Una piccola folla di italiani, migranti, rifugiati e richiedenti asilo si è riunita anche a L'Aquila per manifestare e "condividere anche per pochissimo tempo ed in maniera molto leggera quello che questi uomini e queste donne vivono quotidianamente in maniera molto pesante" come ha affermato Francesca Tinari di Emergency L'Aquila. "Camminare scalzi - dunque è il simbolo di solidarietà e di vicinanza"
Le richieste delle donne e degli uomini scalzi sono quelle di "chiedere con forza i primi quattro necessari cambiamenti delle politiche migratorie europee e globali: certezza di corridoi umanitari sicuri per vittime di guerre, catastrofi e dittature, un'accoglienza degna e rispettosa per tutti, la chiusura e smantellamento di tutti i luoghi di concentrazione e detenzione dei migranti e, infine, la creazione di un vero sistema unico di asilo in Europa superando il regolamento di Dublino.
In piazza c'erano decine di migranti del centro di accoglienza situato a Pizzoli e del Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR) che vivono tra L'Aquila e Castel del monte, "Noi siamo migranti, vogliamo solo protezione, vogliamo solo documenti, vogliamo solo vivere nella pace" c'era scritto su uno dei cartelloni che hanno preparato poco prima della marcia.
Insieme a loro, oltre ad Emergency , tante sigle dell'associanismo cittadino: Appello per L'Aquila, Bibliobus, Casa delle Donne, Cgil L'Aquila, Circolo Querencia, Comitato Territoriale Arci L'Aquila, Csv-aq, Emergency L'Aquila, La fabbrica di cioccolata, L'Aquila che vogliamo, L'Aquila città futura, Libera presidio l'aquila, Punto Einaudi L'Aquila, Ricostruire insieme, Sel L'Aquila, Studenti indipendenti e Uds L'Aquila.
Presente anche il Comune dell'Aquila tramite gli Assessori Emanuela Di Giovanbattista e Betty Leone: "Siamo una città in ricostruzione, chi più di noi può pensare al futuro pensando anche ai nuovi cittadini di questa città che deve rinascere insieme nella fratellanza e nell'uguglianza".
Fabrizio Rea dell'Arci che gestisce per il Comune lo Sprar ha spiegato in piazza in cosa consiste il loro lavoro quotidiano con decine di migranti: "Lo spirito di fondo del lavoro che facciamo e accogliere le persone che arrivano sia per i bisogni primari ma anche facendo lavoro che vede la paersona al centro del proprio processo decisionale. Non serve solo arrivare, mangiare ed avere dei documenti ma anche essere in grado di fare delle scelte ed orientare il proprio futuro.
Il percorso infatti ha un termine di sei mesi ed è importante che i ragazzi durante questo percorso capiscano come funziona il mondo del lavoro in Italia perché una volta terminati questi sei mesi non possiamo più aiutarli. La cosa che cerchiamo di fare è dare a tutti gli strumenti affinchè quando escono dal progetto siano autonomi ed indipendenti . Per questo organizziamo corsi di formazione, tirocini e altre attività.
LA FOTO GALLERY DI LUCA BUCCI