Giovedì, 23 Gennaio 2014 15:58

Ricostruzione, Matteoli a L'Aquila: "Impossibile usare rientro capitali"

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Visita mattutina all'Aquila per l'ex ministro dei trasporti e attuale senatore di Forza Italia Altero Matteoli che, insieme all'assessore regionale Gianfranco Giuliante e ai consiglieri comunali Vito Colonna e Luigi D'Eramo (oltre che a un redivivo Stefano Vittorini), ha tenuto una conferenza stampa in Comune per parlare delle azioni future che il Parlamento potrà e dovrà mettere in campo per reperire altri fondi da destinare alla ricostruzione aquilana.

L'ex ministro ha anzitutto bollato come “aleatoria” e sostanzialmente inattuabile la proposta di destinare all'Aquila uno dei cinque miliardi di euro attesi dal rientro dei capitali illegalmente esportati in Svizzera, tema che sarà al centro dell'incontro con il ministro dell'economia Saccomanni annunciato ieri da Cialente.

La proposta era stata presentata sottoforma di emendamento alla legge di Stabilità ma, dopo la bocciatura del governo, è confluita in parlamento, in un ordine del giorno che però, ha affermato Mattioli, è carta straccia.

“Se gli aquilani avevano pensato che i loro problemi si sarebbero risolti con quei fondi, mi dispiace per loro. Il governo non ha accettato l'emendamento, peraltro molto complesso, perché non conforme alla legge di Stabilità. Ma, anche ammesso che fosse stato accolto e approvato, sarebbe stato tutto da dimostrare il fatto che quei soldi sarebbero rientrati subito e che ci sarebbe stata una cifra sufficiente anche per L'Aquila. Qui ci vogliono ben altre misure, emendamenti molto chiari attraverso i quali reperire in poco tempo risorse immediatamente spendibili”.

Ad esempio? “Un'ipotesi di lavoro che proponiamo” ha spiegato Giulianteè di prorogare la tassa sui bolli istituita l'anno scorso. La misura dovrebbe scadere nel 2019 ma si sa che le accise, in Italia, non sono mai a scadenza, tant'è vero che paghiamo ancora quelle dell'Abissinia e del Canale di Suez. Tanto vale pensare, allora, di vincolare, in termini di flusso costante, le accise che in questo momento vengono utilizzate per L'Aquila per un periodo più lungo. E' solo un'ipotesi ma è certamente più percorribile della proposta dell'utilizzo dei capitali rimpatriati, che la senatrice Pezzopane, del tutto fuori luogo, ha messo in relazione con il ritiro delle dimissioni da parte di Cialente, presentandola come una vittoria politica”.

“Non possiamo” ha poi aggiunto Giuliante “continuare a lavorare in un contesto in cui la ricostruzione è legata all'accidente. Dobbiamo dotarci di un piano speciale territoriale che riguardi L'Aquila e il Cratere, uno strumento di programmazione socio-economica capace di ripensare il tessuto urbanistico di questo territorio tenendo conto dei piani di ricostruzione nel frattempo approvati”.

I due hanno usato parole differenti per commentare le rientrate dimissioni di Cialente: "Sono contento che il sindaco ci abbia ripensato" ha affermato Matteoli "Ora basta però con questi balletti, che creano solo disagio istituzionale. Cialente è il sindaco dell'Aquila e come tale deve rappresentare tutti i cittadini, a prescindere da appartenenze di partito. Se da un punto di vista umano posso giustificarlo, da un punto di vista politico no".

Più critico, invece, Giuliante, che, citando Manzoni, ha accusato Cialente di fare giochetti e di danneggiare la città: "Per dieci giorni siamo stati legati a una colonna infame e se dovessimo onestamente individuare un untore non potremmo che affermare che questi è Massimo Cialente".

Per Matteoli, che ha auspicato una maggiore collaborazione fra le parti, è finito, in parlamento, il tempo delle iniziative personali: “Se un parlamentare chiede fondi per il terremoto, ce ne sarà, subito dopo, un altro che chiederà altri soldi per altri problemi. In questo modo, però, il governo non è in condizione di dire di sì. Ora, è vero che la tragedia che ha colpito L'Aquila ha una sua particolarità ma qui non si va avanti rivendicando primogeniture su misure miracolistiche bensì attraverso una collaborazione come quella che c'è stata, ad esempio, per il decreto ambiente, quando, in un testo pensato principalmente per risolvere i problemi dell'area di Piombino, vennero inserite anche misure per L'Aquila. In quell'occasione la senatrice Pezzopane venne a ringraziarmi perché, sia come presidente della commissione che come parlamentare, mi ero adoperato per arrivare a ottenere quel risultato”.

“Le risorse” ha ulteriormente precisato Matteoli “vanno trovate di anno in anno perché se si pensa di avere in cassaforte tutta la cifra che occorre per la ricostruzione, questa non si farà mai”.

Un'ultima osservazione l'ex ministro l'ha voluta riservare alla nomina dell'ex magistrato Nicola Trifuoggi alla carica di vicesindaco dell'Aquila: “Non voglio esprimere un giudizio. Verificheremo nel tempo se è bravo o no. Mi permetto di dire, però, che non ci si improvvisa ex abrupto uomini politici, assessori o amministratori e che la nostra è un'attività che si impara. Non è detto che se si è o si è stati dei bravi magistrati si è capaci anche di fare i politici”.

Come detto, all'incontro di Matteoli con la stampa hanno preso parte, seppure in posizione un po' defilata, anche i consiglieri comunali di minoranza Luigi D'Eramo e Vito Colonna. Eletti entrambi con una lista civica (Prospettiva 2022), ed entrambi provenienti da An, D'Eramo e Colonna appartengono, attualmente, alla Destra di Francesco Storace, partito in cui confluirono quanti, tra i militanti di Alleanza Nazionale, non vollero aderire al Pdl. La loro presenza alla conferenza stampa è stata letta come un segnale di riavvicinamento alla rediviva Forza Italia, alla quale invece hanno aderito da subito sia Matteoli che Giuliante (anche loro provenienti dal percorso Msi-An-Pdl). L'ipotesi, però, è stata smentita dai diretti interessati.

Colonna, peraltro, è uno dei consiglieri di minoranza che, l'altro ieri, insieme a Giorgio De Matteis, si erano detti pronti a dimettersi. E' stato Giuliante a spiegare il senso di quell'annuncio, niente più, a quanto pare, di un ballon d'essai: “Le dimissioni servivano a mettere in piedi un meccanismo di aggregazione di un numero sufficiente di persone per mandare a casa il sindaco. E' chiaro che le dimissioni non possono essere date singolarmente. Se un consigliere dà le dimissioni, infatti, a differenza del sindaco, che ha 20 giorni per ripensarci, decade e al suo posto subentra il primo dei non eletti. Quello che si era suggerito era di indicare un notaio al quale tutti coloro che pensavano di dimettersi dovevano offrire la loro disponibilità, in modo da raggiungere il numero necessario a far cadere l'amministrazione”.

Ultima modifica il Giovedì, 23 Gennaio 2014 23:59

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