Si terrà oggi pomeriggio, mercoledì 18 agosto alle 18, nella casetta adiacente il campo di bocce, l'incontro organizzato dal Comitatus Aquilanus nel quartiere Case di Sassa NSI: l'intenzione è fare il punto sulle procedure di sgombero delle 170 famiglie ad oggi alloggiate nelle palazzine post sisma che sono state individuate come sede della nascente scuola nazionale di formazione dei Vigili del fuoco.
Il Comune ha inviato gli avvisi per annunciare agli inquilini le procedure di sgombero degli alloggi che, a regime, potranno ospitare fino a 750 allievi e che saranno ricovertiti in parte a foresteria e in parte ad aule didattiche, aule studio e laboratori.
Le famiglie dovranno lasciare gli appartamenti entro il 31 dicembre ma, ha chiarito l'assessore con delega al patrimonio Vito Colonna, i primi trasferimenti inizieranno già a settembre: si partirà con le 28 famiglie proprietarie di abitazione ancora inagibile, che avranno la priorità tra due o tre soluzioni alternative proposte dall'amministrazione, per proseguire, poi, con i locatari: tra questi, ad avere per primi il diritto di scelta dell'alloggio Case dove trasferirsi saranno i nuclei familiari in regola col pagamento di utenze e canoni.
Ora, va premesso che la scelta di realizzare in città uno dei tre centri nazionali di formazione territoriale dei Vigili del fuoco è assolutamente condivisibile; è previsto un finanziamento di quindici milioni per il triennio 2021-2023 e di un milione a decorrere dal 2024: l’intervento prevede non solo l’adeguamento delle palazzine agibili ma anche l’abbattimento di quelle inagibili, sgomberate in seguito a un’indagine della magistratura che aveva fatto emergere deficit strutturali in molti edifici del progetto Case. Ad essere demolite, però, saranno solo le palazzine, non le piastre. Insomma, parliamo di un’operazione di rigenerazione urbana importante, a consumo di suolo zero e con finanziamento pubblico.
Non solo: la presenza degli studenti sarà arricchente per la città e, va aggiunto, si rinforzerà, in questo modo, il rapporto col corpo dei Vigili del fuoco.
Si poteva individuare una soluzione alternativa? E' lecito pensarlo. Non è questo il punto, però.
E' il metodo con cui l'amministrazione sta procedendo che lascia interdetti: non ci risulta, infatti, che sia stato avviato un confronto con le 170 famiglie da trasferire, che si sia proceduto ad un'attenta analisi delle esigenze, dei bisogni, delle eventuali fragilità sociali ed economiche dei nuclei che stanno subendo lo sgombero.
"Nei contratti che le persone hanno firmato è stabilito che l'amministrazione, a suo insindacabile giudizio, si riserva, anche in relazione a eventuali sopravvenute esigenze, la facoltà di sostituire il modulo abitativo assegnato con un altro idoneo allo scopo", ha spiegato Colonna; giusto, va aggiunto, però, che le famiglie non sono 'pacchi postali' che si possono spostare da un alloggio all'altro come nulla fosse. Potrebbero esserci bambini in età scolare che, trasferiti altrove, sarebbero costretti a cambiare scuola; ragazze e ragazzi che vivono quel quartiere come casa loro; potrebbero esserci anziani impossibilitati ad un trasloco, persone con fragilità, anzini o disabili, che abitano l'alloggio assegnato da anni e hanno necessità di un supporto per trasferirsi altrove, famiglie monoreddito con difficoltà di spostamento. Per non parlare dei legami sociali che verranno inevitabilmente spezzati.
Ecco il motivo per cui un'operazione del genere non si può semplicemente imporre, ma va accompagnata da un'attenta valutazione sociale dell'impatto che produce su cittadini che, in molti casi, sono già provati dalla precarietà di una soluzione alloggiativa che non gli appartiene e che non sentono propria.
Al contrario, si naviga a vista; e qui sta l'altro aspetto preoccupante: l'assessore con delega al patrimonio Vito Colonna, sulle colonne del Messaggero, ha riconosciuto candidamente che l'amministrazione non ha neppure un censimento delle famiglie che vivono a Sassa NSI. "Dobbiamo capire chi realmente sta ancora nei progetti Case: abbiamo consegnato le lettere anche per conoscere il numero dei componenti dei nuclei familiari. Alcune famiglie, ad esempio, sono andate via e non hanno neppure riconsegnato le chiavi. Altri nuclei familiari non hanno risposto: per noi, però, la risposta è fondamentale per capire a quale titolo sono lì, e da quanti componenti sono formati i nuclei. Ci sono poi 14 appartamenti con le utenze staccate, altri due sono stati assegnati alle associazioni, 11 appartamenti sono di famiglie che prima del sisma erano in alloggi Ater; infine, ci sono alcune famiglie che hanno perso la casa con il sisma di Amatrice e dovremo capire con la Regione se la convenzione è ancora in itinere. Sono situazioni peculiari che andranno piano piano risolte".
In altre parole, l'amministrazione attiva non sa chi effettivamente sta abitando gli alloggi e a che titolo, da quanti componenti sono formati i nuclei, quanti sono agli appartamenti occupati; non si sa neppure se la convenzione siglata con Regione Lazio per assicurare un alloggio agli sfollati di Amatrice, che si è fatta carico, con quel provvedimento, della copertura di canoni e utenze, sia ancora in essere.
Evidentemente, il progetto Case di Sassa NSI non fa eccezione: è più che lecito pensare che il Comune dell'Aquila non abbia effettiva contezza di chi abita gli alloggi dei quartieri post sisma. E dunque ci chiediamo: come è possibile, in questo modo, gestire questo patrimonio immobiliare pubblico? Come pensa l'amministrazione attiva di riuscire a far pagare le utenze e i canoni non versati negli anni passati dagli assegnatari, e di rimettersi in pari ora che, dopo tre anni e mezzo di inerzia totale, inizierà finalmente ad inviare le bollette per il periodo che va da gennaio 2018 a giugno 2021?
E' davvero colpa dei morosi il buco di bilancio da oltre 22 milioni di euro, per lo più irrecuperabili, che ricadrà sulle spalle di tutti i cittadini aquilani in termini di maggiore tassazione a fronte di minori servizi, anche di coloro che hanno sempre pagato puntualmente le loro spettanze?
La risposta la lasciamo a voi.