"Fin dal dal giorno del suo insediamento il governo della Regione Abruzzo ha intrapreso decisamente un percorso di sostenibilità del proprio modello di sviluppo strategico e spesso di è trovata costretta a imboccare la strada del contasto ai ripetuti tentativi di accelerazione impressa dal governo nazionale al processo di penalizzazione dell'Adriatico: prova ne sono gli innumerevoli atti e produzioni amministrative emessi da allora a tutela del territorio".
Lo ha detto il Sottosegretario alla Presidenza della Regione, con delega all'Ambiente, Mario Mazzocca che questo pomeriggio ha tenuto una conferenza stampa a Roma nella sala stampa della Camera dei deputati. Presenti i deputati Gianni Melilla, membro della commissione bilancio e tesoro della Camera e Florian Kronbichler membro della commissione ambiente.
"La sentenza n.170, pubblicata il 12 luglio scorso, la Corte Costituzionale", ha detto Mazzocca, "dichiara l'illegittimità del comma 7 dell'art. 38 del Decreto legge 133 (Sblocca Italia), dando ragione all'Abruzzo che, insieme a diverse regioni (fra cui Lombardia, Campania e Veneto), aveva presentato ricorso e stabilendo che, trattandosi di materia concorrente, non fosse competenza esclusiva dello Stato, senza alcun coinvolgimento delle Regioni, emanare il "Disciplinare tipo per il rilascio e l'esercizio dei titoli minerari per la prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi in terraferma, nel mare territoriale e nella piattaforma continentale". Con la sentenza pubblicata il 14 luglio scorso, la Corte Costituzionale ha nuovamente dato ragione all'Abruzzo annullando il decreto del Ministro dello sviluppo economico - meglio noto come 'Decreto Trivelle' del 2015 – in quanto emanato senza preventiva intesa con le Regioni. L'Abruzzo è stata l'unica regione d'Italia a presentare il ricorso contro il decreto 'Trivelle' 2015.
"Grazie a ciò - sottolinea il sottosegretario di Mdp / Si - il Governo centrale dovrà preventivamente intendersi con tutti i territori d'Italia. Ora abbiamo l'opportunità di far valere le nostre ragioni in merito a progetti che, in nome di un interesse nazionale tutto da dimostrare, mettono a rischio la sicurezza dei cittadini, la salubrità dell'ambiente e la possibilità di programmare lo sviluppo assecondando le vocazioni dei nostri territori. Opportunità che è stata resa possibile dalla vittoria del NO al referendum del 4 dicembre, che ha lasciato in vigore quanto stabilito negli articoli 117 e 118 della nostra Costituzione".
Poi, Mazzocca ha spiegato che il prossimo passo è rappresentato dall'impugnativa del Decreto Trivelle del 2016 (pubblicato nel 2017), interamente sostitutivo di quello del 2015 e anch'esso adottato senza intesa alcuna. Tale situazione dovrebbe di fatto determinare una sorta di moratoria per le richieste di nuovi permessi e concessioni fino a quando i contenuti del Decreto non siano concertati tra lo Stato e le Regioni.
Oltre a ciò la Regione Abruzzo, nei giorni scorsi, ha già predisposto e debitamente il ricorso straordinario al Capo dello Stato contro 'Decreto Trivelle', opportunamente integrato con le risultanze ed i contenuti dei due recenti pronunciamenti della suprema Corte: "L'impegno dell'Abruzzo" ha concluso Mazzocca, "parte dalle lotte frentane degli anni '70, passa per il Centro Oli di Ortona fino alla crescita del movimento trasversale contro la petrolizzazione in Adriatico e Ombrina Mare 2".