Più di 35 attività in 9 luoghi del centro storico, tra musica, scienza, teatro e intrattenimento, 7 locali a far da teatro ad interessanti incontri con i ricercatori: venerdì scorso, 25 settembre, oltre 20mila persone hanno partecipato alla seconda edizione di "Sharper", la notte dei ricercatori, una lunga giornata caratterizzata da seminari, laboratori, appuntamenti interattivi, viaggi alla scoperta dei luoghi della scienza e dei suoi protagonisti.
In trecento città europee, le comunità scientifiche e culturali hanno esteso la loro azione verso la società locale, così da popolare quella 'terra di nessuno' che si apre, sempre più estesa, tra ricercatori e di cittadini. Per condividere i frutti del loro lavoro. A L'Aquila però, è accaduto qualcosa di più, e di diverso. La manifestazione, coordinata dai Laboratori Nazionale del Gran Sasso in partnership con l'Università degli Studi dell'Aquila e il Gran Sasso Science Institute ha portato in strada studenti, direttori di dipartimento, filosofi, scienziati, medici, ingegneri, fisici, professori ordinari, ricercatori precari, informatici, medievalisti, studenti Erasmus, archeologi, studenti delle scuole superiori con i loro insegnanti, tecnici, amministrativi e amministratori, compagnie teatrali e psichiatri. Si è fatto davvero sistema, insomma, e la città ha risposto con straordinario entusiasmo: se l'anno passato è stata una sorpresa, quest'anno si è trattato di una piacevole conferma.
E questa la vera ricchezza della città, su cui costruire il futuro, la sua vocazione più profonda.
"Il Gran Sasso Science Institute, l'Università, i Laboratori nazionale del Gran Sasso, hanno un obiettivo coerente su L'Aquila: realizzare una città europea della conoscenza", ha spiegato a NewsTown Eugenio Coccia. "E ci sono buone speranze di riuscire a farlo, di riuscire a trasformare L'Aquila - sul modello di Pisa - in una città a forte vocazione culturale, centro di ricerca e conoscenza. Partiamo da una realtà molto favorevole, sia per le istituzioni culturali che ci sono sempre state, sia perché l'Università va sempre più qualificandosi come centro di qualità oltre che di quantità, i Laboratori del Gran Sasso sono un'attrattiva internazionale da molti anni e, ora, sono più 'rivolti' verso L'Aquila, e c'è anche il Gssi che è nato sullo sfondo del terremoto proprio per contribuire a realizzare questo obiettivo".
C'è una reale sinergia insomma, "parola che spesso nasconde qualcosa di vuoto dentro", sottolinea il direttore del Gran Sasso Science Institute, "e che stavolta al contrario è piena di contenuti che si sono visti anche in occasione di 'Sharper', iniziativa realizzata per la volontà dei giovani ricercatori di raccontarsi e far comprendere la propria passione rendendola contagiosa per l'intera città".
Un impegno nient'affatto scontato che testimonia anche della volontà dei ricercatori e, in particolare, dei tanti studenti universitari che hanno partecipato da volontari alla giornata, di incidere nei percorsi di ricostruzione sociale e culturale. "Lavorare alla città della conoscenza, della scienza, ha un risvolto economico preciso: se si è credibili, se passa il messaggio che a L'Aquila si viene a studiare perché si studia bene, seriamente, perché ci sono docenti e ricercatori di ottimo livello, se si riesce ad essere così attrattivi, insomma, si crea il terreno perché gli studenti possano essere residenti. Prima del terremoto, erano circa 8mila: ecco, l'obiettivo potrebbe essere quello di realizzare una città con 20mila studenti residenti".
Evidentemente, riuscirci avrebbe un profilo economico notevole. "Si può realizzare, però, soltanto se la città è attrattiva e se si da vita ad un progetto di residenza per gli studenti", sottolinea Coccia. "Il Comune dell'Aquila deve tenere conto di queste esigenze: se oltre agli attori che hanno contribuito a realizzare Sharper e alle Istituzioni culturali, anche l'amministrazione inizia a credere davvero in questo disegno - e il Comune probabilmente è già convinto nei suoi rappresentanti ma c'è bisogno che poi si faccia squadra e si prendano decisioni conseguenti - possiamo realizzarlo".
C'è bisogno di una grossa volontà politica, perché i miglioramenti che si vedono in città non siano così lenti ma un pochino più spediti. "L'obiettivo, però, a noi sembra chiaro e mi pare anche condiviso: lo studio dell'Ocse, d'altra parte, indicava chiaramente la preferenza dei cittadini per questo modello di città. Avendo chiaro il progetto ed essendo perseveranti, credo che si possa realizzare: è chiaro che bisogna avere pazienza. Si va per piccoli passi, e le Notte dei Ricercatori sono stati episodi in cui questi passi si sono manifestati in maniera più evidente".
"Sharper" tuttavia è manifestazione istituita dalla Commissione europea - e inserita nelle azioni Marie Curie sostenute da Bruxelles nell'ambito del programma quadro Horizon 2020 - che ha durata biennale. In altre parole, il contributo economico europeo si è 'esaurito' con l'edizione 2015: cosa ne sarà di questa esperienza? "Non sta bene che io parli a nome di tutti - risponde Eugenio Coccia - ma sento di poter dire che anche le altre Istituzioni che ho menzionato si rendono conto che non si può finire qui perché si è 'esaurito' il finanziamento europeo, considerato anche che gran parte dello sforzo è stato fatto su base volontaria e individuale. Questo impeto rimane e, dunque, sicuramente non finirà qui: tra l'altro, la Notte dei Ricercatori è un'iniziativa indipendente rispetto a eventuali finanziamenti europei. In altre parole, parteciperemo ad altri bandi per incrementare il budget e tentare così di rendere l'iniziativa ancor più bella e partecipata ma, comunque vada, vogliamo che l'iniziativa diventi una tradizione per L'Aquila e lo diventerà senz'altro".