Venerdì di protesta per i dipendenti delle province e delle città metropolitane.
In tutta Italia i lavoratori si sono fermati per lo sciopero nazionale indetto unitariamente dai sindacati del pubblico impiego di Cgil, Cisl e Uil per denunciare "la 'migrazione forzata' di oltre 16 mila dipendenti da province e città metropolitane verso altri enti, una riduzione di spesa pari a 4,3 miliardi dal 2013 a oggi, 38 province 'ordinarie' in un pericoloso stato di squilibrio economico".
Tra le rivendicazioni del sindacato, anche la questione rappresentata dai centri per l’impiego, per cui si chiedono "risorse e la stabilizzazione dei precari".
"Organici ridotti all’osso per il blocco del turnover, confermato anche per quest’anno, un riflesso inevitabile sui servizi offerti ai cittadini, spesso cancellati, e sui restanti lavoratori, in alcuni casi senza stipendio da mesi", sottolinea la Funzione pubblica della Cgil.
Secondo il sindacato "dalla legge Delrio a oggi" si sono succeduti una serie di fatti che "hanno portato le Province e le Città metropolitane sull’orlo di un baratro: tra tagli alle risorse, servizi che arrancano e lavoratori sempre più a rischio". La Fp Cgil calcola come si sia "passati da una spesa corrente pari a 7,5 miliardi nel 2013 a una di 4,8 miliardi nel 2016 mentre una stima relativa al 2017 del `prelievo forzoso´ dalle casse delle Province porta il calo della spesa corrente a 3,2 miliardi, per un sottrazione dal 2013 a oggi di meno 4,3 miliardi".
Senza soldi non ci sono risorse per la manutenzione di scuole e strade, per la prevenzione del rischio idrogeologico e, ora che l'inverno si avvicina, per la redazione dei piani neve e l’acquisto di nuove turbine.
In Abruzzo, ad esempio, dove i dipendenti delle quattro province sono oltre 600, se si fosse potuto fare un piano neve potenziato, ha osservato il presidente della provincia di Pescara Antonio Di Marco, probabilmente non ci sarebbe stata la tragedia di Rigopiano. Quel giorno le vittime rimasero intrappolate nell'hotel anche perché non si era trovata nessuna turbina per aprire la strada.
I numeri mettono i brividi: in Abruzzo, a causa dei tagli, 5.989 chilometri di strade che resteranno senza manutenzione (su tutte svetta la Provincia dell’Aquila con 1.829 chilometri), idem per i 747 mila metri quadrati degli istituti scolastici superiori.
"Ancora oggi" scrivono in una nota il segretario provinciale Francesco Marrelli e Federica Benedetti della Fp Cgil L'Aquila, che insieme a Cisl e Uil ha tenuto, questa mattina, un sit in davanti la prefettura "all’indomani di una legge di riordino, la cosiddetta Legge Del Rio, avviata nel 2014 e non ancora attuata, le Province vivono una situazione di disagio legata all’incertezza e alle difficoltà ad erogare servizi di qualità. Questa è la situazione che lamentano i dipendenti di tutte le Province italiane, che oggi tengono un’intera giornata di sciopero proclamata da Cgil, Cisl e Uil e che questa mattina hanno svolto un sit-in anche nella nostra città".
"Dunque la Provincia è un contenitore vuoto, anche perché all’indomani di un esito referendario che ha mantenuto in piedi questi enti ancora non si chiarisce come dovrebbe andare avanti privo di risorse economiche certe e di risorse umane visto il mantenimento del blocco del turnover. Problemi che incidono sul funzionamento di tutti i settori - viabilità, edilizia scolastica, polizia provinciale - per non parlare di quei settori che si trovano in un limbo come le Politiche del Lavoro. In particolare i dipendenti dei Centri per l’impiego lamentano che “non riusciamo a identificare il nostro datore di lavoro, operiamo in assegnazione temporanea alla Provincia senza essere inseriti nei ruoli organici, non apparteniamo alla Regione che ha ripreso la funzione ma non i dipendenti, non c’è crescita professionale e tantomeno economica”.
"Tra i tanti un problema che necessita di risposte chiare e immediate è il caso dei precari proprio dei Centri per l’Impiego, 33 lavoratori in provincia dell’Aquila che in mancanza di un assetto definitivo e chiaro delle politiche attive vede ancora una volta in bilico la possibilità di stabilizzare chi svolge da oltre dieci anni il servizio, nonostante il testo unico del pubblico impiego fornisca tutti gli strumenti necessari alla stabilizzazione. Nei prossimi confronti dunque chiederemo che venga definito una volta per tutte l’assetto delle politiche attive, insieme alle risorse necessarie alla stabilizzazione e al potenziamento del servizio".
"Per questo, infine, è necessario che contemporaneamente ai tavoli in conferenza unificata si apra un tavolo di confronto con la Regione Abruzzo, al fine di pianificare e chiarire intenti e risorse. E’ necessario che le decisioni e gli strumenti disponibili a livello nazionale vengano concretizzati in atti da parte di chi è delegato alla soluzione delle problematiche relative alla gestione del personale, all’erogazione dei servizi, indicandone le priorità. Tutto ciò passa da una seria politica di programmazione e confronto con le parti sociali da parte della Regione Abruzzo".