"Manifesti politici spacciati per comunicazione istituzionale e servizi tv pagati dalla Regione per la campagna elettorale del presidente. Anche questa volta avevo visto bene: non finiscono mai gli atti d'arroganza e gli strafalcioni di questo governo regionale".
E' quanto dichiara il Consigliere regionale di Forza Italia, Mauro Febbo. Che spiega: "Il 16 febbraio scorso avevo segnalato il pasticcio di una determina dirigenziale del 27 dicembre 2017, a firma del direttore Vincenzo Rivera, con la quale venivano impiegati ben 21mila euro di fondi pubblici per quella che qualcuno ha cercato di far passare come informazione istituzionale, violando palesemente le regole sulla comunicazione durante la campagna elettorale e andando addirittura contro le direttive sulla par condicio impartite dalla Prefettura de L'Aquila. Oggi, scopriamo la clamorosa retromarcia della Regione Abruzzo che, con un'altra determina datata 28 febbraio, annulla l'atto precedente. Chi paga ora la somma di 21mila euro già spesi per i capricci di D'Alfonso e della 'sua' campagna istituzionale? Chi è il responsabile di tale pasticcio istituzionale e amministrativo?".
Solo adesso D'Alfonso e Rivera si accorgono che esistono delle leggi precise, l'affondo di Febbo, "che regolano l'attività di comunicazione durante la campagna elettorale, e comprendono come sia stata palesemente violata da questa giunta regionale la legge 22 febbraio 2000 numero 28, in modo particolare l'articolo 9 che disciplina la comunicazione istituzionale. Ho presentato una interrogazione al fine di capire chi pagherà le società di comunicazione che hanno già svolto i servizi richiesti in campagna elettorale. Infatti, i manifesti 6x3, gli spazi pubblicitari sul retro dei bus e i messaggi andati in onda su diverse emittenti televisive debbono essere pagati e con l'annullamento della determina di stanziamento dei 21mila euro sarà curioso vedere cosa si inventeranno il neo senatore e il suo fidato 'tuttofare' direttore generale. Un pastrocchio che solo questa giunta regionale poteva creare".
Dopo che Corecom e Agicom hanno acclarato come siano state infrante in maniera palese le regole democratiche della campagna elettorale – conclude Febbo – "vedremo chi corrisponderà le prestazioni alle società interessate e su questo terremo costantemente alta l'attenzione perché il danno non ricada sulle tasche degli abruzzesi ma paghi piuttosto chi ha dato l'ordine e chi lo ha eseguito".