Lunedì, 18 Novembre 2013 16:39

L'Italia al 32° posto nella Top60 mondiale per la conoscenza dell'inglese

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Da un'indagine condotta negli ultimi sei anni dall'organizzazione europea EF Education First, leader mondiale nel settore della formazione per l'apprendimento della lingua inglese, specializzata nell'organizzazione di viaggi educativi e programmi di scambio culturale, l'Italia risulta 32° per la diffusione dell'inglese, su ben 60 paesi in tutto il mondo.

L'Indice di Competenza della lingua inglese (English Proficency Index) è stato reso noto il 5 novembre scorso dall'ente di formazione tramite un comunicato stampa multimediale, sul sito ufficiale dell'EF. La classifica è stata stilata sulla base dei risultati ottenuti da test mirati, somministrati nel 2012 a 750.000 adulti provenienti da 60 nazioni.

I paesi del BRIC (Brasile, Russia, India e Cina) hanno mantenuto un trand positivo, migliorando la diffusione della conoscenza della lingua inglese. In crescita, sempre secondo la EF, anche gli Emirati Arabi Uniti e la Turchia. Nel resto del Medio Oriente, in Nord Africa e in America Latina, invece, il livello medio di conoscenza della lingua anglofona continua a rimanere abbastanza basso.

La conoscenza ottimale dell'inglese rimane un'esclusiva dell'Europa, soprattutto dei Paesi Scandinavi. Al primo posto della Top60 troviamo la Svezia, seguita da Norvegia e Olanda.

Il Vecchio Continente domina l'English Proficency Index fino al 23° posto, dove troviamo la Spagna. L'Italia e la Francia, invece, sono state confinate dalla EF rispettivamente nove e dodici gradini sotto tutti gli altri Paesi europei, precedute da Uruguay, Sri Lanka e Russia.

Finché l'apprendimento l'inglese non saranno presi maggiormente in considerazione all'interno del sistema scolastico italiano, che ne relega l'insegnamento a tre ore settimanali sia nelle scuole elementari che in quelle medie e superiori, il Bel Paese non brillerà di certo per la dimestichezza con la lingua anglofona.

Il dato riportato dal colosso per la formazione linguistica, dunque, risulta abbastanza allarmante, poiché l'inglese, che piaccia o no all'Italia, è il veicolo mondiale dello scambio culturale e del mercato economico.

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