Della contestata sospensione del così detto bando di 'housing sociale', pubblicato a fine 2016, che apriva all'assegnazione degli alloggi a nuclei familiari con un reddito troppo alto per accedere ai bandi d'edilizia popolare - fino a 40mila euro - ma non abbastanza per fruire del mercato privato, abbiamo scritto diffusamente. In sostanza, il provvedimento realizzava l'ultimo degli obiettivi previsti dalla delibera di Giunta approvata dal Consiglio comunale nel dicembre 2011, che stabiliva i criteri d'assegnazione degli alloggi ad altre categorie di beneficiari al termine dell'emergenza abitativa. Tuttavia, il sindaco Pierluigi Biondi ha deciso di congelare il bando con una lettera indirizzata il 3 novembre scorso all'allora dirigente del settore Politiche sociali Dania Aniceti, bloccando di fatto le assegnazioni, sebbene 1200 nuclei familiari avessero presentato domanda e l'istruttoria per stilare la graduatoria fosse conclusa.
La motivazione fu che tra le domande presentate ce n'erano troppe formulate da stranieri.
Ad oggi, però, non sono stati firmati atti formali di revoca, ed è ciò che viene contestato all'amministrazione attiva; la lettera di Biondi, in effetti, è piuttosto irrituale: un sindaco ed una Giunta dovrebbero parlare attraverso provvedimenti amministrativi, tramite ordinanze e delibere. Inoltre, a 6 mesi dalla sospensione del bando, i nuclei familiari che hanno presentato domanda non hanno ricevuto ancora alcuna comunicazione e, peggio, ci sono circa 600 alloggi liberi, chiusi, che potrebbero essere assegnati e, così, generare utili per il Comune dell'Aquila che, al contrario, sta pagando utenze e manutenzione.
Insomma, potrebbe configurarsi anche un danno erariale ai danni dell'Ente.
Un primo passo è stato fatto il 28 marzo scorso con l'approvazione in Giunta della delibera numero 99.
Nel provvedimento, l'amministrazione attiva spiega che il bando è stato sospeso per individuare criteri che possano rendere l'avviso pubblico "maggiormente confacente alle esigenze della popolazione"; all'esito di "dette complesse valutazioni" - leggiamo dal deliberato - "è stato possibile rilevare alcune importanti criticità, sia proprie del provvedimento in questione, che relativamente ad elementi di contraddittorietà riscontrati rispetto alla disciplina dettata da ulteriori provvedimenti di Giunta e di Consiglio in materia". Criticità e contradditorietà che, tuttavia, non vengono spiegate.
D'altra parte, considerato che con delibera di Giunta del giugno 2017 - amministrazione Cialente ancora in carico - era stato previsto lo svolgimento di un censimento della popolazione assistita al fine di verificare la permanenza dei requisiti assistenziali in capo agli assegnatari e di provvedere all’aggiornamento dei canoni di locazione in funzione delle variazioni del reddito ISEE, e ravvisato, altresì, che "il considerevole disavanzo di cassa generato dalla gestione degli immobili, legato all'esigenza di garantire il pagamento delle utenze condominiali nei confronti dei relativi fornitori, unitamente alla morosità registrata nei pagamenti stessi, impongono ulteriori valutazioni in ordine alla necessità di garantire per quanto possibile la sostenibilità della gestione", la Giunta comunale ha deciso di esprimere atto d'indirizzo favorevole allo svolgimento di verifiche e azioni "mirate ad assicurare una gestione più efficiente, efficace e finanziariamente sostenibile di Case e Map".
In particolare, è stato deliberato:
- lo svolgimento di una ulteriore ricognizione del complesso dell’utenza accolta negli immobili di cui al Progetto CASE ed ai MAP, finalizzata ad una verifica straordinaria in ordine alla sussistenza, in capo a tutti gli assegnatari, dei requisiti previsti dalla specifica disciplina di riferimento adottata dall’Ente nel tempo, con conseguente attivazione di ogni azione utile volta a garantire la corretta applicazione di detta disciplina specifica, procedendo all’esito all’adeguamento dei canoni di locazione ed alla eventuale revoca delle assegnazioni, nelle ipotesi previste;
- l'individuazione di una quota parte del complesso delle disponibilità alloggiative accertate, non inferiore alla misura del 80%, che sarà oggetto di valorizzazione da parte dell’Assessorato e del Settore dell’Ente competenti, nonché della quota immobiliare residua, in misura non superiore al 20% di dette disponibilità, da destinare invece alla prosecuzione delle forme di assistenza alla popolazione in vigore, e più in generale alle politiche abitative dell’Ente;
- l'avvio del procedimento di riesame, anche alla luce di sopravvenute esigenze, manifestate in primis dal Comando Regionale dell’Esercito ed in virtù della prioritaria necessità di rispondere al fabbisogno alloggiativo espresso dalla popolazione già residente ovvero stabilmente dimorante nel Comune dell’Aquila alla data del 6 aprile 2009, della delibera di Giunta Comunale n. 525/2016, volto alla relativa revoca ex lege, ovvero all’annullamento dell’atto e ciò previa individuazione, di concerto con l’Avvocatura dell’Ente, dell’istituto più idoneo a garantire la tutela degli interessi pubblici coinvolti.
Insomma, l'amministrazione attiva ha soltanto "avviato" il procedimento di riesame della delibera di Giunta che ha istruito il bando di 'housing sociale', e deve ancora individuare come revocarlo garantendo la tutela dell'Ente, non esponendo, cioé, il Comune ai prevedibili ricorsi. Difficile a dirsi come ci riusciranno.
Non solo. Una parte degli alloggi potrebbero essere destinati all'Esercito e, comunque, per le assegnazioni verrà data priorità 'agli aquilani', a coloro, cioé, stabilmente residenti in città alla data del terremoto, come aveva annunciato, d'altra parte, l'assessore Francesco Cristiano Bignotti manifestando l'intenzione di privilegiare nuclei familiari residenti da almeno 10 anni al 6 aprile 2009.
Inoltre, verrà adeguato al rialzo il prezzo degli affitti per gli assegnatari non proprietari d'abitazione danneggiata dal terremoto: "parliamo di pochi euro in più al mese - aveva spiegato in Commissione Bignotti, alla metà del marzo scorso - una scelta impopolare che va fatta, però, considerato che tra gli affittuari ce ne sono troppi che pagano troppo poco, a causa dei canoni troppo bassi. Ci sono oltre mille nuclei, con Isee compreso tra 7mila e 10mila euro, che pagano meno di 50 euro al mese", aveva aggiunto; "va bene andare incontro alle necessità dei più deboli e dei meno abbienti, ma il Comune deve tutelarsi". Pugno duro, invece, avverso gli oltre 400 abusivi che continuano a vivere nel Progetto Case o nei Map pur non avendone più diritto, avendo perso, nel frattempo, i requisiti. "Abbiamo appena fatto un censimento al quale però non hanno risposto oltre 700 nuclei", ha chiarito Bignotti in Commissione; "stiamo ancora facendo un'analisi ma laddove verrà riscontrata un'assenza di requisiti per la permanenza agiremo con fermezza". Ma quello dei canoni non riscossi, sostengono i consiglieri d'opposizione, è uno spauracchio, un falso problema. La vera emergenza sono le utenze (luce e gas) non pagate dagli assegnanatri. Qui sì ci sono tassi di morosità pesanti. Il comune deve ancora riscuotere milioni di euro dal 2013. Il recupero va a rilento: dei 270 mila euro mensili che l’ente dovrebbe ridare a Banca Sistema, in media, è riuscito a restituirne, negli ultimi sei mesi, 90mila.
Infine, la Giunta intende individuare una quota parte degli alloggi disponibili, "non inferiore alla misura del 80%", che sarà oggetto di valorizzazione "da parte dell’Assessorato e del Settore dell’Ente competenti", col restante 20% da destinare, invece, alla prosecuzione delle forme di assistenza alla popolazione in vigore, e più in generale alle politiche abitative dell’Ente.
Ci chiediamo: ma la definizione dei criteri d'assegnazione a definite categorie di beneficiari non dovrebbe essere competenza del Consiglio comunale? Pensa davvero, la Giunta, che l'assessorato competente possa gestire gli alloggi 'motu proprio'? E ci chiediamo, ancora: ad oggi, come si sta procedendo per le eventuali assegnazioni, con ordinanze sindacali? E se sì, con quali criteri?