Il giornalista, politico, scrittore e sindacalista Emanuele Macaluso è morto stanotte a Roma all'Ospedale Gemelli.
Era ricoverato per problemi cardiaci aggravati dai postumi di una caduta.
Nato a Caltanissetta il 21 marzo del 1924, fu esponente del Partito comunista sin dai tempi della clandestinità e venne chiamato da Palmiro Togliatti alla Segreteria divenendone uno tra i più giovani componenti.
Il 1 maggio del 1947 fu tra i testimoni della strage di Portella della Ginestra quando il bandito Salvatore Giuliano sparò contro la folla uccidendo 11 lavoratori e ferendone molti altri.
Macaluso si iscrisse al Partito Comunista d'Italia prima della caduta del Regime fascista. Iniziò la sua carriera politica nel 1951 come deputato regionale siciliano del Partito Comunista Italiano. Membro della corrente riformista (o, come egli preferiva, migliorista) del partito, di cui faceva parte anche Giorgio Napolitano, nel 1960 entrò nella Direzione del partito. Parlamentare nazionale per sette legislature (1963-1992), fu anche direttore de l'Unità dal 1982 al 1986 e ultimo direttore de Il Riformista dal 2011 al 2012.
Quando il Pci si sciolse, aderì al Pds.
Presente su Facebook con la pagina 'EM.MA in corsivo', ha scritto il 21 ottobre scorso il suo ultimo articolo.
Viene ricordato da chi lo ebbe come direttore all'Unità come colui che "sfrondava le questioni andando al nocciolo. Riusciva sempre a cogliere l'intima essenza delle cose e poi su quello era capace di costruire la polemica, il confronto, la riflessione con mirabile arguzia e profondità".
Il ricordo di Giorgio Spacca
“Avevo 28 anni nel 1981, mi stavo specializzando a Roma in Fisiatria e durante un mio turno ambulatoriale riconobbi la sagoma di Emanuele Macaluso.
Veniva tutti i giorni di buon ora per effettuare trattamenti per un'artrosi delle ginocchia. Roma è una città "comoda" i pazienti preferivano ricevere l'appuntamento dopo le 9.00 ma lui puntuale alle 8.15 si presentava immancabilmente.
Mi confidò che amava alzarsi presto e scendeva nel reparto con una pila di giornali che sfogliava nell'attesa.
Entrammo in immediata sintonia, facemmo lunghissime chiacchierate; in particolare, gli interessava sapere in che consisteva la sua patologia e cosa fossero le terapie che gli erano state prescritte. Aveva un timbro di voce stridulo ma ammaliava con i concetti, la precisione delle date, delle persone. Mi raccomandava spesso di studiare sempre ma non solo cose di medicina. Un medico la cui cultura non sa spaziare non è un "buon medico"...
Ricordo perfettamente che eseguì due cicli di terapia ci frequentammo assiduamente per circa un mese.
Nei suoi occhi vivi, brillanti, intelligenti ho sempre colto un velo di tristezza... certo per uno che aveva fatto comizi con Girolamo Li Causi sfidando i boss mafiosi che in quegli anni uccidevano impunemente i sindacalisti, il velo di tristezza non poteva non esserci. Ricordo che una volta lo sollecitai su Portella della Ginestra, lui si aprì in un sorriso amaro e cambiò discorso...
Vani furono i suoi tentativi di coinvolgermi in convegni e incontri dei fine settimana da lui organizzati... io il venerdì tornavo, pieno di desiderio, a L'Aquila, per questo motivo cominciò a chiamarmi:Giorgio "l'aquilano"... ho provato profondo dolore oggi nell'apprendere della sua scomparsa. Anche se lontano negli anni questo incontro e questa amicizia mi sono rimasti nel profondo del cuore".
Giorgio Spacca, Medico, già consigliere comunale dell’Aquila e membro dell’ANPI