Lunedì, 20 Maggio 2013 00:25

"Quale università in quale città?" un dibattito per coinvolgere dal basso

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Mercoledì si svolgerà la prima assemblea "Quale università in quale città", un'incontro che porta già nel nome l'intento di occuparsi principalmente della relazione tra Università e città.

Si svolgerà all'asilo occupato, spazio che si pone come terreno di contatto - metaforicamente e concretamente - tra il nuovo polo di lettere e un angolo di città ai margini del centro storico.

Un quartiere che sta assumendo un suo significato, ridando un significato alla città; lo sta facendo ricreando un piccolo angolo dove università e città vera si stanno rincontrando dopo una lunga interruzione creata dal terremoto. Succede però con una componente in più: la presenza di uno spazio libero di aggregazione, dalla natura autonoma e geloso della sua libertà, attraversato da diverse composizioni del sociale, studenti compresi.

Qui infatti gli studenti svolgono un cineforum da più di un anno; hanno organizzato festival culturali in cui hanno partecipato anche alcuni professori, proprio in concomitanza con l'apertura del polo di lettere; ed è sempre qui che alcuni studenti d'ingegneria trovano lo spazio per realizzare un laboratorio per un piccolo progetto destinato a finire in un parco di Roio, nell'ambito della ricostruzione. Un terreno quello dell'asilo, già contaminato, dove i saperi circolano e si mischiano con la ricostruzione.

E' scritto nell'appello dell'iniziativa di mercoledì: "Gli studenti vogliono un diritto di cittadinanza reale, vogliono sentirsi parte integrante della città e di un processo di ricostruzione urbanistica, sociale e culturale di cui l'università aquilana deve essere protagonista avvicinando così l'università alle esigenze del territorio e del mondo del lavoro". Parole che esprimono un tema centrale nel futuro socio economico di questo territorio e l'urgenza di aprire un dibattito in un momento di cambiamento generale e incertezza.

Un dibattito che deve essere partecipato il più possibile coinvolgendo, dal basso, gli studenti, i ricercatori, i precari che lavorano dentro l'università, il personale, i cittadini che vogliono restare all'Aquila per vivere in una città migliore. Una città in cui la conoscenza sia trasmessa e messa a deposizione di una ricostruzione innovativa, sicura, intelligente.

L'Aquila senza l' università e i suoi studenti tornerebbe ad essere un borgo immerso nelle montagne, alle prese con una ricostruzione più grande di lei. E allora non avrebbe davvero senso parlare di "città europea" né tantomeno di "capitale della cultura".

Nell'anno in cui si torneranno a pagare le tasse universitarie, ha senso invece cercare di capire quali siano le attrattività che si possono offrire agli studenti per non perdere un modello di università basato sulla residenzialità studentesca. Attrattività e residenzialità tutte da ricostruire.

 

Ultima modifica il Lunedì, 20 Maggio 2013 11:42

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