Che le primarie del 3 marzo abbiano segnato un prima e un dopo nella storia del Partito Democratico, ad un anno dalla rovinosa sconfitta alle elezioni politiche, è indiscutibile; sia chiaro: non stiamo parlando di traiettorie politiche, il segretario eletto Nicola Zingaretti dovrà dimostrare con i fatti di aver preso un’altra strada rispetto al passato e, in questo senso, la prima uscita al cantiere della Tav non è parsa una scelta azzeccatissima. Piuttosto, si è chiusa l’era del renzismo – in seno al Pd, almeno – e si è scritta la parola fine sul progetto mai realizzato di un partito a vocazione maggioritaria, quell’idea di autosufficienza che, in questi anni, ha allontanato definitivamente i dem dall’elettorato storico della sinistra.
E i riverberi, evidentemente, sono arrivati anche ai livelli locali, sul piano regionale, con Luciano D’Alfonso e i suoi uomini messi definitivamente all’angolo da Giovanni Legnini, e così in provincia, con il segretario Francesco Piacente finito nel mirino, e in città.
Stamane, il coordinamento provinciale della mozione Zingaretti ha tenuto una conferenza stampa a L’Aquila, nella storica sede di via Paganica; attorno al tavolo il segretario cittadino Stefano Albano e il capolista della mozione Michele Fina, entrambi eletti, con Lorenza Panei, in assemblea nazionale, l’ex consigliere regionale Pierpaolo Pietrucci, il sindaco di Tornimparte Giacomo Carnicelli e il vice sindaco di Poggio Picenze Raffaele Iovenitti.
Ebbene, l’intento è stato piuttosto esplicito: rivendicare il risultato della mozione in provincia, e nella città dell’Aquila in particolare, con Zingaretti che ha sfiorato il 70% delle preferenze, oltre la media provinciale, regionale e nazionale, e segnare pubblicamente una ‘rottura’ col passato: “si riparte da Pierpaolo Pietrucci e dal gruppo che ha animato il comitato elettorale dell’ex consigliere regionale e di Patrizia Masciovecchio alle recenti regionali - le parole di Albano - le primarie hanno restituito una forte richiesta di unità nella discontinuità”.
Più chiaro di così.
In sostanza, e per la prima volta in modo così esplicito, si è messa alla porta la così detta ‘triade’ sebbene con dei distinguo, stante la vicinanza di Pietrucci all’oramai ex presidente vicario di Regione Abruzzo Giovanni Lolli, e con loro i dirigenti del partito che - questo il senso - hanno alimentato tensioni e spaccature interne. Parole che, c’è da scommetterci, non piaceranno affatto alla deputata Stefania Pezzopane, all’ex sindaco del capoluogo Massimo Cialente e non soltanto a loro.
“Partirei da due dati particolarmente significativi”, ha detto il segretario cittadino; “innanzitutto, la formidabile partecipazione alle primarie, a livello nazionale e locale, con un risultato oltre le aspettative nella città dell’Aquila dove hanno votato 2000 persone. E poi, l’indiscutibile successo di Nicola Zingaretti che, qui, ha sfiorato il 70% delle preferenze, attestandosi al 69.3%. Due dati che ci restituiscono una fortissima richiesta di cambiamento: in città, la mozione Martina era particolarmente strutturata e radicata con la capolista Stefania Pezzopane”. Ha aggiunto Albano: “Ho sempre pensato che ci fosse più Pd fuori che dentro il partito; ai seggi aquilani ho rivisto persone che ci avevano lasciato, che non si erano più avvicinate, e che sono tornate dandoci un’ulteriore prova di fiducia, l’ultima probabilmente, che non va assolutamente sprecata. Ai seggi si è rivista un’area culturale di centrosinistra fatta di persone che naturalmente avrebbero dovuto essere elettori del Pd ma che in questi anni non ci hanno più riconosciuto come casa propria; alle primarie, quest’area culturale è tornata a guardare a noi come argine alla deriva fascio populista della città. Insomma, non siamo morti manco per niente – a L’Aquila come nel resto del paese – ma c’è bisogno di cambiare. Questo emerge dalle primarie, questo è emerso alle elezioni regionali, con lo straordinario risultato ottenuto da Pierpaolo Pietrucci e Patrizia Masciovecchio che hanno saputo interpretare una richiesta che arrivava dalla base, e cioè di superare dinamiche incancrenite che hanno deteriorato il partito al livello locale. Il Pd aquilano ci ha chiesto di ripartire da Pierpaolo e Patrizia, per cambiare in meglio e per dare vita ad una opposizione forte alla destra che guida la città”.
La grande partecipazione alle primarie – ha aggiunto Pietrucci – “credo sia figlia anche della rabbia per l’ingiustizia maturata con la mia mancata elezione, per la decisione di alcuni pezzi di partito di defilarsi da una battaglia epocale per la nostra comunità, di non sostenermi per motivi personali più che politici facendo addirittura votare altri candidati”, la stoccata indirizzata, chiaramente, a Cialente e Pezzopane. “Personalmente, continuo a rimanere dove sono, con un gruppo rinnovato che intende andare avanti nella ricostruzione di un partito vivo e forte, radicato sul territorio, capace di recuperare il suo rapporto col mondo del precariato e della marginalità. In questi anni – ha aggiunto Pietrucci – il Pd ha perso la sua forza sociale, configurandosi come il partito dei garantiti, delle Ztl come l’ho definito, forte nei centri storici benestanti e lontanissimo dalle periferie; troppo spesso, il partito è stato rappresentato da figure arroganti, tracotanti. Ora, vogliamo riportare freschezza, rinnovamento”.
Dunque, Pietrucci ha evocato “grandi prospettive all’orizzonte: ci sarà spazio in Regione, o in altri luoghi, per dare voce alle istanze del nostro territorio”.
L’auspicio è una candidatura di Giovanni Legnini alle Europee che, così, potrebbe lasciare lo scranno all’Emiciclo proprio a Pietrucci.
“Sottoscrivo parola per parola gli interventi di Albano e Pietrucci” ha quindi aggiunto Michele Fina, capolista della mozione Zingaretti in provincia dell’Aquila. Che è tornato sui numeri: “in provincia hanno votato 6500 persone, 4100 per Zingaretti con un risultato straordinario nella città dell’Aquila. Ma abbiamo dati significativi da altri luoghi della provincia, con la nostra mozione oltre il 70% ad Avezzano, Capistrello, Tagliacozzo, Tornimparte, oltre l’80% a Celano, Luco dei Marsi, Pacentro, Scanno, addirittura oltre il 90% a Montereale. E’ chiaro, però, come il dato più rilevante sia proprio quello dell’Aquila. Ci siamo trovati davanti uno schieramento di forze notevole a sostegno della mozione Martina: i tre parlamentari dem abruzzesi – Luciano D’Alfonso, Camillo D’Alessandro e Stefania Pezzopane – erano tutti schierati sul segretario uscente e la deputata Pezzopane era candidata come capolista in provincia. Nonostante ciò, il risultato ottenuto da Zingaretti nella città dell’Aquila è tra i più rilevanti in Italia. Il responso delle urne è così chiaro che soltanto la nostra cocciutaggine potrebbe non farcelo comprende”, le parole di Fina.
“Siamo chiamati a raccogliere l’invito caloroso, e inaspettato, alla costruzione di un nuovo partito”, ha aggiunto, “non più legato a rivendicazioni del passato, ma riorganizzato, coerente, pulito e aperto. In questi anni, gli organismi sono stati sviliti e abbiamo cullato l’illusione di bastare a noi stessi: tuttavia, se sono venute a votare 6500 persone in provincia, dove contiamo un migliaio di iscritti, significa che fuori c’è un mondo con cui dobbiamo tornare a parlare. Con un partito coerente e pulito, appunto; faccio l’esempio di Cerchio: lì, alle primarie hanno partecipato 130 persone e 111 hanno votato Martina. Può accadere, certo. Se non fosse che alle regionali il Pd a Cerchio ha raccolto 26 voti. Insomma, il partito non può essere più un autobus su cui salire per convenienza. Certe dinamiche hanno sfibrato la nostra comunità”.
Ora, l’obiettivo sono le Europee del 26 maggio prossimo, il primo banco di prova per la nuova leadership del partito, a livello nazionale e locale. “Il rilancio del Pd è iniziato in Abruzzo – ha rivendicato Pietrucci – con l’affermazione di Giovanni Legnini seguita dal risultato strappato in Sardegna da Massimo Zedda e dalla partecipazione alle primarie del 3 marzo. In vista delle Europee, abbiamo importanti margini di affermazione”.