Si è tenuta oggi, nel Dipartimento di Scienze Umane, la prima votazione per l'elezione del nuovo direttore. Ed è stata sufficiente: Simone Gozzano ha superato il quorum, ottenendo 47 preferenze e succede, così, ad Alfio Signorelli. Il suo avversario, Francesco Avolio, si è fermato a 21 voti.
Il racconto della giornata. Mentre nel corridoio del secondo piano le matricole attendevano in fila per compilare il piano di studi, poco distante professori, studenti e personale tecnico-amministrativo votavano per eleggere il direttore di Dipartimento per i prossimi tre anni. Il clima tra i candidati era disteso. StudenTown ha incontrato entrambi i candidati: “Vivo l'emozione della prima volta - ha sottolineato Simone Gozzano - visto che non ho mai fatto il direttore di Dipartimento, sebbene sia stato presidente di un corso di laurea in Culture per la comunicazione”.
“Non è una novità assoluta per me - raccontava l’altro candidato, Francesco Avolio - perché già in altri casi sono stato candidato e, quindi, la vivo molto serenamente”.
La verità è che c’è poco da stare sereni, perché sono molti i problemi da affrontare, a partire da quelli più facilmente risolvibili, come la mensa o i parcheggi, sino al “problema dei problemi”, per Avolio e per gli altri docenti intervistati: i cosiddetti requisiti minimi, il numero di docenti che il ministero richiede, in rapporto agli studenti, per tenere in piedi un corso di laurea.
Come ci spiega la professoressa Maria Grossmann, dal 1999 e fino 2005 preside dell’allora facoltà di Lettere e Filosofia, prima di Giannino Di Tommaso, “nel caso dei corsi di lauree umanistiche, l’unico che ha, rispetto ai docenti, un numero di studenti troppo alto è il corso di laurea di 'Scienze dell’educazione e del servizio sociale'. Il problema è che nei prossimi anni molti docenti andranno in pensione: se non riusciremo a reclutare un certo numero di studenti, non potremo sostituirli e, dunque, i requisiti minimi di docenza verranno meno”.
Per il momento i professori sono 58, tra tre anni diventeranno 51, contando solo i pensionamenti e non i trasferimenti. Come porre rimedio senza ridurre l'offerta formativa per gli studenti? “In realtà - ha spiegato il professor Avolio - la scelta del numero chiuso non era nel mio programma, è solo una delle possibilità che ho proposto. Ci sarebbero anche altri provvedimenti attuabili, come l'accorpamento di vari corsi di laurea sia a livello triennale che magistrale. Non sarei così drastico da proporre un solo corso di laurea triennale, piuttosto proverei a mantenere più corsi possibile”. Di un unico corso di laurea triennale con un piano di studi ibrido e del potenziamento dei corsi di laurea magistrale ha parlato, invece, il neo direttore Simone Gozzano nel giorno della presentazione della sua candidatura. Il professore, però, chiarisce: “Quando ho avanzato la proposta del potenziamento delle magistrali era soltanto per far capire ai colleghi che il ripensamento dell’offerta didattica dovrà essere importante e serio, voglio dire che non voglio sostenere quella proposta a spada tratta. Se riterrò opportuno rafforzare alcune triennali, lo farò perché non ho preclusioni in questo senso. Mi orienterò in base alle effettive coperture che siamo in grado di garantire come settori disciplinari: dobbiamo valutare quanti siamo e ragionare in base a questo”.
Contare, contarsi e fare i conti sarà, dunque, il primo compito del nuovo direttore che dovrà anche contare quanti lettori di madrelingua del corso di 'Lingue e mediazione culturale' rimarranno, visto che a novembre - per esempio - i lettori di spagnolo passeranno da tre ad uno e, per il secondo semestre, non si sa come si metteranno le cose. “Non ho la bacchetta magica - ammette Gozzano - ma si dovrà cercare di risolvere con la rettrice il problema dei lettori che, da anni, viene gestito sempre all’ultimo momento”.
Contro i tagli ai corsi si è schierata anche la professoressa Paola Elia, preside del corso di 'Lingue e mediazione culturale', che ha fatto notare come “in alcune facoltà d'Abruzzo si registra un esubero di docenti in determinati settori che da noi scarseggiano. Prima di decidere e tagliare, dunque, è utile sederci a tavolino e cercare un’offerta formativa che rispetti le esigenze del territorio”.
“Sono aquilana, insegno in questo università da 40 anni - ha detto la professoressa - e mi rendo conto che, per esempio, gli studenti di lingue sono quelli che trovano uno sbocco post- laurea, anche se con difficoltà. Bisognerebbe capire perché gli studenti scelgono certi corsi di laurea e potenziarli malgrado la penuria di docenti finanziati. Secondo me una soluzione potrebbe essere un consorzio a livello ragionale”.
Qualunque siano le proposte, certo è che si dovrà scegliere cosa coprire con una “coperta evidentemente troppo corta”. Il problema, d’altronde, non è solo del Dipartimento di Scienze Umane e neanche solo del nostro Ateneo. “Se il ministero - sottolinea la professoressa Grossmann - non fa bandire i concorsi, non da i soldi e il turn over è bloccato le università chiudono una dopo l’altra. Soluzioni interne ci sono ma è solo sopravvivenza. Anche università come quella di Milano chiudono corsi di laurea ma sono talmente grandi che diventano solo un po’ più piccole, mentre le università minori rischiano di scomparire. Questo è il frutto di una sciagurata politica nazionale, basta ascoltare da una parte Renzi che dice che ci sono troppe università in Italia e ne servono cinque e dall’altra Sacconi che crede bisogni ridurne ad un ristretto numero di eccellenza”.
“Questa è una sciagurata politica nazionale, - ribadisce la professoressa - dove non c’è Gozzano e non c’è Avolio che tenga”.