Sabato, 15 Giugno 2013 01:38

Prc su chiusura Comunità montane: quale futuro per i servizi sociali?

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Pizzoli (L'Aquila) - La definitiva soppressione delle comunità montane arriverà a Gennaio, poi, i tanto bistrattati Enti, non ci saranno più, o almeno non si chiameranno più in questo modo.

Ancora da capire cosa resterà dei fondamentali servizi sociali che hanno erogato, in contemporanea con l'ormai quasi azzeramento di fondi per le politiche sociali a livello nazionale e regionale.

Una sorta di innesco ad orologeria che sta per esplodere sul territorio, o almeno in Abruzzo e nella provincia dell'Aquila, in cui le distanza tra i Comuni sono davvero elevate, come le altitudini dal livello del mare.

Ieri in un convegno organizzato presso il Comune di Pizzoli, Rifondazione Comunista insieme al Sindaco Angela D'Andrea, la Cgil e i lavoratori della cooperativa Leonardo - a cui da anni le comunità montane della provincia appaltano i servizi di assistenza - hanno iniziato a fare un punto della situazione, cercando una direzione da prendere insieme prima che sia troppo tardi.

Tardi per gli utenti, giovani e anziani per cui l'assistenza è fondamentale, e i lavoratori, che quest'anno hanno continuato il servizio anche senza percepire stipendio (attualmente non lo prendono da marzo), e non sanno se verranno reintegrati dopo dicembre.

Tardi anche per i sindaci, che in pochissimo tempo dovranno trovare un modo per sopperire alla soppressione dell'Ente, nella totale scarsezza di risorse e la prospettiva di un disagio sociale crescente.

"Con gli altri Comuni della Valle dell'alto Aterno - fa sapere durante l'incontro il Sindaco di Pizzoli - ci siamo sentiti con la Regione e ci è stata proposta la legge regionale 9 del 2013, ovvero la costituzione di un'unione di Comuni Montani, che darebbe la possibilità di mantenere personale e professionalità accumulata durante questi anni sul territorio. La legge prevede un tetto massimo di 150mila euro che per iniziare può andar anche bene ma servono ulteriori risorse. Basti pensare che il nostro piano di zona è stato decurtato del 62%. Sembra quasi che il problema dello Stato siano i piccoli Comuni" conclude D'Andrea.

D'altronde sostituire alle Comunità Montane delle unioni di Comuni montani lascia qualche interrogativo sul significato dell'operazione: " si è cercato di motivare la cosa confondendo le acque con i tagli ai privilegi della poltica. Ma quelli sono rimasti mentre Enti che con qualche modifica potevano rimanere sono stati tagliati" fa notare il consigliere di Rifondazione Comunusta Maurizio Acerbo per cui l'eliminazione delle Comunità, così come quella delle provincie, fanno parte un po' di quel pensiero unico che si va sempre più affermando.

"Per far affrontare ai Comuni di montagna le spese necessarie per erogare i servizi sociali - continua il Consigliere - pur non essendo l'Abruzzo né la Toscana o la Lombardia, i mezzi ci sarebbero, regolando e sopratutto modulando la tassazione. Visto che ormai siamo la Regione con più cave d'Italia, per fare un esempio, almeno facciamocele pagare un po' di più"

"Il problema ora - secondo Angela Scottu, della Segreteria regionale Cgil - è che ai tagli ormai abituali dei Governi su sanità e sociale, segue anche una confusione normativa".

La sindacalista ricorda anche come, per la Cgil sia sempre più necessaria l'integrazione socio-sanitaria definendo una coincidenza tra ambiti e distretti: "in questo modo potemmo avere anche una nuova e più efficace ripartizione dei fondi".

"Il problema principale è calato dall'alto nell'ambito di un impostazione ideologica di distruzione dello stato sociale" secondo Maurizio Acerbo che ritiene anche però che "l'attacco al walfare trova così consenso perché negli ultimi venti anni si è troppo delegato al terzo settore. E' molto più facile infatti liberarsi di una cooperativa che intervenire dentro il settore pubblico anche se pure lì si è cominciato".
Secondo Acerbo "alla fine a rimetterci è sempre l'anello più debole: la cooperativa e quindi i lavoratori e gli utenti".

Più di un dubbio desta la forma che stanno assumendo sempre più cooperative:" spesso si chiamano così solo per ottenere vantaggi ma poi sono dei veri e propri soggetti imprenditoriali in cui non c'è partecipazione tra i soci".

"Ormai lavoro solo otto ore a settimana e mio marito e disoccupato, non rieco più a pagare l'affitto. Voglio lavorare , amo il mio lavoro" sbotta una lavoratrice della cooperativa Leonardo su cui incombe intanto la drammatica situazione presente.

Su questo Goffredo Juchich, segretario comunale di Rifondazione Comunista (L'Aquila) e lavoratore anche lui della cooperativa Leonardo è perentorio:"Entro dicembre le nuove unioni di dei Comuni si devono far carico di tutti i lavoratori. Sia di quelli interni alle comunità montane, sia di quelli esterni delle cooperative, a cui le acomunità montana in esternalizzazione deroga i servizi"

Eppure nel proficuo incontro si riescono trovano alcuni punti di convergenza, che potrebbero far trovare un buon fine ad una situazione grave.

Se infatti i sindaci della zona, molto spesso non riescono a mettersi d'accordo a causa del campanile e altre invidie " ora ai fini della ricostruzione si è determinato già, dopo il sisma, una relazione tra i Comuni con l'individuazione delle aree omogenee - convengono Rita Innocenzi della Cgil e il sindaco Angela D'Andrea, in un'incontro che ha registrato una forte presenza femminile - probabilmente anche gli Uffici speciali dovrebbero essere coinvolti in questo percorso che determinerà il futuro dei servizi sociali sul territorio".

Un'idea interessante che potrebbe affiancarsi al tema di una migliore distribuzione dei fondi che a volte, sopratutto nell'ambito sociale, finiscono per finanziare iniziative non prioritarie mentre sul territorio, servizi d'assistenza fondamentali rischiano di morire.

Ultima modifica il Sabato, 15 Giugno 2013 16:28

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