La morsa si sta stringendo. Il segnale è arrivato dalla Cassazione: i giudici hanno bocciato la richiesta del trasferimento da Milano a Brescia del processo Ruby e di quello Mediaset. Nella tarda serata di ieri è arrivata la sentenza per il processo Mediaset: Silvio Berlusconi è stato condannato in appello a quattro anni di reclusione con l'interdizione per cinque anni dai pubblici uffici. Nel giro di qualche settimana arriverà anche il pronunciamento, in primo grado, per il processo Ruby. Entro l’anno, l'ex premier potrebbe risultare incandidabile, quando si pronuncerà la Cassazione.
Non stupisca, però, il suo silenzio. Nelle ore in cui il mondo politico ricorda commosso la figura di Giulio Andreotti, “quello usato contro di lui è un metodo che conosciamo bene, perché la sinistra dell'odio e dell'invidia ha continuato a metterlo in campo anche contro l'avversario che non riusciva a battere nelle urne” dice Berlusconi augurandosi tempi di pacificazione, l’ex premier ha ottenuto la presidenza di importanti commissioni parlamentari: Fabrizio Cicchitto alla commissione Esteri della Camera, Paolo Sisto alla commissione Affari Costituzionali di Montecitorio e, soprattutto, l'ex guardasigilli Francesco Nitto Palma, amico di Nicola Cosentino, quello che tentò fino all'ultimo di ricandidarlo per evitargli la galera, alla commissione Giustizia del Senato. C'era l'accordo con il centrosinistra. Nelle prime tre votazioni, però, l'uomo forte dell'ex premier non è passato. In quarta votazione, il definitivo via libera grazie alle schede bianche del Pd e ai voti decisivi di Scelta Civica.
Un tris vincente per Berlusconi, che non è riuscito a piazzare Paolo Romani alla Trasporti e infrastrutture del Senato (con delega alla comunicazione): lì ci andrà l’ex An Altero Matteoli, pur sempre pidiellino. Per controbilanciare Nitto Palma, alla Camera la commissione Giustizia sarà presieduta da Donatella Ferranti, ex magistrato, deputata del Pd. E sempre a guida Pd sarà la prima commissione del Senato, la Affari Costituzionali, che verrà affidata alla presidenza di Anna Finocchiaro e diventerà centro nevralgico per le riforme istituzionali.
Poco importa, però: per Berlusconi è un successo insperato fino a qualche settimana fa. La tregua costruita in queste settimane è assolutamente funzionale. Sembrava all’angolo, nel momento in cui il Pd aveva proposto il nome di Romano Prodi alla presidenza del Consiglio: e invece ora Angelino Alfano è ministro dell’Interno e vicepremier. Il suo successore, Francesco Nitto Palma, il falco ugualmente fedele, ha avuto l’incarico di presidente della commissione Giustizia del Senato.
Per le loro mani passeranno dossier cruciali, certo, ma è prima ancora il significato simbolico dell’operazione che è assai pesante. Altro che grande statista al lavoro per il bene del paese: Silvio Berlusconi sa bene che è la via politica l’unico scudo possibile per resistere al diluvio di sentenze annunciate. E lo sta usando nel silenzio sempre più imbarazzante del Pd.