"Che Luigi D'Eramo vedesse il ruolo di assessore come una medaglietta da appuntare al petto più che come un ruolo da svolgere con impegno e costanza è cosa ormai nota in città; circostanza tuttavia accompagnata dalla credenza che gli scarsi risultati prodotti finora dal suo assessorato potessero essere compensati, in virtù del ruolo di parlamentare di maggioranza, con la difesa della causa aquilana sui tavoli nazionali ed europei. Purtroppo così non è. D'Eramo, è ormai evidente, interpreta poco e male entrambi gli incarichi che ricopre".
L'affondo è del capogruppo del Pd in Consiglio comunale, Stefano Palumbo, e del consigliere e segretario cittadino dem, Stefano Albano.
"Non occorre essere esperti di politica e di amministrazione per comprendere quanto sia centrale il tema dell’urbanistica nella fase così complessa che la nostra città vive", sottolineano Palumbo e Albano; "a quasi dieci anni dal sisma, nel pieno della ricostruzione, sarebbero necessari visione, capacità di confronto e il tempo pieno che manca al deputato-assessore per mettere a punto tutti i provvedimenti, le scelte e gli atti necessari a cogliere le opportunità che derivano dallo stato di una città che sta rinascendo, e che quindi potrebbe beneficiare, in questa fase di passaggio, di scelte intelligenti che la rendano più vivibile ed efficiente dal punto di vista della mobilità, della gestione dello spazio pubblico, del governo del territorio. Tutti settori che rientrano appieno nelle funzioni dell’assessorato all’Urbanistica, che è invece, drammaticamente, fermo".
Nel corso dell’ultimo Consiglio comunale se ne è avuta l’ennesima conferma: "chiamato in causa da una nostra interrogazione sullo stato di attuazione del Piano regolatore generale, lavoro già avviato dalla precedente amministrazione, D’Eramo non ha potuto rispondere, perché assente, come sistematicamente ormai avviene. Un’assenza che aggiunge all’assoluta inoperatività la grave mancanza di considerazione nei confronti di uno strumento che invece potrebbe rappresentare una grande opportunità per dare all’Aquila dal punto della gestione del territorio e dotarla della necessaria pianificazione delle scelte".
Per D’Eramo la facile giustificazione dell’assenza dovuta a contestuale impegno in Parlamento nei lavori di approvazione della Legge di Bilancio, "vale poi in questo caso ancora meno che in passato. Perché L’Aquila da questa Finanziaria, a dispetto della propaganda, ha avuto soprattutto bastonate: i fondi per il decennale erano scontati, la risoluzione della questione della restituzione delle tasse è stata rimandata, mentre manca il provvedimento fondamentale, quello che avrebbe dovuto compensare con uno stanziamento le minori entrate e le maggiori uscite dovute al sisma, e che è semplicemente indispensabile per la predisposizione del bilancio comunale, perché questo si tenga in piedi senza ricorrere all’aumento delle tasse a carico dei cittadini. Quando D'Eramo, evidentemente distratto, se ne accorge, prova a scaricare la colpa all'alleato pentastellato Crimi, il sottosegretario alla ricostruzione, ma ormai è troppo tardi".
"A questo punto ci chiediamo: ma da cosa viene distratto D'Eramo? Se l'impegno in Comune è pressochè inesistente e quello parlamentare non porta i frutti che la città rivendica per la propria sopravvivenza, sarà giunto forse il momento di affrontare una scelta? Sono domande che affidiamo alla coscienza, al buon senso e alla responsabilità che D’Eramo, o per esso il Sindaco, ci auguriamo dimostrino finalmente di avere. Le risposte e le azioni conseguenti non le devono a noi ma agli aquilani".