Martedì, 27 Marzo 2018 20:09

L'Aquila, il mini esodo dei lavoratori della ricostruzione. La Cgil: "Qui non hanno certezze, ecco perché vanno via"

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Questa città dovrebbe vivere di pubblico impiego. Peccato che i dati che abbiamo oggi, tra la sanità, dove all’appello mancano circa 700 lavoratori rispetto alla dotazione organica, e i lavoratori della ricostruzione che vanno via, ci dicono che anche quello che è sempre stato il settore trainante dell’economia di questo territorio è a rischio”.

A lanciare l’allarme è Francesco Marrelli, segretario della Cgil Funzione Pubblica della provincia dell’Aquila.

Marrelli è tornato a parlare delle carenze di organico della Asl e dell’incerto destino dei dipendenti Ripam e di quello degli altri lavoratori impiegati nei due uffici speciali (Usra e Usrc) e nei comuni del Cratere in occasione dell’assemblea svoltasi oggi nella Camera del Lavoro dell’Aquila per discutere delle elezioni delle Rsu e del rinnovo dei contratti nazionali del pubblico impiego. Incontro al quale ha preso parte anche la segretaria nazionale della Fp Serena Sorrentino.

Per quanto riguarda la sanità, ha affermato Marrelli, “la Asl L’Aquila-Avezzano-Sulmona ha una carenza di personale che oscilla tra le 600 e le 700 unità. Questo vuol dire, per i lavoratori, fare turni massacranti e non vedersi riconosciuta la giusta retribuzione per il lavoro svolto. E, per il cittadini, liste di attesa per gli esami specialistici che arrivano anche a 500 giorni”.

Ma a preoccupare il sindacato è anche la condizione in cui versano i lavoratori impegnati nella ricostruzione, “molti dei quali” spiega Marrelli “non avendo certezze sulla stabilità del proprio posto di lavoro, stanno scegliendo, a malincuore, di lasciare questa città e questo territorio per andare dove sanno di avere rapporti di lavoro più tutelati”.

Dalle stime fatte dalla Cgil, sarebbero già una quarantina i vincitori del concorsone e i precari con contratti a tempo determinato che hanno abbandonato gli uffici per trasferirsi lì dove hanno prospettive di assunzione più certe.

Un vero e proprio mini esodo. Si tratta, infatti, di più del 10% dei lavoratori assunti dopo il terremoto, che sono, in totale, 300, di cui 200 a tempo indeterminato (128 al Comune dell’Aquila e 72 nei comuni del cratere) e altri 100, circa,  a tempo determinato (25 all’Usra, 25 all’Usrc e 56 al Comune dell’Aquila).

Ma ad andarsene non sono solo quelli che hanno un posto a tempo. Sono anche quelli che, in teoria, dovrebbero sentirsi più al sicuro, vale a dire i vincitori Ripam con contratti a tempo indeterminato.

Questo perché, all’epoca del concorsone, per permettere che questi lavoratori potessero essere assunti aggirando il blocco del turnover nel pubblico impiego, vennero implementate le dotazioni organiche dei comuni, con la clausola, però, che dal 2021 si sarebbe dovuti tornare alla situazione ex ante.

Perciò, se le dotazioni organiche dei comuni non verranno ampliate, cosa che non è ancora stato fatto, quei 200 dipendenti a tempo indeterminato diventeranno esuberi a tutti gli effetti.

Il decreto fiscale collegato alla legge di stabilità” osserva Marrelli “ha prorogato i contratti a tempo determinato al 31 dicembre 2020 e i lavoratori del concorsone al 31 dicembre 2023. Ma si tratta, appunto, di proroghe che hanno rinviato il problema senza risolverlo. Le procedure necessarie per una stabilizzazione definitiva, con tanto di coperture finanziare, non sono ancora state attivate”.

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