Martedì, 25 Febbraio 2014 14:06

Giovani e lavoro: disoccupazione al 41%. Cresce il numero dei NEET

di 

di Ludovica Raiola - Giovani e lavoro: i dati non sono confortanti. E non lo sono da anni, ormai. Sarà anche questo che causa un complessivo scollamento dalla politica e una crescente insoddisfazione verso qualsiasi figura si accinga ad occupare lo scranno del Presidente del Consiglio. Parole vuote all'interno di un ritornello che siamo soliti ascoltare ad ogni cambio di legislatura e di cui si riempiono la bocca partiti di destra e di sinistra, dentro e fuori il governo. Ma i dati parlano chiaro e "le chiacchiere stanno a zero", come va di moda dire ora. Ce lo ricordano i telegiornali a sere alterne e lo mettono in evidenza i sondaggi e i dati statistici.

Il tasso di disoccupazione giovanile è in costante crescita dal 2004 ad oggi, con una breve parentesi di ribasso nel 2006. Se dieci anni fa la disoccupazione giovanile era al 22%, arriva a toccare il 35% nel 2012 ed addirittura il 41% oggi, picco più alto mai raggiunto dall'inizio delle statistiche (1977). In totale, i giovani disoccupati sono 659 mila. Ciò significa che uno su dieci è fermo: non lavora, non guadagna e non produce.

A questi, si deve aggiungere la quota degli inattivi, il 73%, vale a dire quattro milioni 424 mila persone. Sembra ancora di sentire le infelici parole della Fornero, che ci definisce una generazione "choosy", ovvero schizzinosa, e ci sprona ad accettare un lavoro anche se non è propio quello per cui abbiamo studiato. Si potrebbero citare degli esempi a caso, come l'infinita schiera di laureati che va a riempire le postazioni dei call center. Oppure un'altra enorme fetta di giovani costretta ad accettare lavori in nero. O ancora, stage e tirocini senza retribuzione da parte delle aziende che, alla fine del periodo di prova, porgono un caroloso saluto con i migliori auguri per il futuro! Niente assunzioni, questo è l'unico dato certo. E si sente nell'aria un altro ritornello, quello di Rino Gaetano: sfruttati, malpagati e frustrati.

Poi, si potrebbero prendere anche dei dati, come quelli forniti dall'analisi Coldiretti/Ixe' su "Crisi: i giovani italiani e il lavoro nel 2014" che ci dicono che pur di avere un impiego, un giovane su quattro (23%) accetterebbe un posto da spazzino, il 27% entrerebbe in un call center e il 36% farebbe il pony express. Inoltre, uno su tre pur di lavorare è disposto ad accettare un orario più pesante con lo stesso stipendio (33%) e la maggioranza (51%) e' pronta a cambiare città o espatriare.

"In un Paese vecchio come l'Italia la prospettiva di abbandono evocata dalla maggioranza dei giovani e' una perdita di risorse insopportabile se si vuole tornare a crescere", ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo: "negli ultimi cinque anni nel nostro Paese sono aumentati percentualmente, tra gli occupati, gli over 55 mentre sono calati i lavoratori piu' giovani a differenza di quanto e' avvenuto in tutti gli altri Paesi industrializzati".

Dove sono i giovani, allora? Da una fonte ISTAT si apprende che la quota di laureati “over 24″ che emigra all'estero è balzata dal 12% del 2002 al 27,6% del 2012: oltre 10mila i laureati in uscita, il doppio di quelli di rientro. Forse perché il 19% dei ragazzi considera l’Italia un "Paese fermo, in cui non si prendono mai decisioni". Il 18% punta, invece, il dito sulle tasse e il 17% chiama in causa la mancanza di lavoro e di meritocrazia. Non è da sottovalutare nemmeno "la presenza di una minoranza del 14% di giovani che hanno ricevuto oltre 50 porte sbattute in faccia, risposte mancanti o negative, di fronte alla richiesta di lavoro".

Sarà allora arrivato il momento di far entrare un nuovo termine nel dizionario italiano: NEET, l'acronimo inglese di "Not (engaged) in Education, Employment or Training". I giovani che non studiano e non lavorano sono il 20% degli under 30, la maggior parte dei quali con un livello di istruzione alto o medio-alto. Questo è ciò che tristemente descrive la nostra generazione dal punto di vista lavorativo. In Europa, però, non siamo soli: l'Italia, insieme a Spagna, Grecia e Irlanda è tra i paesi con più elevato tasso di "Neet". Ultimi posti per Paesi come l'Austria, la Danimarca e I Paesi Bassi, contraddistinti da un'alta percentuale di occupazione giovanile.

Colpe? La crisi? La politica? La nostra insipienza? Inutile continuare a discuterne. Soluzioni? Urgenti. Ed efficaci.

di Ludovica Raiola

Ultima modifica il Martedì, 25 Febbraio 2014 14:20

Articoli correlati (da tag)

Chiudi