Mercoledì, 19 Maggio 2021 16:38

Parco Sirente-Velino: per quale motivo si è voluto riperimetrare?

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All'indomani dell'approvazione in Consiglio regionale del progetto di legge sulla “Nuova disciplina del Parco naturale regionale Sirente Velino e revisione dei confini” che, oltre ad una revisione dell'articolato della disciplina, prevede la riduzione del perimetro dell'area protetta in valle Subequana, c'è una domanda a cui non si è ancora riusciti a dare una risposta: per quale motivo il parco è stato 'tagliato'?

Stamane il vice presidente della Giunta regionale Emanuele Imprudente, proponente la legge, ha tenuto una conferenza stampa; accanto a lui, il commissario del Parco Sirente Velino, Iginio Chiuchiarelli.

Ebbene, Imprudente ha parlato di "rivoluzione" della governance, così l'ha testualmente definita; in effetti, era urgente portare il Sirente-Velino fuori da un commissariamento lungo 7 anni, con la nomina di un presidente e di un Consiglio d'amministrazione, così che si possa finalmente approvare il Piano del parco, strumento fondamentale per intervenire sul territorio anche con azioni di promozione e incentivazione: "è la prima azione che dovrà mettere in campo il nuovo Cda", ha detto il vice presidente della Giunta regionale. Tuttavia, non è stato chiarito il vero motivo per cui si è voluto accompagnare la riforma con il taglio di migliaia di ettari di area protetta. 

La domanda è rimasta inevasa; a meno di non voler credere che si sia davvero voluto semplicemente accontentare qualche sindaco per motivi municipalistici, che si sia voluto sottostare alle richieste dei cacciatori che vedono aprirsi possibilità nuove di attività venatoria.

Imprudente ha parlato di "crescita, sviluppo e promozione del Parco", di "tutela e conservazione" come valori fondanti "su cui non si può retrocedere"; ha aggiunto, però, che "è il momento di fare il salto di qualità, di trasformare l'area protetta in una opportunità per le popolazioni che vivono nel parco: il nostro obiettivo - ha chiarito - è far sentire le comunità parte integrante dell'Ente, renderle protagoniste". Di qui, la riforma della governance che prevede di passare dagli attuali 11 a 7 componenti del Consiglio d'amministrazione, "con i sindaci che ne esprimeranno la maggioranza e che indicheranno anche il presidente"; inoltre, "verranno abbattuti i costi: i consiglieri riceveranno un gettone di presenza, e non riceveranno compensi parametrati agli stipendi del presidente come è accaduto fino ad oggi". E ancora, "si passerà dagli attuali tre revisori dei conti ad un revisore unico".

Non solo. 

"Abbiamo istituito un comitato tecnico scientifico consultivo - ha proseguito il vice presidente della Giunta regionale - con la presenza dei portatori di interesse, dalle associazioni ambientaliste ai rappresentanti degli agricoltori, dalle guide alpine agli operatori turistici, passando per l'Università e l'Istituto zooprofilattico di Teramo, che contribuirà alla costruzione di un modello gestionale funzionale". Si è dimenticato di ricordare, lmprudente, che nel comitato, privo di poteri effettivi, siederanno anche rappresentanti dei cacciatori.

Dunque, il vice presidente della Giunta regionale e il commissario Chiuchiarelli hanno inteso rivendicare i risultati raggiunti negli ultimi due anni: "la Regione ha finanziato tutti i comuni del parco con 10mila euro e l'Ente con 100mila euro per mettere in campo interventi capaci di attutire le problematiche legate al covid; si è costituita la prima green community a livello nazionale, e proprio all'interno del Parco, uno strumento fondamentale con cui ci prepariamo ad affrontare il Pnrr elaborando progettazioni e definizioni delle azioni da implementare sul territorio; il Sirente Velino è protagonista, a pieno titolo, del contratto di fiume dell'Aterno, su cui stiamo lavorando; abbiamo messo in campo due progettazioni Life su flora e orso; è in dirittura d'arrivo il protocollo d'intesa con le stazioni sciistiche di Ovindoli e Campo Felice per fare in modo che si possa mitigare l'impatto paesaggistico degli impianti; c'è bando sulla biodiversità da 1,2 milioni di euro cui le 4 aree protette, i tre parchi nazionali e il parco regionale, potranno concorrere con pari dignità; stiamo lavorando ad un progetto sui rifugi diffusi, con il recupero dei rifugi dei pastori; sta per andare a gara il progetto di 'road ecology' sulla sicurezza stradale, legata agli attraversamenti della fauna selvatica; è pronta la filiera sulla carne dei cinghiali; è in fase di progettazione un anello per mountain bike; sono state riaperte e valorizzate le gole di Celano; è in fase di redazione l'aggiornamento delle carte Habitat; abbiamo impegnato 100 mila euro per trasformare la ex casa del custode, accanto alla sede del parco a Rocca di Mezzo, in un vero e proprio centro visite; è in fase di redazione la nuova carta dei sentieri". 

E di nuovo, non si capisce come si possano conciliare queste azioni, come si possano declinare "tutela e conservazione" con un taglio di migliaia di ettari di area protetta. 

Parliamo di "6500 ettari di territorio circa" ha specificato Imprudente; ci risulta siano 6800, ad essere precisi, cui andrebbero aggiunti, però, gli ettari di territorio ricadenti nel comune di Ocre che l'amministrazione del comune aquilano aveva ottenuto fossero inseriti nei confini del parco e che poi, in fase di approvazione del provvedimento, sono stati misteriosamente tagliati col mantenimento degli attuali confini. 

Ma non è una questione di ettari, evidentemente. Piuttosto, è il metodo che lascia interdetti.

"Abbiamo tagliato ettari di territorio che non hanno particolare pregio ambientale", ha detto Imprudente; tuttavia, non si è seguito alcun metodo scientifico per ridisegnare i confini dell'area protetta. Chiuchiarelli lo ha riconosciuto: "L'istituzione dell'attuale perimetro è basata sui confini amministrativi dei comuni della zona subequana. E poi, un parco non è soltanto habitat, natura e specie protette: è anche comunità locali, socialità, economia, tradizioni ed è perfettamente legittimo, dunque, lo prevede la legge 394 e la legge quadro 38 sulle aree protette, che le modifiche dei perimetri possano essere proposte dalle comunità locali e dai comuni. E' stato accertato, comunque, che questa ridefinizione non ha apportato grandi problemi di natura ambientale". Ha aggiunto il commissario: "La riduzione del perimetro del parco non incide minimamente sulla rete Natura 2000; inoltre, la zps è estesa per 59mila ettari, oltre gli attuali confini, e restano in vigore integralmente le 4 zone speciali di conservazione di recente designazione da parte del Ministero".

Ora, ci si domanda: chi, e su quale fondamento scientifico, ha deciso che il taglio non ha apportato "grandi problemi di natura ambientale"? E' possibile procedere ad una riperimetrazione senza avvalersi di valutazioni scientifiche fornite da esperti del settore giustificandosi col fatto che il Parco, all'atto di fondazione, ha visto i suoi confini modellati da quelli amministrativi dei comuni?

Ci si chiede, ancora: è stato spiegato ai cittadini che tanti vincoli sul territorio ci saranno comunque, indipendentemente dalla presenza del Parco regionale, ma che invece molti altri vantaggi, come i rimborsi dai danni da fauna selvatica fuori dal parco seguiranno procedure meno snelle e più lunghe? Quali saranno i vantaggi dal punto di vista economico per un territorio che si vede privato dell’appellativo di area protetta? In che modo la riperimetrazione potrà trasformare l'area protetta in una opportunità per le popolazioni che vivono nel Parco, considerato che, come hanno ricordato Imprudente e Chiuchiarelli, non è la prima volta che si procede con dei tagli e ciò non ha portato alcun beneficio?

Di nuovo, risposte non sono arrivate.

Così come non è stato spiegato il motivo per cui non si sono allargati i confini ad Ocre, così come aveva chiesto l'amministrazione comunale: "per superare l'ostruzionismo non costruttivo delle opposizioni - si è limitato a dire Imprudente - nella composizione dell'azione finale si è deciso di non ampliare il territorio ricadente nei confini amministrativi di Ocre". Chi l'ha deciso? E perché?

D'altra parte le associazioni ambientaliste che, in questi mesi, si sono battute per scongiuare la riperimetrazione hanno potuto dimostrare, e in questo modo 'salvare', che c'erano porzioni di territorio di pregio ambientale che si stavano per tagliare: in particolare, nel comune di Gagliano Aterno - Fossa Pasqualetti e Piano Canale, aree di rifugio e riproduzione dei camosci nonché parte del corridoio di passaggio dell'Orso - l'area delle Gole di San Venanzio dove nidificano le Aquile ed un'altra area ricadente nel territorio di Fagnano Alto. Chi aveva avallato la decisione di riperimetrare aree di tale pregio?

Sommando queste aree a quelle ricadenti nel comune di Tione degli Abruzzi, messe al riparo dal taglio dalla decisione della sindaca Stefania Mariani che ha revocato una precedente delibera della passata amministrazione comunale chiedendo alla Regione di non modificare i confini del Parco nel proprio comune, si arriva agli 8mila ettari di taglio inizialmente previsti. 

Insomma, la battaglia portata avanti in questi mesi ha avuto il pregio di evitare il taglio di 1200 ettari di area protetta; un piccolo risultato, certo, ma significativo del fatto che la volontà di riperimetrare, espressa da alcuni sindaci della valle Subequana, non era così condivisa come si è voluto lasciar credere.

Ultima modifica il Giovedì, 20 Maggio 2021 10:33

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