La drammatica vicenda dell'attacco hacker alla Asl 1 continua a imperversare senza apparenti soluzioni possibili. La sanità regionale è messa a dura prova e il personale sanitario è fortemente posto sotto stress da una situazione che sembra far tornare ad un passato a cui non eravamo abituati.
Sul tema e sulla gestione di quanto sta accadendo sono tornati a esportsi i gruppi consiliari di opposizione in Consiglio regionale, i quali sono usciti con una nota unitaria a termine dell’incontro che si è tenuto oggi fra tutta la minoranza consiliare e i rappresentanti sindacali di riferimento della sanità per fare il punto della situazione.
“L’imbarazzante inerzia da parte della Regione verso l’utenza sanitaria e il personale dei servizi ha riportato le attività al passato remoto. Ad oggi non c’è alcuna risposta chiara per riprendere le attività” questo è quanto scrivono gli esponenti dell'opposizione.
“A diversi giorni dal problema mancano ancora soluzioni, alternative e risposte da parte del Governo regionale, affinché utenti e personale sanitario alle prese con l’attacco hacker alla Asl 1 dell’Aquila possano tornare al presente e fruire dei servizi e delle prestazioni più sensibili, senza vedere messa a rischio la propria privacy e il proprio diritto alla salute.
Un’inerzia gravissima che prescinde dalla gravità dell’attacco e ha invece molto a che fare con l’incapacità di gestire quella che è un’emergenza in piena regola. Chiaro che al momento poco interessa di chi siano le responsabilità della situazione, pur molte e gravi e in via di accertamento da parte di organi terzi a cui ci rimettiamo, ma ci preme capire le ragioni della completa inerzia della politica, a cui chiediamo perché non hanno comunicato in modo adeguato la situazione sia a utenti e sia al personale delle strutture interessate – lamentano i consiglieri di Pd, Legnini Presidente, Gruppo Misto, Abruzzo in Comune e Movimento 5 Stelle – Il Governo regionale dia segnali di vita e affronti in modo efficace la situazione.
A causa di quello che è accaduto, la Asl1 è tornata a una situazione da passato remoto, perché non può usare la tecnologia, con gravissimo disagio per i cittadini, che, oltre a vedere leso il proprio diritto alla privacy a causa dell’attacco, non sanno come farsi le analisi del sangue e come usufruire delle prestazioni, anche le più elementari e semplici, in essere o in itinere, figuriamoci quelle diagnostiche più complesse e delicate per le cure.
Un vero e proprio caos. Alimentato dall’imbarazzante inerzia di chi deve delle risposte concrete sul come fare, non essendoci stata entro le 48 ore la ripartenza del sistema prevista per norma e, soprattutto, che avrebbe dovuto avere oltre a soluzioni e alternative per non mettere a rischio i servizi, almeno un piano emergenziale per affrontare la situazione, come quelli esistenti per sisma e covid. Cosa che invece non accade e, così, alla paralisi si aggiunge la completa assenza anche di una comunicazione efficace, capace di dire ai cittadini che, seppure il sistema sia ancora in panne, c’è un modo perché abbiano l’attenzione e la certezza delle cure richieste, tranquillizzando così l’utenza e anche la parte ospedaliera, gli operatori della sanità, sul fatto che saranno garantiti i servizi.
Una situazione grave, che sta diventando un’emergenza vera, di proporzioni ogni giorno più ingenti e che invade una sanità già preda di lentezze, liste di attesa e disservizi, abbattendosi sull’utenza, che non ha nessuna colpa”.