad ottenere una calendarizzazione decente", spiega Pezzopane, "nonostante l'oscena pretesa del Pdl di trasformare la Giunta per le elezioni in una sorta di tribunale di quarto grado. Noi dobbiamo soltanto verificare l'applicabilità della Legge Severino al caso del senatore Silvio Berlusconi. Non possiamo processarlo di nuovo e assolverlo. In Italia non è previsto il quarto grado di giudizio e non può certo formularlo un organismo non giudiziario. Si è tentato di dare al Paese un messaggio pericoloso: il cittadino 'normale' ha tre gradi di giudizio, il cittadino Berlusconi ne ha quattro".

Il partito democratico, insomma, sembra deciso a votare per la decadenza dell'ex primo ministro. Anche se il voto potrebbe significare la fine del governo Letta. Il premier, in queste ore, sta provando a spazzare via lo spettro della crisi: "Guardo con serenità e fiducia a quello che ci aspetta nei prossimi giorni. Ho sempre detto che prevarrà il buon senso perché ciò che l'Italia può perdere mandando tutto a carte quarant'otto è chiaro a tutti gli italiani e anche a chi li rappresenta in Parlamento. Tutti gli italiani sanno quanto ci sarà di positivo su quello che stiamo facendo, in termini di riduzione di tasse, creazione di posti di lavoro. Possiamo, volendo, farci molto del male".

Le sue parole, però, non nascondono la realtà dei fatti. "Se il Pdl confonde il Governo con la vicenda giudiziaria di Berlusconi", attacca Pezzopane, "commette un errore e dovrà assumersene la responsabilità. Se vogliono far cadere il Governo, procedano pure. Non possiamo essere ricattati: l'esecutivo non aveva, nel suo programma, l'impunità di Berlusconi. Aveva tra gli obiettivi la riforma della legge elettorale, la definizione di azioni concrete per affrontare la crisi economica".

Insomma, la Giunta voterà per la decadenza. Poi, si vedrà cosa accadrà in Parlamento. Denis Verdini è convinto che Berlusconi possa ancora salvarsi. Previsione a dir poco azzardata, sulla carta, perché per ribaltare un'espulsione che appare certa il Popolo delle Libertà dovrebbe convincere decine di senatori. Quarantatre, per la precisione.

La somma dei parlamentari di Pdl, Lega e Gal, infatti, è ferma a quota 117. La maggioranza è 161. Ma visto che il Presidente non vota, per salvare Berlusconi servono 160 schede favorevoli. Impossibile? Ad Arcore non ne sono convinti: l'intenzione è fare proseliti nel campo avverso. Nel partito del "non voto" e fra i peones incupiti dal rischio delle urne che significherebbe fine della legislatura, ma anche fra gli inquieti di Scelta civica e in un Pd ancora sotto choc per i 101 "franchi tiratori" che affossarono Romani Prodi.

"Il voto segreto è un voto terribile", ammette - un poco incupita - Stefania Pezzopane. "Garantisce il votante da pressioni ma può nascondere brutte sorprese. Credo, però, stavolta non accadrà: non voglio pensare ci siano colleghi del mio partito che non intendono ottemperare alla Legge e ad una sentenza di terzo grado. Lo considererei un tradimento gravissimo. Sono fiduciosa".

Ultima modifica il Venerdì, 13 Settembre 2013 17:15

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