Ore 9. Parcheggi pieni di auto e i ragazzi del DICEAA (Dipartimento di Ingegneria civile, edile - architettura, ambientale) si accalcano alle entrate per il loro primo giorno di lezione. Studentown non poteva mancare in un giorno storico per l’Univaq e per la città e ha vissuto una mattinata tra le “nuove” mura di Ingegneria, per toccare con mano speranze e problemi di una struttura pubblica che riparte e degli studenti e dei docenti che la vivranno.
Per la maggior parte dei ragazzi il polo di Roio è una novità, hanno sempre frequentato la sede della ex-Optimes che attualmente ospita gli altri tre dipartimenti. Altri conoscono bene quella università, hanno passato lì ore ed ore, prima che il terremoto del 6 aprile del 2009 la danneggiasse gravemente e provano una strana sensazione nel varcare ancora quella soglia.
Davanti al portone si respira una bella atmosfera: i ragazzi che si rincontrano dopo l’estate in una cornice diversa e professori che corrono per i corridoi alla ricerca disperata di un luogo dove posizionare le macchinette di bibite e snack. Già, manca il bar.
Andiamo per ordine. Entrando ci dirigiamo verso l’aula dove poco prima la rettrice Paola Inverardi ha dato brevemente il benvenuto ai ragazzi, incoraggiandoli ad andare avanti perché, in un momento come quello che stiamo vivendo, gli studenti ed in particolare i dipartimenti in questione sono il modo migliore per ripartire. D’altra parte, c’è stata da parte della neo-rettrice un’esortazione alla pazienza verso tutte le difficoltà ed i disagi che inevitabilmente si presenteranno. Ed infatti, pochi minuti dopo, i ragazzi sono stati costretti a sedersi per terra e a stare addirittura in piedi perché erano in un’aula troppo piccola per assistere alla lezione di Geotecnica della professoressa Lucia Simeone, a cui chiediamo come si sente in questo primo giorno: "Io non ero qui prima del terremoto - specifica subito - posso dire che sicuramente è momento stimolante e condivido il discorso della rettrice. Io vengo dal Friuli e quindi so cosa significa il momento della ricostruzione e davvero deve essere visto come un'opportunità. Ero molto giovane quando ci fu il terremoto in Friuli ed ho vissuto la ricostruzione, vedendo ogni mese qualcosa di nuovo, ogni anno qualcosa di nuovo e sarà ciò che accadrà anche qui: vedrete tutti i paesi pittati a nuovo e anche questa università sarà tecnologicamente più attrezzata e più avanzata di prima”.
“Spero - auspica la professoressa - che voi studenti cogliate l'invito della rettrice di essere proattivi e portatori di nuove idee e di non subire passivamente questi momenti di difficoltà che senza dubbio ci saranno. Certo, non sarà tutto organizzato alla perfezione. Per esempio, adesso abbiamo il problema dell'aula per il mio corso di geotecnica e c'è stata l’idea di far seguire provvisoriamente il corso in videoconferenza, almeno cogliamo l’occasione di implementare, anche dal punto di vista tecnologico, questa opportunità".
Proseguiamo il giro della facoltà ed incontriamo il professor Dante Galeota, docente di Tecnica delle costruzioni, che ci da un quadro completo della situazione, svelando tutte i problemi che si sono dovuti affrontare per la riapertura. “Questo di Roio - dice - era un passo per noi estremamente importante, lo dovevamo fare perché se avessimo aspettato altri sei mesi, come suggeriva qualche collega, ci saremmo trovati esattamente nelle stesse condizioni. Certo, è stato difficoltoso: negli ultimi due mesi tra uffici e certificazioni è stata una cosa incredibile, non immaginavo fosse così difficile rientrare in un edificio pubblico”.
“Ci aspettiamo un grande appoggio da parte degli studenti - ha proseguito - e credo sarà così: stamattina ho visto una studentessa che aveva le lacrime agli occhi nel ritornare in questo edificio e questo per noi è molto importante perché significa che anche gli studenti credono in questa operazione. Avevo quasi paura dell'impatto che ci sarebbe potuto essere, invece adesso sono convinto che abbiamo fatto la cosa giusta”.
Il professore ha poi spiegato che dal 14 ottobre riaprirà l'edificio con la biblioteca e l'aula magna da 250 posti, che dovrebbe porre fine al problema del sovraffollamento delle aule. Ci ha poi portati a vedere l’aula magna ed effettivamente tutto sembra pronto ma, a quanto pare, stanno sistemando la linea telefonica e, per motivi di sicurezza, non si puo’ utilizzare. A fine ottobre sarà poi disponibile un altro edificio, con tutte le sue aule e le stanze per gli uffici tra cui presidenza e segreteria amministrativa. Per ora davanti all’edificio si vedono delle gru ma, come spiega il professore, si stanno solo completando delle tinteggiature e aprendo delle porte di sicurezza. Per l'edificio vecchio ci vorrà più tempo, non prima di tre anni, anche perché sono previsti massicci lavori che prevedono un isolamento sismico alla base. A proposito di lavori, il professore garantisce che la struttura adesso è assolutamente sicura e spiega anche il perché: “Queste tamponare - ci dice indicando le pareti esterne dell’edificio che riaprirà il 14 ottobre - non hanno una funzione portante ma sono di rivestimento, in alcune parti dell'edificio raggiungono anche un'altezza di 15 metri. Con il terremoto si sono staccate dal resto della struttura e sono crollate, creando dei danni terribili. Se il terremoto fosse avvenuto di giorno, ci sarebbero stati molti morti, tant’è che quando si è scoperto che non erano efficacemente collegate al resto della struttura, c'è stato un processo, con delle condanne (4 anni per disastro colposo per il direttore dei lavori, Ernesto Papale, e per il direttore di cantiere, Carmine Benedetto, e assolti altri 5 imputati, ndr.) Adesso noi l'abbiamo messe in sicurezza, con delle fasce in fibre di lino (contrariamente a quanto si può pensare hanno una resistenza enorme) che avvolgono le tamponature e poi sono collegate ad una serie di tiranti nella parte retrostante e in caso di scorrimento sismico le tengono in posizione”.
E per quanto riguarda la prevenzione? “Nei corridoio ci sono tabelle con indicazioni in caso di eventi particolari come il sisma ma la raccomandazione è sempre quella di convergere in punti aperti come il piazzale in attesa di istruzioni”, risponde il professore. Parliamo poi della mancanza di servizi: “A dire il vero, ero convinto di poter prendere il primo caffè stamattina al bar ma l'Adsu ci ha comunicato che ha avuto una difficoltà nell'aggiudicazione della gara perché l'impresa che ha vinto si è tirata indietro quindi adesso subentrerà la seconda in graduatoria. La mensa comunque è operativa dalle 12 alle 14 e si sta studiando anche l'eventualità di tenerla aperta per cena, se ci saranno i numeri necessari. Nel frattempo stiamo aspettando le macchinette per bibite e snack”.
Per i trasporti, infine Galoeta dice che “l’Ama sta garantendo dei trasporti eccellenti, in condizioni uguali se non migliori degli anni passati, con una corsa ogni venti minuti”.
Lasciamo il professor Galeota e il suo visibile attaccamento all’Università che ci ha piacevolmente colpito ed incontriamo Pierluigi Properzi, urbanista e docente di Tecnica e Pianificazione Urbanistica, che dall’alto dei suoi trent’anni di insegnamento ad Ingegneria, sembra conoscere bene ciò di cui sta parlando. “I servizi mancavano anche prima - afferma - ora ne mancheranno un po' di più ma il problema di Roio è proprio la carenza di alcuni servizi; la ricostruzione nel suo complesso mi auguro che se ne occupi. Il problema cardine credo sia quello della mobilità: nei parcheggi ci sono circa 700 vetture e questo comporta problemi di inquinamento, di sicurezza e di costi”.
“So che l'università - dice - sta predisponendo un proprio programma, una sorta di masterplan e la città si è dichiarata finalmente disponibile. A parole, questa disponibilità è stata recentemente confermata, sia in consiglio comunale quando i quattro candidati al rettorato hanno presentato i rispettivi programmi, sia da parte del Comune”.
“Il fatto che l'Università voglia presentare le proprie idee - fa notare Properzi - non è mai avvenuto in passato: l’università era una monade autogovernata che non comunicava con l'esterno, così come il Comune la considerava come un soggetto a sé stante e questo ha prodotto guasti e ritardi notevoli”.
Certo, qualunque sia stata la ragione, chi ne ha fatto spese fino ad ora sono stati gli studenti e ci auguriamo che stavolta sia davvero diverso. Sono le 10 e, nella “pausa sigaretta” tra una lezione e l’altra, chiediamo ad alcuni di loro cosa ne pensano di questa nuova sistemazione. “Come struttura mi sembra più adeguata perché la Optimes era pur sempre una ex fabbrica - dice Daniele di Pescara, iscritto al secondo anno - però c’è ancora tanto lavoro da fare qui, mancano alcuni servizi, come il bar ma li metteranno, in fondo oggi è il primo giorno”. Per quanto riguarda i trasporti Daniele, come altri ragazzi che abbiamo ascoltato, confermano quanto detto dal professor Galeota, ovvero che per il momento gli autobus sembrano soddisfare le loro esigenze. Dimostrano meno entusiasmo invece gli studenti 'veterani', che Roio la ricordano bene. “L’unica differenza con il pre-terremoto, è che è aperta solo questa parte dell’edificio e non ci sono servizi - dice Luca - Per il momento è ancora presto per giudicare ma forse avrebbero dovuto sistemare qualcosa in più prima di farci tornare: non c’è un bar, non c’è un’aula studio”. Federico immatricolato nel 2007 e trasferito nella sede ex-Optimes durante il suo secondo anno di studi dice: “Fa un effetto sicuramente piacevole perché segna la fine dell’emergenza e perché non siamo più in un capannone, magari funzioneranno anche i bagni visto che alla Optimes funzionavano a turni alterni”. A parte gli scherzi Federico ci lascia con un po’ di speranza: “L’inizio sarà duro - afferma - ma sicuramente sul lungo termine staremo meglio”.