E’ accaduto di nuovo.
Come lunedì scorso, il Consiglio comunale si è sciolto per mancanza del numero legale; di nuovo, la maggioranza di centrodestra non ha garantito i numeri per concludere i lavori. Se lunedì scorso l’assise non aveva neanche iniziato a discutere, stamane i consiglieri di maggioranza hanno approvato la quarta variazione al bilancio di previsione 2018-2020, uno dei motivi, non l’unico e neanche il più importante, che ha minato, di nuovo, gli equilibri instabili della maggioranza. Alla ripresa dei lavori dopo la pausa pranzo, però, al momento del voto sulla variazione di bilancio dell’Istituzione Centro Servizi Anziani, portata in aula dall’assessore alle Politiche sociali Francesco Bignotti, erano presenti soltanto 13 consiglieri sui 16 necessari per garantire la prosecuzione della seduta di prima convocazione. Dunque, l’assemblea tornerà a riunirsi domattina, alle 9, in seconda convocazione.
A far venir meno il numero legale è stato il gruppo di Fratelli d’Italia, il partito del sindaco Pierluigi Biondi - a Roma, per assistere ai lavori dell'assemblea capitolina che ha discusso del trasferimento del terminal bus da Tiburtina ad Anagnina - che ha abbandonato l’aula (eccezion fatta per Ersilia Lancia) dando un ulteriore strappo ad una maggioranza dilaniata al suo interno da una vera e propria guerra tra bande che, con gli interessi e le necessità della città, non ha davvero nulla a che fare.
In un mese, è la terza volta che manca il numero legale in Consigliom e in altre due occasioni a garantirlo sono stati le forze d'opposizione. Uno schiaffo per la città. Così, non si può proprio andare avanti.
Si è letto in queste ore di una accesissima riunione di maggioranza che si è tenuta martedì sera alla presenza di alcuni consiglieri in rappresentanza dei diversi gruppi consiliari che hanno deciso, a valle di una discussione a tratti anche violenta nei toni, di chiedere una verifica del lavoro svolto fin qui dalla Giunta.
Giorgio De Matteis, il capogruppo di Fratelli d’Italia, ha ribadito stamane, a margine della conferenza stampa sulla vicenda Banca Sistema, che una verifica, in realtà, era già stata chiesta nel luglio scorso, “per capire ciò che ha prodotto la Giunta in un anno e mezzo di Governo, se qualche assessore avrebbe potuto fare meglio, se qualcun altro avrebbe potuto fare di più”, ha spiegato. Una richiesta che non è piaciuta affatto all’assessore e deputato della Lega Luigi D’Eramo che, di rimando, dalle pagine di Abruzzoweb ha lanciato una sorta di ultimatum, chiedendo di fare chiarezza entro 48 ore, “altrimenti – l’affondo – saremo noi a chiedere una verifica politica”. La risposta è arrivata in Consiglio comunale, con Fratelli d’Italia che ha fatto mancare il numero legale. D’altra parte, De Matteis aveva già replicato duramente all’assessore: “Anche lui sarà sottoposto a verifica, parleremo anche del Piano regolatore; ci sono alcuni assessori che si stanno agitando troppo: c’è chi si sente perseguitato – chiaro il riferimento alla ‘collega di partito’ Carla Mannetti - chi lancia ultimatum: di cosa stiamo parlando? La verifica dell’operato di Giunta si fa normalmente, come i tagliandi per le automobili, e non possiamo certo attendere le elezioni regionali; una cosa è l’amministrazione di una città, un’altra gli appuntamenti elettoriali”.
Più chiaro di così.
Il sindaco Pierluigi Biondi ha provato a metterci una pezza: "Non c'è all'orizzonte nessun azzeramento della Giunta comunale dell'Aquila, d'altra parte nessuno l'ha chiesta, nonostante quanto emerso sulla stampa locale", ha chiarito. "Cosa diversa è la verifica, che avviene quotidianamente da parte del sottoscritto nei confronti dell'operato degli assessori, così come è naturale, dopo 18 mesi di amministrazione, ricalibrare gli obiettivi e fare un 'tagliando' alla macchina comunale”, ha aggiunto. Rifugiandosi dietro il solito refrain, e cioè che “l’attuale maggioranza si è trovata alle prese con il lascito disastroso del centrosinistra: settori caotici, procedimenti confusi e bloccati, annunci senza nessun seguito concreto, più di cento pignoramenti presso la tesoreria mai regolarizzati, tasse al massimo consentito, aziende partecipate con la polvere nascosta sotto il tappeto". E’ passato un anno e mezzo però, dal giorno dell’insediamento, ed è evidente come passi in avanti, su questioni strategiche per il rilancio della città, non siano stati fatti. Anzi. A riconoscerlo sono stati gli stessi consiglieri di maggioranza, De Matteis e il capogruppo di Forza Italia Roberto Jr Silveri in particolare, che hanno chiesto un cambio di passo. Di rimando, Biondi ha inteso rivendicare i risultati colti dalla sua Giunta fino ad oggi: "Sono stati stabilizzati gli operai precari, è stata data una risposta definitiva al personale Ripam, finalmente a pieno titolo nell'organico comunale, è stato avviato il processo di trasformazione digitale dei servizi al cittadino, rilanciati gli eventi culturali e sportivi, alcuni di rilevanza nazionale, 'ripulito' il bilancio con una prima riduzione dei tributi locali per le attività economiche, revocata la concessione dell'aeroporto e approvato il quadro conoscitivo del Piano urbano della mobilità sostenibile, introdotta la figura del disability manager e attivato il tavolo delle associazioni dei disabili, approvato il documento preliminare alla progettazione del cimitero monumentale e il nuovo piano di assetto scolastico, chiuso l'accordo per il trasferimento di una parte della caserma Rossi al patrimonio comunale, licenziati i bandi per gli alloggi del progetto Case con i criteri dell'anzianità di residenza, rimesso mano al decoro di parchi e aree verdi, risolto il problema dei parcheggi in località Sant'Antonio, chiuso l'accordo con il Cogesa per ridurre di un milione di euro il costo di smaltimento dei rifiuti in un quinquennio”.
Non è sufficiente però, e di alcune questioni si potrebbe anche discutere: lo sa il sindaco dell’Aquila, lo sa la Giunta e lo sanno i consiglieri di maggioranza. D’altra parte, sin dall’insediamento le spaccature in seno al centrodestra stanno soffocando l’azione amministrativa della maggioranza. E la luna di miele con la città è finita da un pezzo.
Se davvero è arrivato il momento di una verifica, non si può tacere sul fatto che le difficoltà affondino le radici nei mesi che precedettero l’appuntamento elettorale: sia detto chiaramente, nessuno si aspettava che il centrodestra avrebbe vinto le elezioni e, nei fatti, non è stato facile comporre le liste a sostegno del candidato sindaco. Liste debolissime, e a dirlo è stato il risultato del primo turno. Così, a seguito del clamoroso ribaltone maturato al ballottaggio, e con la nomina in Giunta di alcuni tra gli eletti più esperti, in Consiglio comunale si sono ritrovati - un po’ causalmente - anche “illustri sconosciuti”, e la qualità del lavoro dell’assise civica ne ha risentito, eccome. Persino nominare gli assessori è stato un esercizio nient’affatto semplice, col sindaco eletto che si è ritrovato a fare i conti con le aspettative dei partiti di coalizione.
Sta qui l’errore originario di Biondi; sebbene sia stato lui, in fondo, a vincere le elezioni - e non ha mancato di sottolinearlo in questi mesi di tribolazioni - il primo cittadino ha mancato la sfida di rompere davvero il meccanismo. Anzi, si è ritrovato a sfogliare il vecchio ‘Manuale Cencelli’ distribuendo le poltrone in Giunta secondo principi di pura rappresentanza e non di merito. E ha continuato a ragionare così, in questi mesi.
Si pensi alle nomine dei vertici delle partecipate che, in quanto aziende, avrebbero necessitato di professionisti con competenze riconosciute nei diversi settori d’intervento. In perfetta continuità col passato, invece, le partecipate sono state considerate nient’altro che postazioni da offrire a questa o quella forza politica, col risultato che ci è voluto un anno per trovare un equilibrio, fino al caso limite della nomina dell’amministratore unico di Asm ritardata di mesi, nell’attesa che si risolvesse l’inconferibilità di Paolo Federico. In altre parole, si è tenuta un’azienda in sospeso per la semplice ragione che, da manuale, era stata assegnata a Forza Italia e gli azzurri avevano indicato il sindaco di Navelli. Tra l’altro, pur col profondo rispetto che si deve agli amministratori indicati, sono stati individuati profili che non hanno le competenze necessarie a guidare le aziende, eccezion fatta per Dino Pignatelli, nominato al Ctgs, e su cui grava, però, un conflitto d’interesse da far impallidire.
Insomma, Biondi si è fatto risucchiare dalle contrapposizioni tra partiti e partitini, finendo per restarne soffocato. E col passare dei mesi la situazione non fa che peggiorare. Non c’è un progetto comune, un’idea di città, una visione amministrativa definita che guidi l’azione dell’esecutivo: i diversi assessorati fanno storia a sé, non rispondono alle indicazioni politiche di una coalizione bensì agiscono in nome e per conto degli assessori indicati, degli interessi loro e dei partiti che li hanno espressi. Torniamo così all’assessorato all’urbanistica, all’affondo di De Matteis che ha sottolineato come D’Eramo sarà sottoposto a verifica, anche e soprattutto per ciò che attiene il Piano regolatore: le deleghe che detiene il deputato – pure importantissime – sono congelate a seguito delle politiche del 4 marzo; ricorderete che si era persino aperta una mezza crisi di maggioranza per il tentativo di Forza Italia di rimescolare le carte, cogliendo l’opportunità di strapparle alla Lega. Il Carroccio ha fatto muro e, di fatto, D’Eramo sta mantenendo il doppio incarico da mesi in attesa che i tempi siano maturi per la nomina di un altro esponente del movimento, e dovrebbe trattarsi di Daniele Ferella. Eppure, stiamo parlando di un assessorato strategico, determinante: l’amministrazione Biondi, appunto, sta perdendo l’occasione di lavorare al Piano regolatore disegnando il futuro sviluppo urbanistico del capoluogo. E intanto, il sindaco rivendica l’approvazione del quadro conoscitivo del Piano urbano della mobilità sostenibile che, sia concesso, dovrebbe dialogare col Piano regolatore, esserne profondamente ispirato.
Tra l’altro, la vicenda di D'Eramo si intreccia con le aspettative dell’altro assessore leghista, Emanuele Imprudente, in corsa verso l’Emiciclo, pronto a lasciare il suo posto in Giunta e, ovviamente, a passare la mano ad un altro esponente del Carroccio, che ne abbia i requisiti oppure no poco importa. Intanto, la campagna elettorale – che va avanti da mesi – passa anche dagli interventi messi in campo dal suo assessorato. Vale lo stesso per il vice sindaco Guido Quintino Liris, sia chiaro, ed ecco che arriviamo alla variazione di bilancio in discussione stamane: in questo quadro, muovere risorse da un capitolo all’altro significa ‘favorire’ l’interesse di un assessore piuttosto che di un altro. D’altra parte, la variazione pare proprio una manovra di fine mandato, e c’è da scommettere che la maggior parte degli interventi previsti non troverà impegno prima della fine dell’anno: evidentemente, non si poteva attendere il prossimo bilancio di previsione per una vera e propria pianificazione condivisa, l’appuntamento elettorale incombe.
Così si spiegano i mal di pancia, così si giustificano alcuni interventi decisi in queste settimane.
Sarebbe pure comprensibile, se L’Aquila non fosse una città in ricostruzione e che sta vivendo, tra l’altro, uno snodo fondamentale per il suo futuro, giunta al punto di dover mettere in campo strategie di rilancio economico e sociale per evitare che la ricostruzione si fermi alle abitazioni, che il comparto pubblico è fermo ed è un altro nodo irrisolto. Sono in tanti, troppi, a sperare in uno scranno all’Emiciclo, col risultato che si stanno combattendo guerre sotterranee tra gruppi politici e persino in seno alle forze partitiche; siamo al punto di partenza, a Fratelli d’Italia che esce dall’aula, a De Matteis che chiede una verifica di Giunta: nel mirino c’è anche, e soprattutto, Carla Mannetti, per dinamiche di equilibrio partitico che attengono alle elezioni regionali. E che dire dello scontro che va profilandosi in Forza Italia tra il vice sindaco Liris e il presidente del Consiglio comunale Roberto Tinari, anche lui intenzionato a scendere in campo?
E’ anche per questo che il sindaco Pierluigi Biondi era deciso a cogliere la possibilità di una candidatura a presidente della Regione, era anche per questo che il primo cittadino era deciso a lasciare la poltrona di sindaco a neanche 15 mesi dall’insediamento. In queste condizioni, è davvero difficile andare avanti, considerato pure che i più accreditati all’elezione in Regione sono, di fatto, gli assessori più esperti, con D’Eramo che attende soltanto di lasciare. Stante la situazione, il centrodestra al governo potrebbe davvero uscire a pezzi dalle regionali.
A farne le spese è la città, ovviamente.
Torniamo alle partecipate, che forniscono o dovrebbero fornire servizi essenziali alla cittadinanza: sul Gran Sasso è calato il silenzio col rischio che la prossima stagione possa rappresentare l’ennesimo fallimento, e con la situazione finanziaria e amministrativa del Ctgs che continua a destare preoccupazione; di Ama ci siamo occupati diffusamente: l’esecutivo ha messo una pezza al bilancio con un trasferimento di 900mila euro che, tuttavia, non ha risolto i problemi, che sono strutturali: intanto, il servizio offerto ai cittadini è pessimo e, di conseguenza, è crollato il numero di biglietti e abbonamenti venduti. E ancora, Asm: la tassa sui rifiuti, a L’Aquila, è la più alta tra i capoluoghi abruzzesi e, di contrasto, la raccolta differenziata è sotto il 35%, la peggiore della Regione. In perfetta continuità col passato, in questi mesi non si è stati in grado di cambiare verso alle società.
Ci sono altri nodi da risolvere: innanzitutto, continua a mancare una gestione responsabile del progetto Case; fatta la battaglia ideologica sul bando di housing sociale, ‘prima gli aquilani’ – si è detto – e residenti da almeno 5 anni in città, gli avvisi pubblicati in seguito hanno rappresentato un mezzo flop e, ad oggi, restano decine gli alloggi vuoti, col sindaco che continua ad assegnarli con decreti sindacali. Intanto, l’emissione delle bollette è ripresa soltanto un mese fa – per un anno e mezzo non sono state inviate agli assegnatari – e il debito accumulato supera oramai i 12 milioni di euro, col Tribunale ordinario di Roma che, nel frattempo, ha emesso un decreto ingiuntivo esecutivo a carico del Comune in favore di Banca Sistema per un importo di 4 milioni 423mila 109,66, euro, più interessi di mora, a decorrere dal 22 febbraio 2018, a seguito della transazione deliberata dalla giunta comunale nel luglio 2015, per rate non pagate o pagate in ritardo. Responsabilità dell’amministrazione Cialente, certo, ma in 18 mesi la Giunta di centrodestra non ha mosso un dito per provare a risolvere le criticità. E ancora, manca un progetto condiviso di rifunzionalizzazione del centro storico, una strategia di lungo respiro sulla ricollocazione delle scuole: emblematico il caso del Cotugno, con la Provincia che, di fatto, sta cercando un’area dove realizzare il nuovo istituto: tuttavia, una scelta del genere attiene ad una visione complessiva che non può essere demandata ad altri, e non può avvenire ‘fuori’ da una riflessione più generale sulla viabilità e sul trasporto pubblico che si intreccia, di nuovo, col Piano regolatore e col Pums.
Potremmo andare avanti, sottolineare come non sia stato ancora definito un piano parcheggi, come si proceda a rilento nella individuazione della localizzazione degli uffici comunali, come non si abbia ancora contezza definita degli indici di vulnerabilità di tutte le scuole, come siano stati dimenticati i piani unitari di ricostruzione, che avrebbero dovuto restituire un volto nuovo ad alcune aree strategiche della città, e si pensi a Porta Barete o a Porta Leoni. Inutile tirarla per le lunghe, i problemi restano e soluzioni non se ne vedono.
Si è parlato, e si parlerà ancora, del decennale come momento di rilancio di una visione per L’Aquila, città della ricerca e dell’alta formazione, tuttavia le politiche messe in campo dall’amministrazione sembrano andare nel verso contrario, nel senso di una chiusura claustrofobica delle mura urbiche. Ed in questo senso, il pronunciamento del Consiglio di Stato sull’anatra zoppa, atteso per il 6 dicembre, pare davvero una via d’uscita per il centrodestra piuttosto che una opportunità per il centrosinistra che, sia detto altrettanto chiaramente, fino ad ora ha messo in campo una opposizione assai poco incisiva. E questo non ha aiutato.
In fondo a questa riflessione, riprendiamo la cronaca della giornata, con l'approvazione della quarta variazione di bilancio. La manovra ha un valore complessivo di 22 milioni 55mila euro, di cui 19 milioni 182mila circa relativi a trasferimenti da parte dello Stato (fondi Cipe) e i restanti della Regione (fondi Fse). Tra le principali voci vi sono stanziamenti aggiuntivi pari a 50mila euro, riferiti al 2018, e 193mila 500 euro riferiti al 2019, per asili nido privati, onde assicurare il servizio fino al 30 giugno 2019. Il Comune va all'incasso di 5 milioni 700mila euro di fondi Cipe, con relativa previsione di un capitolo di spesa dedicato, relativo al progetto "Mobilità elettrica", riferito al triennio 2018- 2020. Ulteriori 650mila euro in entrata sono invece riferiti al progetto "Abruzzo include", vincitore del relativo bando europeo, con cui saranno attivati 107 tirocini in azienda ai fini di collegare le parole svantaggiate con le aziende del territorio, e 70mila euro al progetto "Sapere". Ammonta a 200mila euro la spesa per la manutenzione del verde, a 240mila quella per i cimiteri della città dell'Aquila e delle frazioni e a circa 500mila euro quella per la manutenzione e la gestione dei complessi Case e Map. La spesa per i Musp è pari a 854mila260 euro per il 2018 e ulteriori 904mila 260 per il 2019. Vengono acquisiti al bilancio, inoltre, 10mila euro, devoluti dall'associazione Chirurghi ospedalieri aquilani per l'allestimento di un'aula multimediale nella prima scuola elementare ricostruita, la ‘Mariele Ventre’ di Pettino. Fondi pari a 200mila euro sono stati destinati alla commemorazione del decennale del sisma.
I consiglieri d'opposizione: "Un chiaro segnale di sfiducia nei confronti del sindaco"
"Chi cercava una smentita sul definitivo sfilacciamento della maggioranza di centro destra al Comune dell'Aquila, oggi ha trovato, invece, una secca e inequivocabile conferma. Nel giro di pochissimi giorni e dopo una riunione di maggioranza infuocata, oggi pomeriggio per la seconda volta consecutiva il Consiglio comunale è andato deserto per mancanza del numero legale. Quasi tutto il gruppo di Fratelli d'Italia, il partito del sindaco Biondi, e una parte di Forza Italia ha lasciato l'aula dopo l'appello della seduta pomeridiana. Un chiaro segnale di sfiducia nei confronti del Primo cittadino, della sua giunta e, nel caso di specie, dell'assessore Bignotti che non ha avuto l'ok del consiglio sulla variazione di bilancio dell'Istituzione Centro Servizi Anziani da lui presentata".
Si legge in una nota dei consiglieri d'opposizione Carla Cimoroni (L'Aquila Chiama), Lelio De Santis (Cambiare insieme – Idv), Angelo Mancini (L'Aquila Sicurezza Lavoro), Giustino Masciocco (Articolo 1- Mdp), Stefano Palumbo, Stefano Albano (Pd), Paolo Romano, Elia Serpetti, Americo Di Benedetto, Emanuela Iorio, Antonio Nardantonio (Il Passo Possibile), Elisabetta Vicini (Democratici socialisti per L'Aquila e le frazioni), Edlira Banushaj (consigliere comunale aggiunto).
Anche stamani, durante la discussione sulla quarta variazione di bilancio, la maggioranza è apparsa tutt'altro che coesa. "Si trattava, è bene precisarlo, di un documento vuoto di contenuti effettivi da un punto di vista finanziario-amministrativo, in quanto (siamo ormai a dicembre) non si farà in tempo ad approvare gli atti di gestione di impegno di spesa sui capitoli di bilancio modificati dalla delibera di stamani. Siamo stati in presenza, invece, di un delibera ricca soltanto di promesse elettorali, nell'imminenza del voto alla Regione. Nel corso del dibattito, autorevoli esponenti della maggioranza hanno condiviso le forti critiche espresse dall'opposizione, al di là del voto finale. Il centro destra è allo sbando più totale e la città ne sta pagando le gravissime conseguenze in termini di immobilismo e di problemi irrisolti. Il sindaco Biondi era assente alla ripresa dei lavori in aula perché impegnato nella seduta consiliare capitolina sulla questione terminal bus da Tiburtina ad Anagnina. Sorgono allora spontanee due domande: 1. ma perché ha avallato il differimento al pomeriggio di soli due punti pur sapendo di non poter essere presente? 2. perché solo pochi giorni fa ha disertato la manifestazione organizzata a Roma insieme alle altre istituzioni e al suo Consiglio Comunale per andare oggi da solo? È sul suo rapporto troppo personale con la Meloni che il suo gruppo consiliare ha voluto punirlo? Possiamo concludere che, diversamente da quanto il Sindaco cerca di far credere, arrampicandosi sugli specchi, la maggioranza in consiglio sta chiedendo a gran voce l'azzeramento della Giunta, sfiduciandola platealmente ad ogni seduta".