La battaglia ambientalista condotta dai Comitati cittadini di Sulmona è approdata nella manifestazione nazionale svoltasi sabato scorso, 6 maggio, a Ravenna per la difesa del clima e contro gli impianti fossili.
Un lungo corteo colorato e gioioso ha attraversato la città d’arte romagnola, in cui da anni operano l'ENI e la SNAM, che secondo quanto hanno dichiarato gli attivisti "Hanno colonizzato in ogni grado la politica, da quella locale a quella regionale e nazionale".
Oltre alle tre organizzazioni promotrici, Campagna Per il Clima Fuori dal Fossile, Rete No Rigass No GNL e Rete Emergenza Climatica e Ambientale Emilia-Romagna, hanno aderito alla manifestazione numerosi comitati provenienti da tutta Italia, unitamente a tante associazioni e formazioni sindacali e politiche.
Fra le motivazioni che hanno condotto a scegliere Ravenna come location della manifestazione il fatto che è stata scelta come collocazione, dopo quello di Piombino, di un secondo rigassificatore della SNAM che va ad aggiungersi ai tre impianti di GNL già esistenti.
Secondo la narrazione portata convintamente in piazza dai manifestanti la guerra in Ucraina è stato il pretesto per rilanciare alla grande gli investimenti nel settore fossile: non solo rigassificatori, ma anche il potenziamento degli stoccaggi del gas, la cattura e lo stoccaggio della CO2 e il mega gasdotto Linea Adriatica di 430 km da Sulmona a Minerbio, con centrale di compressione a Sulmona.
"Tutti impianti dei quali l’Italia non ha bisogno, poiché le infrastrutture metanifere esistenti sono più che sufficienti per garantire i consumi del Paese, anche nel caso della totale interruzione delle importazioni dalla Russia" questo è quanto dichiarano i comitati.
Al termine del corteo – caratterizzato dallo slogan “Territori in cammino – Liberiamoci dal fossile!” – si sono susseguiti gli interventi delle organizzazioni partecipanti, per i Comitati di Sulmona è intervenuto Mario Pizzola il quale ha evidenziato che la sola Linea Adriatica costerà 2 miliardi e 400 milioni di euro e che tale costo sarà pagato in bolletta dai cittadini italiani, al pari del costo dei rigassificatori e degli altri impianti fossili del tutto inutili.
“Mentre si allarga la fascia di povertà nella popolazione italiana, multinazionali come ENI e SNAM realizzano profitti da capogiro – ha aggiunto Pizzola - e gli amministratori delegati delle due società hanno guadagnato nel 2022 ben sei milioni di euro a testa”.
“Questi impianti non soltanto sono inutili, ma sono anche molto pericolosi in quanto mettono a serio rischio l’incolumità dei cittadini – ha concluso Pizzola -, essi infatti sono obiettivi strategici in caso di guerra o di attentati terroristici. E’ stata la stessa SNAM ad ammettere questo rischio scrivendo in un suo recente documento che la Linea Adriatica ha come scopo anche quello di disporre di un metanodotto di riserva qualora un attentato distruggesse la linea principale. Il cosiddetto hub del gas è un progetto folle perché le previsioni ci dicono che entro il 2030 il consumo del gas diminuirà del 40 per cento nel continente europeo, Italia compresa. Il segretario generale dell’ONU Antonio Guterres ci ricorda che siamo sulla strada dell’inferno climatico con il piede sull’acceleratore. Le enormi risorse economiche che si stanno sperperando per gli impianti fossili vanno invece investite per lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili, se vogliamo salvare il clima e con esso la vita sul pianeta Terra”.