Martedì, 12 Giugno 2018 14:44

Regione, approvata norma per doppia preferenza di genere. Salve le indennità delle guardie mediche. Poi, manca (di nuovo) il numero legale

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Il Consiglio regionale ha approvato stamane, all'unanimità, la proposta di legge che modifica la "Legge elettorale regionale" consentendo l'introduzione della doppia preferenza di genere. Il progetto di legge votato in aula era stata presentato dai consiglieri Marinella Sclocco, Lucrezio Paolini, Giuseppe Di Pangrazio e Mauro Febbo. Di fatto, è stato garantito così, anche in Abruzzo, l'adeguamento alla normativa nazionale sull'equilibrio nella rappresentanza tra donne e uomini nei consigli regionali (L.20/2016).

"Mi sembra quasi un sogno" ha commentato entusiasta l'assessore alle Politiche Sociali, Marinella Sclocco.

"Dopo 6 anni dalla presentazione della mia legge sulla doppia preferenza di genere e dopo i tanti rinvii, finalmente oggi l'Abruzzo si è adeguato alla normativa nazionale vincendo una grande battaglia di civiltà. Il mondo femminile – ha spiegato la Sclocco – vive da sempre in un'eterna lotta: quella per ottenere gli stessi diritti degli uomini. E per quanto reputi antipatico e perfino svilente per una società parlare di quote e preferenze di genere – incalza l'assessore – la legge sulla doppia preferenza certamente aiuta e aiuterà a promuovere il principio delle pari opportunità. È pacifico, a livello nazionale ed europeo, che l'introduzione di tali strumenti elettorali accresce la presenza delle donne nelle Istituzioni sino al 30%, e questo non può essere che un successo democratico e rappresentativo".

In questi anni – continua la Sclocco – "supportare questa causa è stato per me uno stimolo, non solo per sconfiggere i datati stereotipi che si attribuiscono alle donne, ma perché è interesse collettivo costruire una società lungimirante e capace di salvaguardare i diritti e l'uguaglianza sostanziale dei cittadini. Approvando questa misura – aggiunge l'assessore alle Politiche Sociali – garantiamo l'eguaglianza e l'equilibrio nei meccanismi rappresentativi e non posso che esserne orgogliosa".

L'Abruzzo era in un ritardo clamoroso nel conformarsi alla norma nazionale, basti pensare che sono passati quasi 10 anni dalla prima introduzione di questa misura (in Campania, nel 2009 ndr). Tutte le Democrazie mature si sono dotate di strumenti idonei a perseguire l'obiettivo dell'equilibrio rappresentativo: una battaglia trasversale, un dovere da perseguire, che continua ad appartenere ancora a ciascuno di noi, proprio perché la Costituzione ci affida il compito di rimuovere gli ostacoli alla piena parità tra uomini e donne. "Questo risultato – ha concluso la Sclocco – è il frutto di una grande determinazione, che è poi la grande qualità comune a tutte le donne, e ora bisogna continuare ad impegnarsi per l'emancipazione della nostra società. La doppia preferenza di genere inciderà sulla qualità delle istituzioni e sul dibattito in merito a questioni che investono direttamente le donne con ricadute culturali, sociali, economiche rilevanti e strategiche per il benessere futuro del nostro territorio".

Ha voluto esprimere personale soddisfazione anche il vice presidente del Consiglio regionale, Lucrezio Paolini. "Da anni abbiamo provato a far approvare questo giusto provvedimento che crea maggiore equilibrio nella rappresenta dei cittadini. Ho votato favorevolmente anche nella passata legislatura ma l'allora maggioranza trasversale ne bocciò la applicazione. Oggi finalmente il risultato è arrivato".

Paolucci: "Rafforzato il ruolo delle donne"

"L'introduzione della doppia preferenza di genere è da sempre una battaglia del Partito Democratico e oggi l'Abruzzo rafforza il ruolo delle donne nelle istituzioni dando il via libera ad un apposito progetto di legge firmato anche dal Presidente Giuseppe Di Pangrazio e condiviso da tutti i consiglieri del Pd".

A dirlo è l'assessore con delega a Bilancio e Sanità, Silvio Paolucci.

Il testo prevede che "l'elettore esprima il suo voto per una delle liste circoscrizionali tracciando un segno nel relativo rettangolo o esprimendo uno o due voti di preferenza, scrivendo il cognome, ovvero il nome e cognome di uno o due dei candidati presenti nella medesima lista. Nel caso di espressione di due preferenze, esse devono riguardare candidati di sesso diverso della stessa lista, pena l'annullamento della seconda preferenza".

"Con questa modifica alla legge elettorale – continua Paolucci – migliora la qualità della rappresentanza della democrazia e non è casuale che alla fine la doppia preferenza arrivi con il governo di centrosinistra. Le pari opportunità sono un cavallo di battaglia delle politiche del Partito Democratico e oggi l'Abruzzo apre le porte delle istituzioni regionali anche alle donne, assicurando con il nuovo meccanismo elettorale una maggiore rappresentanza di genere in aula. Ci riteniamo soddisfatti e auspichiamo che vi siano altre iniziative che consentano alle donne di raggiungere in ogni ambito, da quello sociale, politico, culturale, lavorativo, la piena affermazione del proprio ruolo".

Di Matteo: "Cambio di passo solo se seguirà un cambio di mentalità"

"La legge sulla doppia preferenza di genere, approvata oggi in consiglio regionale, segnerà un cambio di passo solo se a questa seguirà un cambio di mentalità: no alla prepotenza, no all’irriverenza verso le donne nei luoghi istituzionali e in tutti i luoghi della società. Il voto di oggi è senz’altro un passaggio importante per assicurare una rappresentanza di genere equilibrata nel consiglio regionale".

Così l'ex assessore Donato Di Matteo. "In passato mi pento di non essere intervenuto davanti ad atteggiamenti arroganti che si sono verificati nel linguaggio poco rispettoso e in azioni dispotiche verso le colleghe di questo consiglio. Da tempo avevo proposto di allargare la percentuale delle donne in giunta a componenti esterne, con valutazioni puramente meritocratiche. Per una partecipazione alla vita politica la donna dovrebbe essere sostenuta con dei percorsi all’interno dei partiti, ritengo che questa legge sia un passo in avanti per ridare dignità alle pari opportunità spesso mortificate".

Approvata legge su indennità guardie mediche

Il consiglio regionale ha approvato all’unanimità la proposta di legge di Pd e Forza Italia - firmatari erano Silvio Paolucci, Mauroi Febbo e Lorenzi Sospiri - che mette in salvo le indennità di rischio incassate in 11 anni di servizio dei medici di guardia abruzzesi.

A seguito di un'indagine della Procura della Corte dei Conti, lo scorso anno la giunta regionale aveva approvato una delibera che imponeva ai medici di guardia la restituzione delle indennità accessorie di rischio - quantificate in 5 euro l'ora circa - percepite dal 2006 al 2017. La magistratura contabile aveva contestato la ratio e il quantum delle indennità, previste dagli accordi integrativi decentrati, giudicandola illegittima in quanto già inclusa nel compenso orario previsto dal contratto nazionale e aveva configurato un danno erariale stimabile intorno ai 15 milioni di euro. Sotto questa spada di Damocle, la giunta, nel luglio 2017, aveva approvato la delibera nella quale veniva chiesto ai medici di restituire le indennità percepite dal 2006 al 2017, pari in media a circa 30/40mila euro per professionista. Pochi giorni fa, però, il giudice del lavoro di Chieti ha dato ragione ai medici, che avevano impugnato il provvedimento.

La legge approvata dal consiglio ribadisce la validità degli accordi integrativi regionali, riconoscendo dunque ai medici il diritto pregresso all'idennità fino al giorno dell'approvazione della delibera. Il provvedimento, frutto di un'intesa bipartisan tra l'assessore Silvio Paolucci e i consiglieri Mauro Febbo e Lorenzo Sospiri, è stato contestato dal Movimento 5 Stelle, che voleva invece la revoca della delibera, temendo altre future impugnazioni.

Nonostante il voto favorevole, i Cinque Stelle - Sara Marcozzi, Domenico Pettinari e Pietro Smargiassi - hanno definito la legge un atto di sciacallaggio politico. “La legge è volutamente lacunosa e non segue le più elementari indicazioni della Corte dei Conti mettendola a rischio di un richiamo della stessa Corte nonché di un’impugnazione da parte del Governo centrale“ ha affermato Pettinari “L’obiettivo, molto probabilmente, è quello di scaricare la responsabilità sul Governo M5S-Lega di una vicenda partita già dal 2006 in Regione Abruzzo, non risolta dal governo Chiodi e addirittura peggiorata dal governo D’Alfonso”.

La legge non risolvere volutamente il problema, ha rincarato la dose Sara Marcozzi, "nella sperenza di mettere all’angolo un Governo neonato presentandogli una legge mal scritta auspicandone, neanche troppo velatamente, l’impugnazione. E' un atto politico ed istituzionale di una gravità inaudita. Un gioco di potere che vede come uniche vittime cittadini e lavoratori inermi”.

“Ascoltare l’assessore Paolucci” ha concluso Pietro Smargiassi “asserire che si rinvia a Roma la decisione definitiva, svincolando la Regione Abruzzo da ogni responsabilità, è stato un colpo di mano che gli abruzzesi non meritano”.

Manca il numero legale, slitta la legge su Garante dei detenuti

Il consiglio si è sciolto nel tardo pomeriggio quando è venuto a mancare il numero legale, prima, tra l'altro, che potesse essere discussa la legge per l'istituzione della figura del garante dei detenuti. "Ancora una volta D’Alfonso deve levarsi la giacca da governatore e indossare quella di senatore pr correre a Roma, lasciando il consiglio senza aver concluso i punti all’ordine del giorno" hanno protestato i Cinque Stelle. Mauro Febbo è arrivato invece a chiedere l'impeachment: "Se D'Alfonso avesse risolto la sua incompatibilità oggi ci sarebbe stato il vice presidente Lolli e i provvedimenti sarebbero stati approvati".

Ultima modifica il Martedì, 12 Giugno 2018 21:55

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