Sarà la più grande opera pubblica del dopo terremoto e, con ogni probabilità, una delle più imponenti mai realizzate in città.
Il rifacimento dei sottoservizi nel centro storico - acquedotto, fognature, reti elettriche e telefoniche - era ed è uno dei tasselli più delicati del grande mosaico della ricostruzione.
A quattro anni e mezzo dal sisma, la Gran Sasso Acqua (l'ente appaltante) può annunciare di aver approvato la delibera di affidamento dei lavori.
Costo complessivo del progetto 80 milioni di euro, provenienti in parte dalla delibera Cipe del 2012 (circa 53 milioni) e in parte da un precedente stanziamento, risalente al 2010, del Commissario per la ricostruzione (27 milioni di euro).
Il primo lotto a partire (38 milioni di euro) sarà quello dell'asse centrale - Fontana Luminosa-Villa Comunale - e dell'area di S. Bernardino - S. Maria di Farfa.
I lavori saranno eseguiti un'associazione temporanea di imprese (ATI) a forte componente abruzzese che si è aggiudicata una gara europea su progetto preliminare. Dell'ATI fanno parte il colosso ravennate Acmar (che fa parte anche del Consorzio Stabile 99) e due delle maggiori imprese aquilane: Edimo ed Edilfrair.
I sottoservizi passeranno dentro mini gallerie sotterranee dell'ampiezza di 150x200, ispezionabili e percorribili, fatte di cemento armato precompresso, che verranno “calate” nel sottosuolo da apposite gru.
Questi “tunnel intelligenti” conterranno le condutture dell'acqua, le reti fognarie, i cavi elettrici e quelli telefonici e, un domani, potranno essere implementati con altri servizi (ad esempio reti per la tv via cavo o per la videosorveglianza).
Di fatto, attraverso questi cunicoli polifunzionali, si porrà fine al caos di tubi e cavi presente sia sottoterra che all'aria aperta. Niente più intrichi e labirinti di tubature; niente più fili sospesi tra e lungo le facciate dei palazzi: verrà tutto interrato.
Uno degli aspetti più importanti e innovativi del progetto è costituito dalla presenza della fibra ottica: l'intero centro storico verrà cablato.
Una piccola rivoluzione. Grazie alla riorganizzazione dei sottoservizi, e ad altri progetti come il protocollo di intesa firmato da Enel e Comune per il rifacimento di tutta la rete elettrica comunale (la cosiddetta Smart Grid, un'opera da 16 milioni di euro) o lo Smart Ring, L'Aquila si candida a diventare una delle città italiane più all'avanguardia nell'attuazione di politiche, processi e progetti rientranti nei parametri delle smart cities.
Di tutto questo si è parlato ieri pomeriggio al Palazzetto dei Nobili, in uno dei convegni inseriti nel programma del Festival dell'Acqua, che si svolgerà in città fino all'11 ottobre. Presenti, tra gli altri, il presidente della Gran Sasso Acqua Americo Di Benedetto, il coordinatore dell'Ufficio Speciale per la Ricostruzione Paolo Aielli, l'assessore comunale alle Opere Pubbliche Alfredo Moroni.
Di seguito, l'intervista al presidente della Gran Sasso Acqua, Americo Di Bendetto.
Presidente, la delibera con cui sono stati affidati i lavori è stata firmata lo scorso 24 settembre. Come procederete? Ci sarà un cronoprogramma? I lavori intralceranno gli altri cantieri? Che ne sarà delle attività commerciali che nel frattempo hanno riaperto? E i cittadini, potranno continuare a recarsi in centro o i lavori impediranno loro l'accesso al Corso e alle altre vie tornate percorribili?
Sono tutti temi che dovremo affrontare con la cittadinanza. Penso di poter dire che abbiamo fatto il nostro lavoro in tempi ragionevolmente brevi: abbiamo appaltato il primo lotto funzionale, 38 milioni di euro, e ora ci apriamo alla città. Adesso c'è la necessità che sia l'amministrazione comunale – che gestisce il suolo pubblico e gli interventi di ricostruzione privata – sia i cittadini tramite i presidenti dei consorzi e gli ingegneri sia, naturalmente, coloro che hanno ripreso l'attività lavorativa nel centro storico siano messi nelle condizioni di non essere penalizzati da questa opera che, voglio sottolinearlo, sarà un'opera radicale. Non possiamo essere noi a prendere tutte queste decisioni, saranno tutte questioni di cui dovremo parlare con i cittadini e il Comune, in una sorta di sussidiarietà orizzontale, indispensabile al fine di poter fare al meglio il nostro lavoro.
Può descriverci le caratteristiche tecniche del progetto?
Il bando di gara era su progetto preliminare. Su questo è stata fatta un'offerta migliorativa che ha riportato in auge i famosi tunnel intelligenti. In sostanza è una radicale riorganizzazione. Tranne il gas - che è indispensabile stia fuori dalla struttura che farà da raccoglitore dei vari sottoservizi - avremo tutto: acquedotto, fognatura, rete elettrica, rete telefonica, fibra ottica. Sarà una razionalizzazione di tutto il sottosuolo della città, nel quale non sappiamo cosa c'è perché nel corso degli anni ognuno è intervenuto senza coordinarsi con gli altri.
Parliamo della gestione del servizio idrico. Chiodi ha detto che entro la fine della legislatura verrà approvato definitivamente l'Ato unico.
La normativa regionale è quella che è e deve essere applicata. L'Ersi e l'Arsi sono attivi. Noi dobbiamo prestare attenzione affinché continuino a esserci le condizioni per mantenere in mano pubblica le gestione del ciclo idrico integrato. Certo che le esperienze che abbiamo avuto finora - società per azioni gestite in maniera sommaria – hanno causato non poche disfunzioni. Ma non per questo dobbiamo bocciare tutto. Secondo me ci sono i margini per poter fare un lavoro serio, senza, però, la demagogia di dire “l'acqua costa pochissimo perché è libera ed è di tutti”. L'acqua costa in funzione di come viene impiegata. L'importante è che venga impiegata in maniera utile ai cittadini e non in funzione del raggiungimento di altri scopi.
A proposito di gestione dell'acqua vista nell'ottica smart city, sono in molti ad auspicare, in nome della lotta agli sprechi, un uso più efficiente e razionale dell'acqua pubblica. Questo comporterebbe, ad esempio, anche un controllo maggiore del flusso delle varie fontane e delle fontanelle pubbliche.
La questione è molto complessa. Se non apriamo le fontane monumentali, l'acqua, essendo tanta, si perde nello sfioro dei serbatoi. Quello delle fontane non può essere considerato uno sperpero. Questo c'è quando compriamo l'acqua e la buttiamo. Ma è un problema che abbiamo risolto, tanto è vero che abbiamo dismesso quasi totalmente l'acquedotto della Ferriera perché perdevamo acqua e la compravamo e quei costi poi andavano a finire nella tariffa. Quella sì era una cattiva gestione.
Abbiamo la fortuna di avere tanta acqua. Delle due l'una: o la vendiamo ad altri, ma per farlo ci vorrebbero opere e investimenti mastodontici, o la immagazziniamo, ma anche in questo caso servirebbero fondi ingenti.
Sembrerà strano, ma chiudere una fontana monumentale, non far uscire acqua da una fontanella ma in compenso farla uscire da un serbatoio di sfioro, non è una soluzione.
Di sicuro quella delle fontane non è una priorità. Certo, sarebbe bello immagazzinare l'acqua, non perderla, darla a chi non ce l'ha. Ma servirebbero troppi soldi. Invece noi abbiamo bisogno di salvaguardare l'ambiente, per esempio con impianti di depurazione e fitodepurazione, che hanno anche una valenza naturalistica; e con una rete fognaria moderna e funzionante.
In Italia il 4,3% delle utenze non paga l'acqua. Non parliamo solo di famiglie ma anche di enti pubblici: l'8% dei Comuni è moroso. E' un problema che riguarda anche la Gran Sasso Acqua? Come è possibile che la PA, lo Stato, non paghino l'acqua?
E' un dato certamente particolare, soprattutto quello relativo agli enti locali, perché sono anche proprietari delle società che gestiscono il servizio idrico. Non per questo, però, possono essere considerati utenti privilegiati o autorizzati ad andare in deroga. Qualche volta, per una sorta di commistione politico-gestionale, non si ha la forza di dire ai Comuni: “Guardate, anche voi dovete mettere il contatore perché anche voi siete un'utenza!”. Noi comunque di queste situazioni non ne abbiamo più. Il credito vantato nei confronti del Comune per le fontane pubbliche, i lavori fatti dalla Protezione civile dopo il terremoto e le utenze del Progetto Case sta diminuendo, grazie a un piano di rientro scansionato nel tempo. Abbiamo fatto un accordo, non vedo difficoltà.
A quanto ammontano i crediti?
1 milione e 400 mila euro per i consumi del Progetto Case; 1 milione per le fontane pubbliche; 250 mila euro per i lavori fatti dalla Protezione civile.