Incentivare l’innovazione per riportare l’Italia a livelli di crescita paragonabili a quelli di altri paesi europei. E' stato questo il filo conduttore del convegno "L’innovazione in Italia e in Abruzzo" organizzato da Banca d’Italia in collaborazione con l’Università degli studi dell’Aquila e con il Gran Sasso Science Institute, tenutosi stamane presso la sede del GSSI in Viale Crispi all'Aquila.
Presenti il direttore del GSSI Eugenio Coccia, la rettrice dell’Università dell’Aquila Paola Inverardi, e il direttore della filiale dell’Aquila della Banca d’Italia Luigi Bettoni. Ad illustrare i principali risultati della ricerca sull’Innovazione contenuta nell’ultima relazione annuale della Banca D’Italia, sono stati i coordinatori del progetto Luigi Cannari, capo del servizio statistiche e Francesca Lotti, del servizio struttura economica.
Durante l'incontro è stato dimostrato come l’Italia registri un ritardo, rispetto ai principali paesi europei, riguardo al grado di sviluppo dell’attività innovativa. Si è ragionato, quindi, su quali siano le leve da azionare per generare sviluppo. Tra queste l’innovazione, rappresentando uno dei principali motori di crescita di un paese , gioca un ruolo fondamentale in termini di impatto positivo sulla produttività e sull’occupazione. Entrando nel dettaglio dei dati della ricerca, il gap innovativo italiano rispetto ai principali paesi europei, è da ricercare nella scarsa consistenza della spesa destinata alla ricerca e allo sviluppo. In particolare la componente privata di tale spesa è particolarmente bassa nel confronto internazionale, mentre minore è il divario per quella pubblica. In altre parole, sono le imprese italiane a puntare poco, in termini finanziari, sull’innovazione. Ciò principalmente a causa della ridotta dimensione aziendale che caratterizza il nostro sistema produttivo: più piccola è l’impresa, più difficoltoso è per l’impresa stessa, sostenere gli elevati costi connessi con l’avvio di progetti innovativi.
Come fare allora per fare dell’innovazione il punto forte della crescita economica di un paese? C’è da precisare che il concetto di innovazione è molto vasto, e un processo innovativo richiede numerosi interventi, che investono il campo finanziario, delle politiche pubbliche,e anche quello della formazione. Di certo il lavoro sinergico tra i vari attori coinvolti nello sviluppo economico è fondamentale.
Su quest'ultimo punto ha posto l’accento la rettrice Paola Inverardi, intervenuta in apertura dei lavori. "Tutti gli attori coinvolti nel processo innovativo e presenti qui oggi, devono tenere in considerazione la costruzione di un rapporto con il sistema formativo universitario regionale. In quanto rappresentante dell’Università dell’Aquila, d’accordo con i rettori delle Università di Chieti e di Teramo, ritengo che la creazione di un sistema regionale di formazione superiore coordinato e forte, sia l’elemento che può dare una spinta in più a questa regione a al territorio nazionale".
La Rettrice ha poi ribadito uno dei punti d’indirizzo nevralgici del suo programma: la centralità da affidare alle politiche di trasferimento tecnologico, di incubazione culturale e di impresa. "Non basta fare solo ottima formazione e fare ottima ricerca. E' necessario che che poi i risultati di ricerca e formazione abbiano ricadute reali sulle attività produttive e sulla consistenza sociale dei nostri territori. L’innovazione sta nelle nostre mani".
Una ricerca, ancora in fase di realizzazione, che riguarda più da vicino il nostro territorio, è quella condotta da Lelio Iapadre, professore del Dipartimento di Ingegneria Industriale e dell’Informazione e di Economia dell’Università dell’Aquila, che è intervenuto sul tema strategico dell’integrazione internazionale e sulle politiche dell’innovazione in Abruzzo.