"Si farebbe torto alla popolazione italiana, se la Liberazione fosse vista soltanto come un’operazione militare dell’esercito alleato e/o delle formazioni partigiane e non si valutasse l’azione corale di un popolo, che patì inimmaginabili sofferenze nei terribili anni dal luglio 1943 al maggio 1945, con la guerra in casa".
E' un passaggio della lettera aperta che il professor Carlo Fonzi, presidente dell'Istituto Abruzzese per la Storia della Resistenza e dell'Italia Contemporanea, ha scritto in occasione del 72° anniversario della Liberazione.
"L’Abruzzo" scrive il professor Fonzi "più di altre aree, attraversato dal fronte della Linea Gustav, ebbe davvero la guerra in casa e non fu estraneo né all’impegno per la Liberazione, con la presenza di molte formazioni partigiane, a cominciare dalla Brigata Maiella, né al contributo di vite umane di civili, spesso donne e bambini, nelle tantissime stragi nazi-fasciste perpetrate nell’intero territorio regionale".
Di seguito, il testo integrale della lettera
Preg.mo Direttore,
mi permetta qualche breve riflessione sul 72° anniversario della Festa della Liberazione.
Sarebbe superfluo un mio intervento se tutti i cittadini italiani avessero pienamente compreso la valenza storica, civile e simbolica del 25 aprile, che non fu soltanto l’esito di azioni militari degli Alleati ma anche scelta di “Libertà” di un popolo deciso a liberarsi del nazifascismo.
I fenomeni resistenziali nel loro complesso sono stati certo lotta “partigiana”, ma non solo. Si farebbe torto alla popolazione italiana, se la Liberazione fosse vista soltanto come un’operazione militare dell’esercito alleato e/o delle formazioni partigiane e non si valutasse l’azione corale di un popolo, che patì inimmaginabili sofferenze nei terribili anni dal luglio 1943 al maggio 1945, con la guerra in casa.
E l’Abruzzo più di altre aree, attraversato dal fronte della Linea Gustav, ebbe davvero la guerra in casa e non fu estraneo né all’impegno per la Liberazione, con la presenza di molte formazioni partigiane, a cominciare dalla Brigata Maiella, né al contributo di vite umane di civili, spesso donne e bambini, nelle tantissime stragi nazi-fasciste perpetrate nell’intero territorio regionale, come risulta da un lavoro di ricerca delle “Stragi naziste e fasciste in Italia (1943-45)”, i cui risultati sono consultabili anche on-line.
Nel convegno, svoltosi a L’Aquila il 7 aprile scorso ed organizzato dall’Associazione ex Parlamentari italiani e dall’Istituto Abruzzese per la Storia della Resistenza e dell’Italia Contemporanea (IASRIC), “L’Italia e l’Abruzzo, dalla Resistenza alla Costituente” è stato rimarcato il contributo importante e significativo che la popolazione abruzzese ha dato alla Liberazione nel terribile inverno di guerra del 1943-44, in quella che alcuni storici definiscono “Resistenza umanitaria”, cioè aperta a molte altre manifestazioni oltre a quella armata.
La celebrazione della Liberazione significa ricordare esattamente questo: dal sacrificio di una intera popolazione inizia il percorso dell’Italia verso i principi di Libertà e di Democrazia, che noi dobbiamo rispettare e seminare per il futuro.