Manco fosse l'Arca dell'Alleanza, la reliquia sacra appartenente al popolo ebraico e svanita misteriosamente dal Primo Tempio, quello di Salomone; se non ci fossero altri enigmi templari da svelare, Vojager potrebbe perfino dedicargli una puntata, in prima serata.
Parliamo del sondaggio telefonico Ipsos che ha testato, nei giorni scorsi, il gradimento di alcune personalità politiche cittadine. Chi l'ha commissionato? Non il Partito Democratico aquilano, la segreteria nega con forza; non il livello regionale, il segretario Marco Rapino l'ha dichiarato al 'Messaggero'. C'è chi sussurra l'abbia richiesto il governatore Luciano D'Alfonso, chi lascia intendere che Ipsos possa averlo confezionato per venderlo, poi, ai democrat; altri pensano addirittura possa essere un'iniziativa del sindaco uscente, Massimo Cialente.
Confusione anche sui nomi sottoposti a sondaggio d'opinione: alcuni, giurano di aver ricevuto la telefonata e assicurano sia stato misurato il gradimento di Pierpaolo Pietrucci, Giovanni Lolli e Americo Di Benedetto, messi a confronto coi possibili candidati di centrodestra e M5S, Luigi D'Eramo, Giancarlo Silveri e Fausto Corti; tra l'altro, il presidente della Gran Sasso Acqua non sarebbe stato testato al 'ballottaggio' con gli sfidati d'opposizione, segno - per gli osservatori più arguti - che il Partito Democratico, in realtà, non punti affatto sulla sua candidatura. Altri, però, hanno svelato di essere stati sondati: ci riferiamo al Presidente del Consiglio comunale, Carlo Benedetti, che ha raccontato di avere ottenuto un risultato piuttosto lusinghiero, in termini di 'popolarità', ma di non essere stato sottoposto, neanche lui, alla prova dei possibili ballottaggi; stesso discorso varrebbe per la senatrice Stefania Pezzopane.
E poi, i risultati appunto: Benedetti sostiene di avere un alto indice di popolarità, la segreteria provinciale di 'Noi con Salvini' sottolinea che, alla simulazione dei ballottaggi, Pierpaolo Pietrucci sarebbe venti punti sopra Giancarlo Silveri, l'ex manager Asl nega, e anzi lascia intendere di aver avuto risultati piuttosto confortanti.
La verità è che un sondaggio, in città, è stato condotto: non sapremo mai, però, chi l'ha commissionato davvero e quali siano i risultati; come è logico, d'altra parte. E non dovrebbe interessare più di tanto, in realtà. In seno al centrosinistra, infatti, i 'giochi' verranno decisi nei prossimi dieci, quindici giorni. Non oltre la metà di febbraio, comunque.
Il progetto di coalizione di sinistra - la 'Cosa Rossa' che avrebbe potuto presentarsi con un candidato sindaco - può dirsi già naufragato: a quanto si apprende, le condizioni poste da Appello per L'Aquila che vogliamo e Possibile - no ad accordi col Pd, no ad apparentamenti al secondo turno con i democrat - sono state considerate irricevibili dalle altre forze al tavolo, Sinistra Italiana e Rifondazione comunista, Territorio Collettivo e Proposta Civica, ispirata da Luigi Fabiani.
Dunque, le forze civiche che fanno riferimento ad Ettore Di Cesare e Vincenzo Vittorini potrebbero presentarsi con un rinnovato appello alla città, fuori da partiti e coalizioni, e chissà che non possano trovare alleati proprio in Possibile e tra coloro che potrebbero stringersi intorno ad Angelo Mancini.
Si sta chiudendo, invece, la coalizione larga, ulivista, voluta dal Partito Democratico; sul tavolo, la proposta dei democrat: accordo programmatico e primarie, di lì non ci si è mossi. In realtà, Sinistra Italiana e Rifondazione comunista non hanno ancora sciolto le riserve: di sicuro, non parteciperanno alle primarie ma è più che probabile trovino l'accordo una volta che la coalizione avrà indicato il nome del candidato sindaco. Se Sinistra Italiana, però, è oramai convinta dall'operazione ulivista, Rifondazione comunista - al contrario - vive giorni di tormentato fermento: la segreteria cittadina, infatti, e così il capogruppo in Consiglio comunale Enrico Perilli e l'assessore Fabio Pelini, hanno lavorato all'accordo, con la base, però, che si è ribellata e vorrebbe presentarsi alle elezioni con una lista indipendente e un candidato sindaco. Margini e tempo per ricucire, comunque, ci sono.
Per il resto, i confini della coalizione sembrano già definiti con Sinistra Italiana appunto, Territorio Collettivo, Proposta civica, i Democratici e socialisti di Giancarlo Vicini e Giuliano Di Nicola, il Centro Democratico di Venanzio Cretarola - l'uomo della battaglia sul call center Transcom - e Ermanno Giorgi, l'Italia dei Valori, il Partito Socialista e gli uomini della 'vecchia' Api-Alleanza per l'Italia; si vocifera che persino Enrico Verini, candidato sindaco nel 2012 con Futuro e Libertà, starebbe lavorando ad una lista a sostegno del centrosinistra.
Come detto, chiusa la coalizione si dovrebbero celebrare le primarie: almeno, su questo stanno ragionando le forze civiche e politiche. E gli scenari sembrano piuttosto chiari: se Pierpaolo Pietrucci dovesse 'scendere in campo', col sostegno della segreteria del Partito Democratico, chiederebbero primarie 'vere' sia Americo Di Benedetto che Carlo Benedetti; potrebbero partecipare anche Luigi Fabiani - che ha già avanzato una sorta di manifesto programmatico - e un uomo, o una donna, del nascente Territorio Collettivo di Luca D'Innocenzo, con la possibile candidatura di Giuliano Di Nicola se i Democratici e socialisti lo riterranno utile. Al contrario, se il Partito Democratico dovesse puntare su Giovanni Lolli, e l'ipotesi non si può certo escludere seppure il vice presidente della Giunta regionale si mostri sempre più freddo all'idea, è presumibile che Di Benedetto e Benedetti decidano di fare un passo indietro; anzi, il nome di Lolli potrebbe 'ricompattare' correnti e partiti, convincere le forze in campo, cioé, a rinunciare alle primarie.
Lo sapremo a breve, nel giro di dieci giorni.