La settimana scorsa, sul sito del Corriere della Sera, era comparso un articolo nel quale si raccontava come nelle casse dell'Inail, l'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, ci fosse un tesoretto di 2 miliardi di euro di fondi messi a disposizione per la ricostruzione dell'Aquila e mai spesi per colpa delle solite pastoie burocratiche.
L'articolo, non firmato, conteneva anche un'intervista al presidente dell'Istituto, Giuseppe Lucibello, che si diceva “arrabbiato” per non aver potuto impegnare nemmeno un euro di quella somma anche a causa della mancanza di iniziativa degli enti locali, che non avevano presentato alcun progetto finanziabile.
Le affermazioni di Lucibello e il contenuto dell'articolo avevano suscitato incredulità e sdegno in molti cittadini aquilani, che avevano interpretato la notizia come l'ennesimo caso di malagestione di fondi pubblici legati alla ricostruzione. Anche perché il Corriere aveva lasciato intendere che i 2 miliardi erano contributi a fondo perduto che, come tali, avrebbero potuto essere spesi per finanziare una serie di interventi, dal recupero del centro storico alla costruzione di un campus universitario.
Il racconto fatto dal Corriere però era incompleto. Perché, se è vero che l'Inail ha riserve per 2 miliardi di euro - un surplus accantonato per effetto della riscossione dei premi - messe a disposizione dell'Aquila, non è vero che si tratta di risorse erogabili a fondo perduto.
Al contrario, come precisa Carlo Gasperini, direttore generale del patrimonio, sono fondi che l'istituto può investire a patto che generino dei rendimenti. “L'Inail” ha detto Gasperini a NewsTown “com'è noto non dà finanziamenti a fondo perduto. In quanto compagnia di assicurazione, investiamo per avere un minimo di redditività. Nel nostro caso questa è del 3,1%. Tutte le volte che facciamo investimenti, come prevede il nostro regolamento, acquisiamo la proprietà dell'immobile e poi lo riconcediamo in locazione all'utilizzatore, a un canone di rendimento che è del 3,1% rispetto all'importo totale degli investimenti. Avevamo proposto di spendere una parte dei 2 miliardi per ricostruire la sede comunale ma è chiaro che a quel punto il Comune dovrebbe riconoscerci un canone di locazione, visto che l'immobile diventerebbe di nostra proprietà”.
Il Comune dell'Aquila avrebbe tutto da perdere da un'operazione del genere, dal momento che, come ricorda l'assessore alla ricostruzione Pietro Di Stefano, “il rifacimento della sede unica comunale, un progetto da 35 milioni di euro, è già stato finanziato in conto capitale dalla delibera Cipe 135, il che vuol dire che non dovremo pagare alcuna rata annua”.
Gasperini ha ricostruito i vari passaggi che hanno condotto allo stallo attuale: “La norma originaria, contenuta nella legge 77 del 2009, prevedeva che l'Inail potesse intervenire attraverso investimenti in forma indiretta, cioè attraverso la mediazione di fondi immobiliari. All'inizio suggerimmo di avvalerci di fondi immobiliari già esistenti ma l'Autorità di vigilanza sui lavori pubblici bocciò la proposta imponendoci procedure di gara. Nel frattempo era intervenuto anche il decreto Milleproroghe del 2011, che invece autorizzava l'Inail a investire anche in forma diretta. Il decreto prevedeva però, all'ultimo comma, che gli investimenti dovessero essere individuati attraverso lo strumento previsto dalla norma originaria, la legge 77, vale a dire le Opcm emanate su proposta della Protezione civile. Ma quando, per effetto della legge 83 del 2012, in Abruzzo è cessato lo stato di emergenza, si è fermato tutto, perché non si è più capito chi avrebbe dovuto indirizzare i nostri finanziamenti”.
Sbarrata la strada degli investimenti indiretti, all'Inail resterebbe da percorrere quella degli investimenti diretti. Lì non ci sarebbero ostacoli di sorta, perché la normativa c'è già, andrebbe solo applicata. A mancare, però, sono i progetti. Uno pronto, a dire il vero, ci sarebbe, quello dell cosiddetta Cittadella del Welfare, un edificio da costruire nella parte inferiore di Villa Gioia, dopo l'attuale sede dell'Agenzia delle Entrate e della Direzione dei Beni Culturali. Il Comune ha già dato parere favorevole, mettendo a disposizione anche le aree di sua proprietà, ma tutto si è arenato per colpa di altri problemi; questi, però, tutti interni all'Istituto.