Mercoledì, 02 Maggio 2018 21:10

Consiglio rinviato per impegni di D'Alfonso, M5S: "Regione paralizzata"

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"Consiglio regionale convocato per il 3 maggio. Anzi no, non si può fare, va rinviato, perché il Presidente di Regione deve recarsi a Roma per prendere parte alla direzione PD. E' questa la scelta, ancora una volta assecondata dal presidente del Consiglio regionale Giuseppe Di Pangrazio. Di nuovo lavori bloccati in Regione Abruzzo, si rinvia un consiglio già convocato senza neanche sentire la conferenza dei capigruppo e solo per agevolare l'agenda personale dell'incompatibile Presidente/Senatore D'Alfonso. E gli abruzzesi devono aspettare".

Come prevedibile, è durissimo l'affondo dei consiglieri a 5 Stelle che commentano, così, la decisione di rinviare il Consiglio regionale all'8 maggio, allorquando, tra l'altro, l'assise dovrà discutere dell'incompatibilità del governatore e senatore. "Cos'altro deve accadere perché il Presidente D'Alfonso si renda conto che sta facendo il peggio per l'Abruzzo?", si domandano Sara Marcozzi, Gianluca Ranieri, Domenico Pettinari, Pietro Smargiassi e Riccardo Mercante. "Prosegue imperterrito la strada dell'equilibrismo fanta-giurisprudenziale, citando come precedenti per lui plausibili Mazzini e Garibaldi, nella personalissima interpretazione delle leggi a suo abuso e consumo: un atteggiamento che è ormai straripato dall'arrogante al patetico".

Una Regione intera è paralizzata - aggiungono i pentastellati - "con la connivenza di una maggioranza che guarda sempre più al proprio orticello e non al benessere dell'Abruzzo. Quello che sta accadendo in questa regione è un caso unico in Italia. Siamo sicuri che gli abruzzesi meritino di meglio e faremo tutto quanto nelle nostre possibilità, tutto quanto la legge ci consente, per ridare all'Abruzzo la dignità persa negli ultimi 10 anni".

Da parte sua, il senatore pentastellato Primo Di Nicola, intervenendo nel corso della seduta odierna dell'Aula di Palazzo Madama, ha auspicato che "D'Alfonso rimuova al più presto la situazione d'incompatibilità in cui si trova: lo chiediamo in quest'Aula anche agli organi del suo partito e del suo gruppo parlamentare, sarebbe un gesto che restituirebbe dignità alla politica". Inoltre, "troviamo grave il fatto che, lo scorso 26 aprile - ha evidenziato Di Nicola - la Giunta per le elezioni della Regione Abruzzo non sia intervenuta per sancire questo evidente vulnus. Nonostante questa palese incompatibilità, tangibile ed evidente, che non ha bisogno di verifiche ulteriori da parte degli organi parlamentari, Luciano D'Alfonso continua ad occupare le due cariche con grave danno per le normali attività della Regione Abruzzo, che avrebbe bisogno di un governatore a tempo pieno, per affrontare tutte le emergenze, da quella occupazionale, ambientale a quella sismica".

Sul piede di guerra anche il centrodestra. "D'Alfonso resta ancora seduto su due poltrone e da quanto sembrerebbe non intende abbandonare né la carica di presidente della Giunta regionale né rinunciare a quella di senatore. Oltre che essere sancita dalla Costituzione e dalla legge, la sua incompatibilità è anche di carattere politico e appartiene al buonsenso, che dovrebbe sempre albergare in un uomo delle istituzioni", ha sottolineato il senatore forzista Nazario Pagano. "Prendiamo atto, invece, che il presidente D'Alfonso sfida tutto e tutti con una protervia degna di miglior causa. A questo punto, auspichiamo che la Giunta delle Elezioni del Senato, purtroppo ancora non costituita, possa prestissimo essere operativa per procedere alla trattazione di questo ignobile caso, obbligando D'Alfonso a scegliere tra i due mandati elettivi".

A difesa del governatore, il fedele Camillo D'Alessandro che, a differenza di D'Alfonso, ha presentato le dimissioni a seguito dell'elezione alla Camera. "Tra tutte le questioni che potevano essere sollevate, soprattutto da chi ha avuto il privilegio di dirigere un giornale - la replica a Primo Di Nicola - e almeno per riflesso di conoscere le tematiche della nostra regione, invece di portare all’attenzione del Parlamento tematiche come il lavoro o le crisi industriali, il livore ad personam ha indotto il senatore a rappresentare un quadro falso del Consiglio regionale e falso nel merito delle questioni da lui sollevate sul diritto di opzione da parte del presidente D’Alfonso".

Ad esempio, come rappresentante del M5S "ci saremmo aspettati da lui che sollevasse con la stessa veemenza la questione degli incandidabili-impresentabili del movimento di cui Di Maio aveva annunciato le dimissioni - ha aggiunto il deputato dem - ma che oggi occupano tranquillamente scranni del Parlamento e sono colleghi proprio di Primo Di Nicola. Lo abbiamo già detto e lo diremo fino alla noia: l’opzione avverrà nei termini stabiliti dalla legge e non dal M5S. E’ straordinario che non abbiano altro di cui occuparsi che di D’Alfonso, un’ossessione giustificata solo dal calcolo politico e cioè dal loro timore che più tempo passa, più rischiano di avere in Abruzzo l’effetto Friuli". 

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