Mercoledì, 21 Ottobre 2020 14:35

"Usca, tracciamento, personale: Regione e Asl in ritardo su tutto". Il Pd aquilano all'attacco

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Aumentare il personale addetto alle Usca; potenziare le stazioni per il tracciamento dei contagi, coinvolgendo anche l’esercito e il mondo del volontariato; accorciare i tempi dei tamponi agli studenti messi in quarantena; reclutare e assumere più medici e infermieri.

Sono le proposte avanzate dal Partito democratico dell’Aquila per fronteggiare la seconda ondata della pandemia, che ha portato anche in Abruzzo, e in particolare all’Aquila, un picco di contagi.

A illustrarle sono stati, in conferenza stampa, la deputata Stefania Pezzopane; i consiglieri comunali Stefano Albano e Stefano Palumbo; il consigliere regionale Pierpaolo Pietrucci; e la dottoressa Eva Fascetti, medico radiologo.

“Regione, Asl e Comune dell’Aquila” ha esordito Stefania Pezzopane “nei mesi estivi hanno avuto a disposizione risorse e tempo per predisporsi a affrontare un possibile ritorno della pandemia, che la comunità scientifica e il governo avevano segnalato. Ci si è cullati sull’andamento dell’epidemia durante il lockdown, quando nel nostro comprensorio non avevamo particolari problemi, dando anche dei messaggi sbagliati di ostentata tranquillità, che hanno portato ad abbassare la guardia. Gli eventi recenti che interessano L’Aquila e il suo territorio discendono da precise responsabilità. Il ministero della Sanità e il governo avevano stanziato delle risorse dando precise direttive su quello che bisognava fare, ma ahimè non si è fatto nulla o quasi. Ad aprile sottoponemmo all’attenzione di Regione e Asl delle domande, sulla gestione della seconda fase dell’epidemia. A quei quesiti non è mai stata data risposta e purtroppo sono ancora attuali”.

Una delle cose che non sta funzionando, hanno sottolineato gli esponenti del Pd, è il tracciamento dei contagi. Basti pensare che nell’ufficio preposto insediatosi in seno alla Asl dell’Aquila, all’ospedale S. Salvatore, lavorano solo 5 impiegati, che non riescono ovviamente a chiamare tutte le persone entrate in contatto con coloro che risultano via via positivi ai tamponi. E’ diventato impossibile, poi, per i cittadini, chiamare i numeri attivati. Con un sistema così inceppato, i tracciamenti avvengono con il fai da te - mediante annunci sui social o telefonate agli amici – o tramite i medici di famiglia.

“Bisogna realizzare almeno venti postazione telefoniche” ha affermato Palumbo “Bastano due giornate per formare i tracciatori. Si possono coinvolgere anche l’esercito e le associazioni e gli enti di volontariato, a iniziare dalla Croce Rossa. E poi va cambiata la procedura per fare i tamponi agli studenti posti in quarantena. E’ necessario eseguirli al sesto giorno dall’ipotetico contatto avuto, per guadagnare 4 giorni. Mettere in quarante un bambino o un giovanissimo vuol dire mettere in quarantena almeno un genitore ma vuol dire, paradossalmente, che gli altri membri della famiglia possono andare in giro divenendo possibili trasmettitori del virus. Bisogna chiarire, poi, i rapporti di collaborazione con Dante Labs. Non è possibile che avvenga quello che sta avvenendo in questi giorni, frutto anche delle rivalità tra Lega e Fratelli d’Italia. Ma è chiaro che fare più tamponi prima di tutto si devono potenziare i laboratori dell’ospedale”.

Altro anello debole della catena di contenimento del Covid sono le Usca, le unità speciali di continuità assistenziale che si recano nelle case dei pazienti Covid per assisterli a domicilio. “Le Usca non sono state messe in condizione di funzionare come dovrebbero" ha attaccato Stefano Albano “Fino a due giorni fa sono stale lasciate lavorare con tre soli medici, per visitare un paziente sintomatico anche grave impiegano anche più di 24 ore. Bisogna portare ad almeno 30 il numero di sanitari della Asl addetti alle Usca, uno ogni 10mila abitanti, reclutare gli infermieri tra i volontari della Croce Rossa che hanno svolto il corso e fare appello, per gli autisti, rivolgendosi al sistema del volontariato. I medici vanno reclutati tra gli specializzandi in medicina del territorio, medicina d’urgenza, graduatorie di medicina generale e guardia medica”. “Altro tallone d’Achille sono i vaccini antinufluenzali” ha osservato Albano “Sono pochissimi. Vanno aumentate le dosi e va fatta anche una campagna di sensibilizzazione regionale per incoraggiare i cittadini a vaccinarsi”.

Pietrucci ha invece posto l’attenzione sull’ospedale Covid di Pescara. Costato 11 milioni, finanziato con fondi provenienti in parte dalla Protezione civile e in parte da donazioni private, “in questo momento non ha il personale per poter essere gestito" ha detto Pietrucci "Inoltre ha anche gravi limiti strutturali. In più sta operando, di fatto, come un’appendice dell’ospedale di Pescara, accogliendo solo i pazienti delle province di Pescara e Chieti, lasciando fuori quelli di L’Aquila e Teramo. Ad aprile, quando si decise di realizzarlo, dicemmo che era un grave errore puntare su un unico ospedale Covid in una regione come l’Abruzzo, dove per andare da Campotosto a S. Salvo si impiegano quattro ore. Sarebbe stato molto meglio aprire quattro presidi, uno per ogni provincia, meno dimensionati e bisognosi dunque di una dotazione di personale minore. La giunta e il centrodestra allora non ci ascoltarono, lo facciano adesso. L’Abruzzo riceverà tante risorse del ricovery fund: non vorrei che fossero usate per ripianare i debiti delle Asl, come successe dopo il terremoto, quando i soldi dell’assicurazione stipulata sul S. Salvatore vennero impiegati per tappare i buchi di bilancio. Se ciò accadrà faremo le barricate”.

Ultima modifica il Mercoledì, 21 Ottobre 2020 16:07

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