"L'Urban Center aquilano è l'ennesimo carrozzone creato dal Partito Democratico in funzione elettorale e probabilmente voluto per dare una veste scientifica alle 'nefandezze' che si sarebbero andate a preparare all'interno del redigendo piano regolatore".
A denunciarlo in una nota sono i consiglieri comunali di 'Noi con Salvini', Luigi D'Eramo, Emanuele Imprudente e Daniele Ferella.
"Il diabolico piano del PD è sfuggito però al controllo delle mani dei 'giovani-vecchi' renziani, ed oggi siamo costretti ad assistere ad uno scambio vergognoso di accuse reciproche tra i rappresentanti dell'Urban Center ed il Partito Democratico", aggiungono i consiglieri salviniani.
"Uno dei primi atti che farei da Sindaco - incalza D'Eramo - sarebbe quello di chiedere lo scioglimento di questo organismo che, così come costruito, non funziona e che è dilaniato da lotte interne di potere mai viste prima in città. Tra l'altro, il Comune ha anche affrontato delle spese economiche per partecipare alla costruzione di questa realtà, alle quali si aggiunge l'autorizzazione ad utilizzare i locali municipali, sommando così alle spese altri costi".
Chi ha la presunzione di avere un progetto per L'Aquila non si nasconda dietro sigle autorefenziali ma abbia il coraggio di candidarsi, l'affondo. "Al Pd ricordiamo come fummo buoni profeti sostenendo da subito, che così come costruito, l'Urban Center non avrebbe mai funzionato".
La replica del presidente dello Urban Center, Maurizio Sbaffo
"Ho riflettuto a lungo se replicare all’attacco gratuito portato allo Urban Center dal gruppo degli amici di Salvini, presenti in Consiglio comunale a L’Aquila, sia perché, ed è cosa risaputa, 'una smentita è una notizia data due volte', sia perché non ho più voglia di spiegare a chi probabilmente non vuole capire la differenza concettuale e fattuale tra democrazia rappresentativa e democrazia partecipativa, le rispettive istituzioni e di come queste possano e debbano collaborare. Quindi, come mi succede spesso in questi casi, ricorro ai 'Maestri' e, nello specifico è venuto in mio aiuto Umberto Eco, con una sua recensione su di un libro di Harry G. Frankfurt, professore a Princeton, dal titolo 'Bullshit', che tradotto in Italiano suona come 'Stronzate', apparsa su di una 'Bustina' nel 2005, ri-pubblicata di recente, che mi prendo licenza di citare:
“… Per Frankfurt si tratta dunque, primo di definire in che senso una stronzata sia cosa più forte di una sciocchezza e, secondo, che cosa significhi fornire una falsa rappresentazione di qualcosa senza mentire… Chi dice il falso senza sapere che è una falsità, poveretto, non mente, semplicemente si sbaglia, o è matto. Ma Frankfurt chiarisce che, a differenza delle menzogne, le sciocchezze hanno come fine primario non quello di fornire una falsa credenza rispetto allo stato delle cose di cui si parla, ma piuttosto una falsa impressione di ciò che avviene nella mente del parlante… Quello che caratterizza la stronzata rispetto alla sciocchezza è che essa è un’affermazione certamente errata, pronunciata per far credere qualcosa di noi, ma chi parla non si preoccupa affatto di sapere se dice il vero o il falso… I campi della pubblicità, delle pubbliche relazioni e della politica sono pieni di stronzate così assolute da essere diventati ormai paradigmi del concetto. Il fine della stronzata non è neppure quello di ingannare su degli stati di cose, è quello di fare colpo su uditori dalle scarse capacità di distinguere il vero dal falso – o anch’essi disinteressati a queste sfumature.”