Finisce 7 a 6. Decisivo il voto di Linda Lanzillotta, senatrice di Scelta Civica, che ha confermato il suo 'si' allo scrutinio palese. E così, la giunta per il regolamento del Senato, riunita dalle 9 del 30 ottobre per stabilire le modalità di voto sulla decadenza da parlamentare di Silvio Berlusconi, ha deciso che sarà voto palese. Furiosa la reazione del Pdl che torna a minacciare la crisi di governo.
Fino a ieri, il risultato all'interno dell'organismo era in pareggio: 6 per il voto segreto (Pdl, Lega, Gal e Autonomie-Psi), e altrettanti per il voto palese (Pd, M5S e Sel). Ma visto che il presidente del Senato e della giunta, Pietro Grasso, per prassi non si esprime, l'incognita era rappresentata proprio dalla Lanzillotta che aveva fatto sapere di voler prendere una decisione dopo aver ascoltato le relazioni di Anna Maria Bernini (Pdl) e Francesco Russo (Pd). Stamane, la decisione. "Quello sulla decadenza di Berlusconi non sarà un voto sulla persona, ma sul suo status di parlamentare. Pertanto non sarà necessario il voto segreto. Io sono per il voto palese - ha detto la Lanzillotta - e ho proposto di circoscrivere la decisione all'applicazione della norma della legge Severino. Sul piano tecnico regolamentare - ha spiegato l'esponente di Scelta civica - gli elementi che mi hanno indotto a questa decisione sono i seguenti: il Senato applica per la prima volta la legge Severino e quindi non esistono precedenti invocabili in modo univoco. Non esiste nel regolamento del Senato una norma esplicita che indichi la modalità di votazione utilizzabile nei casi analoghi ma non identici (ineleggibilità e incompatibilità). Il voto segreto è stato applicato in via di prassi. Il regolamento precisa invece che il voto per la decadenza non è un voto sulla persona e quindi si applica il voto palese. In altre occasioni, alla luce di nuove valutazioni giuridiche e istituzionali, prassi consolidate sono state modificate senza che fossero mutate le norme positive. Una estensione non dovuta del voto segreto andrebbe in direzione opposta a quella che ha orientato, dagli anni novanta in poi, l'evoluzione dei regolamenti parlamentari per fare sì che le procedure di Camera e Senato si svolgano nel rispetto della Costituzione e sempre più aderendo al bisogno di trasparenza che viene da parte dei cittadini e che è la condizione per conservare il rispetto dell'istituzione parlamentare e la legittimazione dell'esercizio delle prerogative da parte di ogni singolo deputato e delle assemblee nel loro complesso".
L'orientamento della giunta, quindi, è di restringere il campo alla sola decadenza da senatore di Berlusconi, perché il voto sulla decadenza è considerato voto non alla persona ma allo status di parlamentare. Diversa, invece, la questione dell'ineleggibilità e dell'incandidabilità che va a toccare appunto la persona, e secondo il regolamento di Palazzo Madama necessita di uno scrutinio segreto. Ciò non toglie che al momento della discussione in aula sulla vicenda dell'ex premier si possa presentare un ordine del giorno, firmato da almeno 20 senatori e motivato, nel quale si richiede invece il silenzio dell'urna. In quel caso il presidente Pietro Grasso sottoporrebbe di nuovo la richiesta al giudizio dell'assemblea.
In attesa della calendarizzazione del voto in aula, presumibilmente tra il 4 e il 15 novembre, il Pdl è tornato ad alzare la voce e a minacciare lo spettro della crisi di Governo: "La giunta ha partorito un mostro costituzionale contro Berlusconi. E' stato modificato il regolamento del senato, è intollerabile, di una gravità inaudita. È impensabile che diamo i nostri voti per sostenere il governo di cui fa parte un partito, il pd, che vuole decapitare il nostro leader Berlusconi", ha sottolineato la Bernini. E Renato Schifani: "Pagina buia, la giornata di oggi non potrà non avere conseguenze. Daremo risposte concrete con il massimo della determinazione". Anche il capogruppo Brunetta appare sdegnato: "Dalla Giunta una decisione assurda e senza precedenti contro Berlusconi. Una decisione contra personam e senza alcun senso. Inaccettabile".
Secondo quanto riferiscono fonti parlamentari del Pdl, Silvio Berlusconi sarebbe furente: ha deciso di evitare il pranzo con Alfano e i ministri del governo, appuntamento in programma da giorni per discutere della Legge di stabilità, perché non avrebbe più nulla da dire ai governativi. Il segretario del Partito Democratico, Guglielmo Epifani, ha chiesto "rispetto e comprensione per la scelta della Giunta. Basta polemiche che vanno oltre ogni limite. La legge Severino è una legge perfettamente costituzionale che va applicata, così come è avvenuto nei trentasette casi precedenti. Si abbassino quindi i toni e si ricordi che la giustizia deve essere uguale per tutti". I 'falchi' della nuova Forza Italia, però, sono scatenati: "Cronaca di un assassinio annunciato", sbotta Daniela Santanché. "Oggi al Senato è stata uccisa la democrazia. Come fa ancora qualcuno a sostenere nel nome della falsa stabilità che questo governo serve al paese? Cosa c'è di più importante per un popolo se non la democrazia e lo stato di diritto? I nostri "governativi" ce lo spieghino".