Oggi, il Comune dell’Aquila ha ricordato, con una cerimonia alla rotatoria di Piazza D’armi, le vittime delle Foibe con una deposizione di una corona d’alloro al monumento alle porte della città dell’Aquila. Commemorare le foibe e l’esodo istriano-fiumano-dalmata non deve cadere nella rete dell’ideologia. Per rispetto. Per oltre mezzo secolo questo dramma nazionale alcuni lo hanno strumentalizzato, mentre altri lo hanno rimosso, altri, qualche volta, negato.
Con il Giorno del ricordo, istituito con una legge nel marzo 2004 e celebrato ogni 10 febbraio, è stato finalmente riconosciuto il diritto alla memoria di un’intera popolazione italiana che più di altre subì le conseguenze della sconfitta nella Seconda guerra mondiale. “Beh oggi, diciamo che il Comune dell'Aquila tende ad onorare i Martiri delle Foibe. Ricordiamo una delle pagine della storia più buie del nostro paese dove mezzo milione di persone furono costrette a lasciare sotto il tallone della dittatura di Tito la zona oggi della ex Jugoslavia, Dalmazia Istria e Fiume. Per lunghi anni si è tenuta nascosta questa verità storica, in qualche modo, poi con una legge del Governo italiano è diventato patrimonio della storia italiana e ricordare non vuol dire avere rancore ma vuol dire dare dignità alle tante persone che hanno perso la vita e che hanno perso le loro abitazioni”, lo ha detto il presidente del Consiglio Comunale dell’Aquila, Roberto Santangelo.
E il Comune dell'Aquila, con la presenza del consiglio comunale, ha voluto testimoniare questa vicinanza. Manifestazioni come questa purtroppo rischiano di essere politicizzate come si aggira questo problema? “Restituendo tutto al contesto della storia levando alla politica l'appartenenza e vedendo la storia da un solo da un punto di vista, cioè quello della storia restituendo a tutti la dignità di quello che è successo”, ci ha risposto Santangelo. Quale messaggio dare ai giovani e alle giovani generazioni? “Che sia da monito”, risponde Santangelo. “Perché la guerra che tra l'altro abbiamo ai nostri confini europei e quindi dietro l'angolo porta sempre tragedie e non ci sono vinti e vincitori ma restano i morti sul campo, la distruzione, la fame e i popoli che vengono oppressi o liberati. Noi vogliamo in qualche modo dire che la pace è un valore e quindi la politica deve farsi da parte e deve analizzare queste cose perché non accadono mai più” conclude Roberto Santangelo