Lo chiamavano 'L'Aquila di Filottrano', per le sue caratteristiche di generoso scalatore. Michele Scarponi è stato uno dei ciclisti italiani più amati, vincitore della Tirreno-Adriatico nel 2009 e, due anni, del Giro d'Italia; un campione che seppe farsi gregario, contribuendo alle vittorie di Vincenzo Nibali fino a quel tragico 22 aprile 2017, quando venne ucciso da un furgone sulle sue strade, le strade di casa.
In questi anni è nata una Fondazione che porta il nome di Michele Scarponi, animata dalla sua famiglia, che si occupa di sicurezza stradale. Stamane, a L'Aquila, è arrivato Marco, il fratello di Michele, per partecipare al convegno 'Sulla buona strada', una delle iniziative di avvicinamento alla tappa del Giro d'Italia, la settima della corsa rosa, che il 17 maggio prossimo arriverà a L'Aquila, con sprint finale alla Villa Comunale.
Con la conduzione del noto giornalista sportivo Marino Bartoletti, si è discusso proprio di educazione stradale alla presenza di Marco e di Vittorio Fabrizi, assessore allo Sport del Comune dell'Aquila e coordinatore del comitato tappa, Fabio Pagliara, segretario generale FIDAL, Federico Serra, Government affairs & External relation Director Novo Nordisk, e Barbara Macerola, Dirigente Medico dell'Unità di Diabetologia dell'ospedale San Salvatore. Dopo il saluto del sindaco dell'Aquila Pierluigi Biondi, del vice presidente della Giunta regionale Emanuele Imprudente e del presidente del comitato tappa, l'ex assessore comunale Alessandro Piccinini, ad introdurre il dibattito sono stati Carla Mannetti, assessore alla Mobilità del Comune dell'Aquila, e Angelo Caruso, presidente della Provincia dell'Aquila.
"La Fondazione porta in giro, innanzitutto, la storia di Michele, la storia di un campione, di un padre, di un fratello, di un figlio che ha usato la bicicletta, sempre, come divertimento, sin da bambino, prima che per lui diventasse un lavoro che gli ha regalato tante soddisfazioni", spiega a newstown Marco Scarponi. "Alla fine, è andata che Michele è stato ucciso sulla sua bicicletta, in strada, investito da un signore alla guida di un furgone. La Fondazione è nata, dunque, per ricordare Michele e per tutelare gli utenti deboli della strada, i più fragili, ciclisti, pedoni, disabili: purtroppo, sono i più vulnerabili e, in proporzione, continuano a morire molto di più rispetto agli altri. In questo paese, non abbiamo la cultura del rispetto dei più deboli, sulla strada così come nella società".
Le iniziative della Fondazione sono molteplici: "Facciamo sensibilizzazione, ogni giorno, sui social e attraverso convegni come quello di stamane a L'Aquila. Abbiamo ideato anche un progetto per le scuole, 'Precedenza alla vita': portiamo nelle aule la storia di Michele, affiancati da un urbanista che invita i giovani a guardare la strada con occhi diversi, con gli occhi dei pedoni e dei ciclisti e non soltanto con gli occhi di un automobilista. Stiamo realizzando, inoltre, un documentario che si intitola 'Gambe', dove abbiamo fermato i nostri incontri e le nostre idee, ciò che abbiamo recepito in questi due anni, dalla morte di Michele. Stiamo attuando, poi, alcuni progetti per la mobilità dei disabili e vorremmo aiutare i familiari delle vittime della violenza stradale. Tutti possono sostenerci, darci una mano, donando il 5x1000 alla Fondazione: c'è un sito web, www.fondazionemichelescarponi.com, che stiamo aggiornando costantemente affinché possa diventare un punto di riferimento su questi temi".
Michele era molto amato e, dunque, ovunque c'è una reazione bella, forte alle iniziative della Fondazione. Tuttavia, "il tema è duro da affrontare" riconosce Marco; "l'Italia è il paese con il più alto tasso di motorizzazione in Europa, in alcune zone l'automobile è fondamentale per muoversi. Eppure, ci sono città e aree del paese che potrebbero sviluppare il trasporto intermodale con l'utilizzo di diversi mezzi per spostarsi: conosco tanti giovani che, nelle città, magari prendono la patente ma non acquistano un'automobile sfruttando il car sharing, il bike sharing, il servizio pubblico laddove è adeguato alle esigenze; con loro c'è davvero un bel dialogo: vogliamo diffondere questo nuovo modo di muoversi, non concentrato soltanto sull'automobile privata. D'altra parte, il futuro passa proprio per l'intermodalità".
A margine del convegno è stato svelato, in esclusiva, il Trofeo Senza Fine del Giro d'Italia, una delle opere d'arte più famose nel mondo sportivo internazionale, il premio che dal 1999 viene consegnato al vincitore della corsa rosa; si tratta di una barra di rame bombata, piegata a spirale, che si eleva dalla base in cerchi sempre più ampi, sui quali sono incisi i nomi di tutti i vincitori del Giro. Ogni anno ne viene aggiunto uno, e per questo è idealmente infinito: ecco perché è uno dei trofei più iconici al mondo.