"La sconfitta del Pd in Abruzzo è chiarissima e non ci sono scusanti".
Il segretario del Pd abruzzese Marco Rapino ammette la debacle (ben 8 i punti persi dai dem in regione rispetto al 2013: dal 22% al 14%) e lascia intendere di essere pronto a rassegnare le dimissioni: "Ci sarà molto da approfondire nei prossimi giorni" scrive in una nota Rapino "sapendo che non c'è un destino personale da difendere, ma ricostruire quello collettivo".
"Da segretario regionale" scrive Rapino "offro la mia piena disponibilità per ogni percorso di riflessione che il PD affronterà sia a livello nazionale che regionale. Il nostro è un voto, sia nell'affluenza sia nel risultato, che ci lega al trend del sud, dove il Pd in ogni regione ha perso tra 8 e 10 punti percentuali rispetto alle elezioni del 2013.
In Calabria dal siamo passati dal 22,3 al 14, in Campania abbiamo perso 9 punti, così anche in Basilicata (-9), In Sardegna - 10, in Abruzzo circa -9 . Tutte regioni governate dal PD. Si è votato poco tenendo conto dei candidati, a cui va un enorme ringraziamento per essersi battuti con coraggio e generosità, perché dietro questo voto di opinione si afferma una forte disaffezione che ha ragioni profonde, soprattutto nel Mezzogiorno.
Ci sarà molto da approfondire nei prossimi giorni, sapendo che non c'è un destino personale da difendere, ma ricostruire quello collettivo".
Fina: "Dimissioni Rapino inderogabili"
A chiedere le dimissioni di Rapino è Michele Fina, stretto collaboratore del ministro della Giustizia Andrea Orlando e sostenitore della sua mozione congressuale.
"Alle inderogabili dimissioni del segretario regionale del Pd Marco Rapino" scrive Fina in una nota "dobbiamo rispondere con un brevissimo traghettamento verso un nuovo congresso. Per ridare la voce, e con essa un po' di dignità, ai nostri iscritti".
"C'è bisogno" continua Fina "di un partito perché le idee politiche non sopravvivono se legate esclusivamente al mero esercizio del governo. Anzi si corrompono, snaturano, astraggono".
"C'è bisogno di un partito. Sempre. Per non rendersi stupidamente conto di quanto sia grave la sua assenza solo nel momento elettorale".
"C'è bisogno di un partito democratico. Ma la democrazia è tale se contempera il principio della maggioranza e il rispetto e la tutela delle minoranze. In Abruzzo questo non c'è stato come non c'è stato il rispetto dei territori e delle loro istanze. Le scelte compiute sono state esclusivamente dettate da arroganza e da rendite di posizione. Cinicamente noncuranti del rischio che il nostro patrimonio di valori e che lo stesso interesse generale del Paese stavano correndo".
"Ripartiamo dai territori, dagli amministratori locali, dai militanti. Rimettiamo insieme i pezzi, ricostruiamo ascolto e dialogo, torniamo con umiltà tra coloro che diciamo di voler rappresentare e che, invece, ci hanno severamente punito. Ricostruiamo l'unità del centrosinistra, perché le divisioni le pagano tutti. Facciamolo con lo spirito di una comunità di valori e non con quello di una società di reciproci interessi".
"Un mese fa ci siamo lasciati dicendo: "chi ne dispone ne risponde". Adesso di questo disastro chi ne ha disposto ne risponde. Noi dalle macerie ricostruiremo. Perché c'è bisogno di un partito".