Mercoledì, 24 Ottobre 2018 22:58

Regionali, centrodestra in subbuglio: ancora in campo D'Eramo e Martino

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Aria di burrasca in seno al centrodestra.

Non è affatto detto che il nome del candidato presidente della coalizione alle elezioni del 10 febbraio prossimo – se il 10 febbraio si voterà, ovviamente, stante la sensazione che l’accorpamento delle regionali alle europee sia più che una remota possibilità - esca dalla triade che Fratelli d’Italia sottoporrà agli alleati; come noto, sono stati indicati Giandonato Morra, il senatore Marco Marsilio e il cardiochirurgo Massimiliano Foschi. Ma in campo restano, forti, le candidature del forzista Antonio Martino e del leghista Luigi D’Eramo.

Ne abbiamo scritto diffusamente e non è il caso di tornarci su: il destino del governo, alle prese con la manovra di bilancio già bocciata dall’Europa, e con l’incubo dei mercati, potrebbe avere ripercussioni dirompenti sulla tenuta della coalizione di centrodestra sui territori, e non vanno sottovalutati, tra l’altro, i possibili effetti del voto in Trentino che ha proiettato la Lega al governo dopo l’exploit in Alto Adige, con Forza Italia precipitata ai minimi storici. In questo momento, il Carroccio è la forza trainante della coalizione e non è affatto detto che non decida di rompere e di spostare l’asse su posizioni di destra ancora più radicale. Staremo a vedere.

Di certo, la rosa di nomi presentata da Fratelli d’Italia non convince affatto la Lega, e così Forza Italia che, per questo, sebbene mantengano formalmente un atteggiamento prudente, di rispetto degli accordi stretti a Roma dalle segreterie nazionali, sono in campo con i loro candidati, e stanno lavorando per ribaltare il tavolo.

Vanno lette in questo senso le parole del senatore Gaetano Quagliariello, non proprio l’ultimo arrivato, che ai nostri microfoni ha riconosciuto come la proposta di Fratelli d’Italia abbia “un suo equilibrio; i tre nomi rispondono a tre logiche differenti: una territoriale, una civica e una di respiro nazionale ma con legami storici e familiari con la Regione”; dunque, il senatore ha aggiunto che è necessario “chiudere in fretta: mi sembra, però, che il gioco sia piuttosto a sfasciare”, l’affondo.

Sfasciare per provare a ricostruire in altro modo, evidentemente. E non è un caso che, in queste ore, il deputato Antonio Martino sia uscito allo scoperto; ospite della trasmissione Polis, su laQtv, Martino ha lanciato un monito piuttosto chiaro: “L’Abruzzo deve riacquistare ambizione – le sue parole – i leader nazionali non debbono considerare la nostra una regione ‘Cenerentola’. Per questo, non condivido l’idea che si debba restare in attesa che Roma assuma una decisione: sono leale e rispettoso, accetto consigli ma resteranno consigli”. Poi, ha aggiunto: “E’ importante che la coalizione sia unita ma è altrettanto importante che il candidato presidente abbia un'idea chiara per il rilancio del nostro territorio, visione, ambizione ed esperienze professionali rilevanti alle spalle; al netto del colore politico, o delle passioni giovanili, abbiamo bisogno di un candidato presidente autorevole e capace”. Per essere più chiaro, Martino ha ribadito ad Abruzzoweb che Forza Italia è una delle poche forze in Abruzzo che ha una rosa di nomi davvero spendibili e che se dovesse toccare agli azzurri indicare un nome anche la sua “comoda poltrona a Roma” sarebbe “a totale disposizione”.

Non è necessario esercitarsi nell’esegesi del pensiero del deputato azzurro. E così si 'leggono' certi attacchi provenienti dalla galassia della Lega, sempre più consistente col crescere dei consensi, tesi a screditare Martino. D’altra parte, il Carroccio abruzzese è al lavoro, pancia a terra, per farsi trovare pronto in caso il tavolo romano dovesse saltare, e la candidatura di Luigi D’Eramo è stata già puntellata. Tant’è vero che nel mondo del centrodestra regionale c’è chi sarebbe pronto a scommettere che sarà proprio il deputato aquilano, alla fine, a spuntarla.

Con un rischio, però, che si fa concreto col passare delle settimane; ed è ancora Quagliariello a renderlo manifesto, senza infingimenti: “Il centrodestra faccia ciò che deve, e cioè scegliere presto un candidato che abbia una sua dignità, un suo standing nazionale, per far nascere e crescere una proposta politica chiara intorno al profilo individuato, superando le zone di perplessità che nell’opinione pubblica si sono inevitabilmente venute a creare. Altrimenti, si aprirà lo spazio per una candidatura fuori dagli schieramenti, di tipo istituzionale” che, aggiungiamo noi, potrebbe avere il volto di Giovanni Legnini, l’unico capace di raccogliere attorno a sé un consenso ampio, oltre gli steccati del centrosinistra tradizionale, anche tra i moderati di centrodestra.

Ecco perché Legnini sta aspettando le mosse di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia, prima di sciogliere i nodi sulla sua candidatura; ecco spiegate le sue parole a NewsTown: "Sto verificando se i vecchi e i nuovi recinti della politica possano essere superati, se è possibile immaginare una proposta che parli direttamente ai cittadini. Solo all’esito di questa verifica assumerò una decisione".

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