Mercoledì, 04 Settembre 2019 12:07

Regione, stallo sulle nomine. Paolucci: "Giunta lenta paralizza l'Abruzzo". D'Alessandro: "Maggioranza senza vergogna"

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"Abruzzo sempre più nel caos: la Giunta lenta si spacca sull'indicazione di un manager della sanità, Zavattaro, che non aveva alcuna intenzione di essere indicato e che non trova le risposte che cercava (quali?)".

Così il capogruppo Pd in Consiglio regionale Silvio Paolucci. "La situazione è tragica, oltre che imbarazzante – incalza Paolucci– Non è mai accaduto che la Regione Abruzzo si sia fermata a causa di una maggioranza bulimica solo rispetto a posti chiave ed incarichi di piccolo cabotaggio. Le riunioni, finora tutte infruttuose, sulle circa 75 poltrone da occupare, danno la precisa misura dell'attaccamento alle questioni di interesse generale di questa classe dirigente, che non governa, e fa approfondimenti solo sugli equilibri di potere e non sulle vertenze che interessano gli abruzzesi".

Si domanda Paolucci: "Si stanno occupando delle infrastrutture, dalla rete ferroviaria a quella autostradale e portuale? Hanno un'idea sul tema e gli effetti delle autonomie? Che stanno facendo sulla sicurezza degli edifici scolastici e su quella degli invasi del sistema idrico regionale? C'è, insomma, qualcosa che li interessi più delle nomine? Una maggioranza che finora si è giustificata mettendo avanti il passato, salvo poi rinominare praticamente tutti i direttori individuati dall'Amministrazione precedente, smentendo nei fatti sé stessa".

Inerzia, confusione e figuracce, "l'ultima su Zavattaro e su un confronto in maggioranza tutt'altro che chiuso per via dei nuovi nomi tirati fuori dal cilindro nella riunione di ieri, dove è risuonato anche lo stop della Lega alle ultime pretese azzurre che vorrebbero Morra allo Zooprofilattico, e la disapprovazione dell'Udc che torna a fare la spina nel fianco degli alleati per via dei giochi in corso. Uno spettacolo triste, dove ognuno pensa alla sua posta, Asl, Ater, Sangritana, Abruzzo Sviluppo, Consorzi e che non ha un regista. Marsilio anche ieri non era presente, malgrado sulla politica nazionale sia sempre pronto a pronunciarsi e mobilitarsi, specie se si tratta di scendere in piazza con la Meloni ma contro il nuovo governo, sottovalutando forse il fatto che se davvero vuole occuparsi dell'Abruzzo dovrà invece a dialogarci".

Durissimo anche il deputato dem Camillo D'Alessandro: "Ma è mai possibile inchiodare una Regione sulle nomine, tra l'altro di un manager, Zavattaro, mai rimpianto da quando ha lasciato la ASL di Chieti, e che ora pretende anche di avere uno stipendio più alto, notizia mai smentita? Andrebbe sbattuto fuori dalla porta", l'affondo. "Dovrebbe essere onorato di lavorare per la nostra Regione, ma ormai, dal romano Marsilio a Zavattaro, l'Abruzzo è diventata terra di conquista. Ho letto che Zavattaro vorrebbe una preventiva certificazione dei debiti: ha ragione, cominciamo da quelli che ha lasciato lui. Ciò che mi sconvolge è la faccia tosta di questi nuovi signorotti a cui non interessa nulla dell'Abruzzo, assetati come sono di poltrone. Basta farsi una camminata in Regione - aggiunge D'Alessandro - nella maggior parte degli uffici tutto è fermo alla ordinaria amministrazione, con assessori assenti, senza progetti e guida".

"Dopo la sentenza del TAR sui trasporti che si fa? Dopo il copia incolla della programmazione sanitaria di Paolucci, dopo le istanze territoriali e le promesse elettorali che si fa? Sulla Zes e sulle Autorità portuali che si fa? Sulle emergenze idriche che si fa? Tutto bloccato fino a quando non concordano il colore della pelle dell'ultimo sgabello. La maggioranza ha diritto a nominare chiunque, ma nessuno ha diritto ha giocare con ricatti e freni sull'azione di governo, come si legge ogni giorno, senza vergogna. Non hanno la facoltà di governare, ma il dovere. Le uniche cose fatte e deliberate sono attuazioni del lavoro derivante dalla precedente legislatura, a partire dal Masterplan unica risorsa finanziaria a cui quattordici mesi di governo nazionale della Lega non hanno aggiunto neanche un euro."

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