Non sono disponibili a "trasferimenti forzati" gli assegnatari degli alloggi del progetto Case di Sassa NSI; o meglio, sono pronti a valutare solo proposte che prevedano "avvicinamenti alla città e ai posti di lavoro" tali da configurare "sostanziali economie di denaro e di tempo per le famiglie".
Si legge nel testo di convocazione di una assemblea aperta che si terrà il 18 agosto, alle 18, nella casetta adiacente il campo di bocce dell'insediamento post-sisma; ad organizzare l'incontro, il Comitatus Aquilanus che, a firma di Antonio Perrotti, ha chiesto all'amministrazione attiva di valutare proposte alternative per la localizzazione della scuola nazionale di formazione dei Vigili del fuoco.
In questi giorni, il Comune sta inviando degli avvisi per annunciare agli inquilini le procedure di sgombero degli alloggi che dovranno ospitare fino a 750 allievi nelle 18 palazzine messe a disposizione dall'Ente che saranno ricovertite in parte a foresteria, in parte ad aule didattiche, aule studio e laboratori: sono 170 le famiglie che, entro il 31 dicembre, dovranno lasciare il proprio appartamento.
"Avranno alloggi alternativi", ha assicurato l'assessore comunale con delega al patrimonio Vito Colonna. Ma alcuni inquilini non hanno alcuna intenzione di lasciare la casa che hanno abitato fino ad oggi. La rabbia 'corre' sui social: "Stiamo vivendo un incubo e un'ingiustizia profonda, costretti a lasciare le nostre case dopo 12 anni". E ancora: "Ma perché hanno scelto Sassa? Non potevano sistemare loro a Camarda o Assergi, senza disturbare le famiglie?". Altri sottolineano che "non c'è un'indignazione per la scuola dei Vigili del Fuoco, ma per la modalità che il Comune sta utilizzando a discapito di persone che verranno buttate fuori per far entrare altre persone".
Per la realizzazione del centro di formazione territoriale del Corpo nella città dell'Aquila, approvato dal Parlamento con la legge di bilancio varata a dicembre, è previsto un finanziamento di quindici milioni per il triennio 2021-2023 e di un milione a decorrere dal 2024. L’intervento prevede non solo l’adeguamento delle palazzine agibili ma anche l’abbattimento di quelle inagibili, sgomberate in seguito a un’indagine della magistratura che aveva fatto emergere deficit strutturali in molti edifici del progetto Case. Ad essere demolite, però, saranno solo le palazzine, non le piastre: "Sarà un’operazione di rigenerazione urbana importante, a consumo di suolo zero" ha sottolineato il sindaco Biondi. "Non sarà utilizzato nemmeno un metro cubo in più di cemento. Per quanto riguarda i tempi dell’intervento, molto dipenderà dai poteri che avrà il commissario nominato dal ministero per l’esecuzione dei lavori, che sarà, com’è noto, il provveditore alle Opere pubbliche di Lazio, Abruzzo e Sardegna, dottor Rapisarda. Confidiamo comunque in tempi brevi, anche considerate le novità introdotte dallo Sblocca Cantieri per velocizzare gli appalti pubblici".