"Decine di migliaia di abruzzesi stanno ricevendo in queste ore un depliant di propaganda per il Sì inviato dal Presidente della Regione D'Alfonso. Con la consueta scorrettezza istituzionale, non si capisce se il materiale propagandistico sia della Regione Abruzzo o una produzione privata del Presidente".
A denunciarlo è l'ex consigliere regionale Maurizio Acerbo (Prc) che sottolinea come il depliant rimandi ad un sito istituzionale "finanziato dalla Regione con il Piano di comunicazione istituzionale al cittadino 2014-2016. Ci pare di dubbia legittimità e legalità questo uso della comunicazione istituzionale per veicolare una campagna politica sul referendum costituzionale", ha aggiunto Acerbo. "Inoltre, c'è da domandarsi chi fornisca e autorizzi l'uso di tutti questi indirizzi da parte del presidente D'Alfonso". Poi, l'affondo: "Confidiamo nell'effetto boomerang; se l'emblema della casta, il Presidente di Regione più pagato d'Italia, scrive chiedendo di votare Sì magari un cittadino capisce che qualcosa non va e vota No".
Anche Forza Italia si è scagliata contro D'Alfonso. "Siamo alla frutta", ha commentato il capogruppo forzista in Consiglio regionale Lorenzo Sospiri, postando su Facebook la foto delle lettere logate con lo slogan del sito di D'Alfonso, "certamente finanziate con soldi regionali".
Sospiri ha annunciato un'interpellanza in Consiglio che ha scatenato la reazione del segretario regionale del Pd, Marco Rapino: "Nella sua lunga carriera politica, ha prodotto poco e lo si capisce, purtroppo, dalle polemiche che riesce a inventarsi sul nulla", la replica del segretario. "A differenza di altri, il Pd non adopera fondi dei gruppi in Consiglio regionale, nemmeno per fare manifesti di satira come fatto da qualcuno in passato", ha aggiunto. "I nostri materiali e gli eventi della campagna referendaria sono pensati, prodotti e pagati dal Pd Abruzzo. A Sospiri ci permettiamo di dare un semplice quanto stimolante consiglio: si interroghi e interroghi il presidente D'Alfonso sulle questioni che davvero interessano i cittadini abruzzesi e non strumentalizzi fatti e iniziative politiche che non gli appartengono. Eviti di alzare sospetti e innescare inutili conflitti per disorientare i cittadini che devono poter votare il 4 dicembre liberamente e con grande serenità".
"Non conosco il segretario Rapino e non ho neanche capito se sia il segretario di un partito o del presidente della Regione", è intervenuto quindi il consigliere regionale Paolo Gatti. "Ho compreso perfettamente, però, che dietro gli insulti al consigliere Sospiri, additato addirittura come 'uno che ha prodotto poco e conseguentemente inventa polemiche sul nulla', c’è una cultura politica, quella del Pd al governo dell’Abruzzo, che prevede la demolizione dell’avversario attraverso l’insulto. E' la stessa cultura che prevede l’offesa ad un consigliere regionale che svolge il suo ruolo solo perché si permette garbatamente di chiedere conto delle ragioni per le quali il presidente della Regione, con lo slogan dell’Ente ('la Regione dice, la Regione fa') abbia inviato ai cittadini abruzzesi materiale propagandistico in favore del sì al referendum", ha sottolineato il forzista. "Il collega Sospiri si è permesso di formulare una domanda, legittima, con riferimento al divieto di attività di comunicazione istituzionale degli Enti pubblici dopo la convocazione dei comizi elettorali, ipotizzando che in Abruzzo la Regione (che dice) sia ancora un Ente pubblico".
Dunque, "in attesa di una gentile risposta all’interpellanza, che non è un atto eversivo, almeno nella sede del Consiglio regionale, non posso che rilevare, ancora una volta, l’alto profilo democratico e l’amore per il dibattito e per il confronto civile di questi esponenti del Pd renzista, mentre presumo che i componenti più lucidi del partito stiano provando un certo imbarazzo in merito alla questione, che ben ci lasciano immaginare cosa potrebbe accadere in Italia e in Abruzzo se malauguratamente non dovesse prevalere il No il 4 dicembre".
E se Forza Italia ha annunciato l'interpellanza, il Movimento 5 Stelle è deciso ad andare oltre, con un esposto alla Magistratura. "Ci vuole una lunga scuola per essere scorretto come il Premier Matteo Renzi, e il Presidente D’Alfonso è sulla buona strada, ma deve ancora 'imparare'", hanno inteso sottolineare gli esponenti regionali del Movimento. "Infatti, Luciano D’Alfonso - probabilmente ispirato dalla lettera del suo capo Matteo Renzi agli italiani all’estero - ha mandato una brochure nelle case di tutti gli abruzzesi per pubblicizzare le ragioni del Sì. Ma a differenza di Matteo Renzi, il nostro Governatore D’Abruzzo, si è firmato come Presidente della Regione Abruzzo e non semplicemente come Luciano D’Alfonso. Quello che non ha tenuto in considerazione è che, ostentando la sua carica in un’operazione di questo genere nel corso della campagna referendaria, ha contravvenuto alle norme che disciplinano la stessa".
In effetti, stando alla legge n. 28 del 22 febbraio 2000 sulle disposizioni per la parità di accesso ai mezzi di informazione durante la campagna elettorali e referendarie, è dichiarato che i rappresentanti delle istituzioni non possono utilizzare la propria carica per fare propaganda, ma possono svolgerla solo a titolo personale. Nell’articolo 9 della norma, si legge: “Dalla data di convocazione dei comizi elettorali e fino alla chiusura delle operazioni di voto è fatto divieto a tutte le amministrazioni pubbliche di svolgere attività di comunicazione ad eccezione di quelle effettuate in forma impersonale ed indispensabili per l'efficace assolvimento delle proprie funzioni”.
"Ecco perché il Toscano, furbamente si è solo firmato Matteo Renzi, mentre il nostro Presidente è caduto nello stesso tranello di Narciso volendo sottolineare che lui è Luciano D’Alfonso, il Presidente della Regione Abruzzo", hanno ribadito i pentastellati. Vanto che sembrerebbe contrario alla normativa. Per questo, "abbiamo interpellato gli organi competenti tramite un esposto - l'annuncio - perché crediamo che approfittare della propria carica in un momento cruciale per il Paese violi le normative vigenti e probabilmente anche l’etica politica".
Anche Sinistra Italiana che esprime il sottosegretario con delega all'ambiente Mario Mazzocca e pure un consigliere regionale, Leandro Bracco, che siede però tra i banchi dell'opposizione, ha voluto stigmatizzare il comportamento di D'Alfonso. "In questi ultimi giorni di campagna elettorale - si legge in una nota - pensiamo che il comportamento del presidente D'Alfonso sia al di fuori della correttezza del ruolo istituzionale che rappresenta. Riteniamo sbagliate e fuori da ogni logica le pressioni esercitate nei giorni scorsi sui sindaci, come pure le spedizioni di una lettera propagandistica referendaria agli abruzzesi firmandola con il proprio ruolo di Presidente della Regione. Come Sinistra Italiana riteniamo altamente scorretto questo modo di fare campagna elettorale, sintomo dell'affanno in cui versano i sostenitori del SÌ agli occhi degli abruzzesi".