Lunedì, 15 Febbraio 2016 16:21

Si è laureata all'Università dell'Aquila la ricercatrice che ha gelato con un post su Facebook il Ministro Giannini

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Si è laureata in lingue all'Università dell'Aquila, Roberta D'Alessandro, la ricercatrice abruzzese che ha gelato il Ministro della Publbica istruzione Stefania Giannini con un post ormai divenuto cult su Facebook, con oltre 32mila likes.

La ricercatrice sabato 13 febbraio aveva caldamente invitato il Ministro a non vantarsi dei risultati dell'importante bando Erc (European Research Council) che aveva visto 30 italiani tra i vincitori. Di quei 30 infatti, solo in 13 rimarranno in Italia a sviluppare il progetto, e nessun vincitore straniero raggiungerà l'Italia per sviluppare il suo progetto.

"La mia ERC e quella del collega Francesco Berto sono olandesi, non italiane. L'Italia non ci ha voluto, preferendoci, nei vari concorsi, persone che nella lista degli assegnatari dei fondi ERC non compaiono, né compariranno mai" ha scritto a caldo D'Alessandro su FB nel post che riportiamo per intero qui sotto (clicca per ingrandire).

immigrant punk

Il suo post è diventato virale perché ha una valenza generazionale. In modo spontaneo e diretto rimarca infatti la rabbia e la voglia di rivalsa verso lo Stato italiano e la sua classe politica, tipica dei ragazzi e le ragazze italiane under 40 costretti ad emigrare all'estero per far fruttare le proprie capacità non riconosciute evidentemente in patria. Qualcosa che stona fortemente con la narrazione Renziana degli ultimissimi anni.(A.T.)

Qu sotto un pezzo dell'intervista che Roberta D'alessandro Ha rilasciato al quotidiano La Repubblica

Lei è una delle vincitrici del finanziamento Erc. Che cosa farà con i soldi?
«Il mio progetto di ricerca è sul contatto linguistico tra le lingue degli emigrati italiani in America nel dopoguerra e le lingue romanze nel Sudamerica e Nordamerica. È un progetto che riguarda lingue come il veneto, il napoletano, il siciliano... La cosa importante però è che la competizione per vincere un finanziamento Erc è davvero spietata: ci sono soltanto 300 borse per tutte le discipline in tutta Europa. E ho vinto. Due milioni di euro».
Nel suo famoso status lei cita altre due persone, Francesco e Arianna, nella sua situazione.
«Anche Francesco e Arianna lavorano in Olanda: sono filosofi. Il primo ha vinto un Erc come me, Arianna ha preso un altro ricco finanziamento. In tutto fanno sei milioni di euro. Notavo la coincidenza: anche la loro è "ricerca fatta da italiani"».
Ma lei come mai è in Olanda?
«Perché per un ricercatore è normale viaggiare. Il problema, nel mio caso, è che non sono riuscita a rientrare. Cioè: mi sono laureata all'Aquila, poi sono andata a fare un dottorato in Germania. L'ho voluto io, sia chiaro. Poi ho cominciato a pensare di rientrare, ma intanto sono stata in Microsoft, poi a Google, poi a Cambridge, poi in Canada e alla fine in Olanda. Dove sono diventata docente ordinario a 33 anni. Nel frattempo ho fatto diversi concorsi per rientrare in Italia. E, guarda un po', arrivavo quasi sempre seconda ».
Cioè non li vinceva?
«Guardi: ne ho persi tanti di concorsi, ma fa anche parte del gioco. Solo che in Italia ricevevo i complimenti della commissione. Cioè in molti casi era chiaro, ed era messo a verbale, che ero più qualificata di chi aveva vinto».
Ma come facevano a farla perdere, allora?
«Con pretesti vari. Una volta scrissero nel verbale che l'attività svolta all'estero non era quantificabile. Diventava un demerito. Quando invece è il contrario. Quindi quando ho sentito la frase orgogliosa del ministro sui "ricercatori italiani" mi è salita la rabbia. Ma come: l'attività svolta all'estero non valeva allora per farmi vincere, e vale adesso per appropriarsi dei miei meriti?» A quei tempi quale fu la sua reazione?
«Frustrazione e rabbia. Giurai che non sarei mai più tornata in Italia. Invece ora tornerei. Cioè: qua mi trovo bene. Ma preferirei stare in Italia, anche per stare vicina ai miei genitori. Sono anche figlia unica...» Lei lavora anche con ricercatori italiani? Che opinione ne ha?
«Certo che lavoro anche con gli italiani. Per il mio progetto di ricerca mica posso lavorare con un olandese e cercare di fargli capire il napoletano arcaico! Tra i ricercatori italiani ci sono quelli bravi e quelli meno bravi. Ma le classifiche per nazionalità mi fanno ridere. E non cercate di attribuirmi l'idea per cui chi resta in Italia è meno bravo di chi se ne va».
Suo marito è olandese: la seguirebbe in Italia?
«Eccome. Lui adora l'Italia e parla l'italiano meglio di quanto io non parli l'olandese. E poi anche lui è linguista e collabora con diversi gruppi di italiani. Questo per dire che in Italia ci sono molte eccellenze. Per me però la questione è che mi sono sentita "cornuta e mazziata", come diciamo in Abruzzo: sono stata costretta a stare fuori dall'Italia, e poi vengo contata come "italiana? »

 

 

La breve intervista rilasciata da Roberta D'Alessandro per il progetto Alumni Univaq

Ultima modifica il Martedì, 16 Febbraio 2016 09:35
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